UNA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA
AL PALAZZO DI VETRO - UNGA78
LE ATTUALI SFIDE DELLO SVILUPPO:
RUOLO DELLA SCIENZA
TECNOLOGIA INNOVAZIONE
PER GIUSTIZIA SOCIALE E CLIMA

L'America Latina afferma le proprie
soggettività e responsabilità
di fronte alle sfide globali del 2023
e agli obiettivi
di sviluppo sostenibile (sdg)
dell'Agenda 2030 Nazioni Unite

LE PAROLE DI 8 LÍDERES LATINOS ALL’ASSEMBLEA ONU 2023 (UNGA78), New York City, 19-26 settembre 2023

New York City, 23 settembre 2023: nella settimana dell'Assemblea annuale ONU, richieste unanimi per metter fine all'embargo contro il popolo cubano in Assemblea e nei centri culturali della metropoli.

redazione Trancemedia.eu - SERVIZIO ESCLUSIVO da UNGA78 - America Latina

Nel 200° dalla dottrina Monroe,
il prototipo delle ‘regole’ anglosassoni,
e a 50 anni dal golpe in Cile,
una nuova America Latina
si riconosce attore del Sud Globale;
otto interventi per oltre l’80% dell’umanità:

Cuba, Brasile, Colombia, Bolivia, Argentina, Messico, Venezuela, più Barbados

– Edizioni italiane (condensata e integrale)
dei discorsi in Assemblea Generale ONU
a cura di Trancemedia.eu (servizio esclusivo),
con filmati degli interventi e testi originali.


intro – Il “giardino dietro casa” di James Monroe e John Quincy Adams (1823) compie 200 anni; 99 anni il suo “corollario”. Un’ideologia violenta senza domani.

Il ‘cartoon’ sulla dottrina Monroe 1823, con il Corollario 1904 che  proclama gli USA ‘polizia’ del Centro e Sud America. L’Europa guardi, ma dall’altra sponda.

C’è una continuità purtroppo bisecolare, in questa vignetta del 1912; ma sta finendo. Arrivano al capolinea la Dottrina Monroe (USA, 1823) mirata a tenere le potenze coloniali europee alla larga dall’America Centrale e Meridionale definita dagli States backyard [giardino dietro casa] — cui segue il Corollario di Theodore Roosevelt (1904), col quale gli USA dichiarano quasi apertamente l’intento di prendere il posto delle potenze coloniali in America Latina. Gli USA, esercitando un potere di polizia internazionale come nazione civilizzata, si riservano di ricorrere alla forza in caso di comportamento illecito cronico, o di impotenza che si traduce in un generale allentamento dei legami con la società civilizzata, da parte dei governi centro- e sud-americani. Dottrina Monroe e Corollario sono applicati in tutto il XX secolo, e purtroppo durano, “regole” illegali e unilaterali. Proprio nei giorni dell’Assemblea ONU ricorre il 50° del golpe in Cile, ma tutto il continente ha dovuto conoscere shock analoghi, incluse le sanzioni di cui molti popoli, a cominciare da Cuba, illegalmente soffrono da decenni.
Nel mentre i BRICS, con un seguito sempre crescente, sperimentano modalità diverse di sviluppo e di rispetto; ne sentirete parlare da diversi oratori all’Assemblea ONU. Questo avviene senza che maturino ripensamenti nel mondo gringo, tranne il lavoro di studiosi diligenti che rilanciano la critica dell’economia politica proprio a partire dalla roccaforte nord-americana – rimandiamo in particolare a tre pilastri:
– Nel 2004, nel quarto capitolo del libro di Noam Chomsky “Egemonia o sopravvivenza: la ricerca americana del dominio globale” la parte sottintesa del “corollario” di Theodore Roosevelt viene descritta con chiarezza: l’interventismo USA in tutta l’America Latina serve per ottenere obbedienza geopolitica e concessioni privilegiate per le multinazionali;
– Nel 2007, la seconda parte del libro di Naomi Klein “La Dottrina dello Shock: ascesa del capitalismo del disastro” studia la formazione degli economisti di Pinochet telecomandati da Milton Friedman e dalla CIA. Il 50° della morte di Salvador Allende, ricorrente nella settimana dell’Assemblea ONU 2023, potrebbe spronare al ritorno su questo studio che delinea il paradigma di una generale stagione di golpe su scala mondiale, all’Ovest come all’Est (non necessariamente cruenti, come il panfilo Britannia in Italia il 2 giugno 1992, una ‘occasione mondana’ che gronda inique trentennali obbedienze di ordine neocoloniale);
– Nel 2011, David Graeber in “Debito: i primi 5.000 anni” approda allo studio del dollaro e del debito americano, government bonds and bombs, con la complementare conclusione che soltanto “il comunismo quotidiano” rende possibile la vita sociale.

Dopo il movimento Occupy l’ideologia gringo s’incrina anche nel Nord, e l’America Latina condivide nuova scienza per lo sviluppo sostenibile e la giustizia climatica e sociale, a livello globale. Momento centrale di questa evoluzione è la presidenza cubana 2023 del G77, che annuncia una rivoluzione scientifica oltre a un livello sinora ineguagliato di armonia politica nel Sud.

Trovate qui sotto 7 interventi di capi di Stato e di governo dell’America Latina più quello dell’antillana prima ministro di Barbados, la cui appartenenza al Commonwealth scivola in secondo piano di fronte all’accrescersi di una sensibilità comune con il vicinato latino ma anche, come vedrete nella parte ‘asiatica’ di questo servizio, con vibrazioni consonanti a quelle delle lontane Solomon. Armonie mai udite prima.

La pluridecennale solidarietà Tricontinental si sta facendo progetto comune, globale, vigoroso e realistico, senza bisogno di ricorrere ad alleanze?

Trancemedia.eu


RAPIDO TUTORIAL PER LINGUA AUDIO E SOTTOTITOLI NEL VIDEOPLAYER DI YOUTUBE (apre in nuova scheda)


Miguel Díaz-Canel Bermúdez

Presidente della Repubblica di CUBA

(anche portavoce del G77 e Cina, di cui Cuba ricopre la presidenza 2023 – ndt)

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

Fondato nel 1964, il G77 consta oggi di 134 nazioni più Cina (che si astiene dalla direzione). G77 è la “Parte” più cospicua nella “Conference Of Parties” (COP) sul clima, rappresentando 80% della popolazione mondiale. Cuba, che ricopre la presidenza 2023 del G77, prepara un vertice del Sud per la COP28 di Dubai: si terrà il 2 dicembre a Dubai, in vista del 1° Bilancio Globale delle COP.

[Prima parte, come presidenza 2023 del G77 – ndt] A L’Avana, le 134 nazioni che compongono il Gruppo dei 77 e della Cina hanno alzato la voce per chiedere cambiamenti non più rinviabili nell’ingiusto, irrazionale e abusivo ordine economico internazionale, che ha approfondito, anno dopo anno, le enormi disuguaglianze tra una minoranza di nazioni altamente sviluppate e una maggioranza che non riesce a superare l’eufemismo di “nazioni in via di sviluppo”.
Come ha riconosciuto il Segretario Generale delle Nazioni Unite al Vertice dell’Avana, il G77 fu fondato sei decenni fa per rimediare a “secoli di ingiustizia e abbandono e, nel convulso mondo attuale, sono intrappolati nel groviglio delle crisi globali, dove la povertà aumenta e la fame cresce”.
I Paesi rappresentati nel G77 e Cina, dove vive l’80% della popolazione mondiale, non hanno solo la sfida dello sviluppo, ma anche la responsabilità di cambiare le strutture che ci emarginano dal progresso globale e trasformano molti popoli del Sud del mondo in laboratori per nuove forme di dominazione. È urgente un nuovo e più giusto contratto globale.
In pieno XXI secolo, offende la condizione umana il fatto che quasi 800 milioni di persone soffrano la fame su un pianeta che produce abbastanza per sfamare tutti.
O che nell’era della conoscenza e dello sviluppo accelerato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, più di 760 milioni di persone, due terzi delle quali donne, non sappiano leggere né scrivere.
Gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo non sono sufficienti per attuare l’Agenda 2030. Devono essere sostenuti da azioni concrete di accesso ai mercati, finanziamenti a condizioni eque e preferenziali, trasferimento di tecnologie e cooperazione Nord-Sud.
Non chiediamo elemosine o favori.
Il G-77 reclama diritti e continuerà a chiedere una trasformazione profonda dell’attuale architettura finanziaria internazionale, perché è profondamente ingiusta, anacronistica e disfunzionale. Perché è stata progettata per lucrare sulle riserve del Sud, perpetuando un sistema di dominazione che aumenta il sottosviluppo e riproduce un modello di colonialismo moderno.
Urge ricapitalizzare le Banche Multilaterali di Sviluppo per migliorare radicalmente le loro condizioni di prestito e per soddisfare le esigenze finanziarie del Sud.
I Paesi di questo Gruppo hanno dovuto destinare 379 miliardi di dollari delle loro riserve per difendere le loro valute nel 2022, quasi il doppio dell’importo dei nuovi Diritti Speciali di Prelievo assegnati loro dal Fondo Monetario Internazionale.
Mentre i Paesi più ricchi si sottraggono all’impegno di destinare almeno lo 0,7% del loro PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo, le nazioni del Sud devono spendere fino al 14% dei loro ricavi per il pagamento degli interessi sul debito estero.
La maggior parte dei Paesi del G77 è costretta a spendere più per il servizio del debito che per gli investimenti nella sanità o nell’istruzione. Quale sviluppo sostenibile si può raggiungere con un simile cappio al collo?
Nessuno mette più in dubbio che il cambiamento climatico minaccia la sopravvivenza di tutti, con effetti irreversibili.
E non è certo un segreto che chi ha meno influenza sulla crisi climatica è proprio chi ne subisce maggiormente gli effetti, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo.
In vista della 28a Conferenza degli Stati Parte dell’UNFCCC (COP28), i Paesi del G77 daranno priorità all’esercizio di Bilancio Globale [Global Stocktake], all’operatività del Fondo per le perdite e i danni, alla definizione del quadro per l’Obiettivo di adattamento e alla definizione del nuovo obiettivo di finanziamento per il clima, nel pieno rispetto del principio delle responsabilità comuni ma differenziate.

Il G77 convoca un vertice del Sud il 2 dicembre nella COP28 a Dubai per cambiare i paradigmi di scienza, tecnologia e innovazione

Il G77 sta convocando un vertice dei leader del Sud che si terrà il 2 dicembre nel contesto della COP28 a Dubai. Questa iniziativa, senza precedenti nel quadro di una Conferenza delle Parti, sarà uno spazio per articolare le posizioni del nostro Gruppo al più alto livello, nel contesto dei negoziati sul clima.
Per il G77 è un compito prioritario cambiare una volta per tutte i paradigmi di scienza, tecnologia e innovazione, che sono limitati agli ambienti e alle prospettive del Nord, privando la comunità scientifica internazionale di un capitale intellettuale considerevole.
Con il successo del Vertice dell’Avana si è lanciato un appello urgente per riunire la scienza, la tecnologia e l’innovazione intorno all’innegabile scopo dello sviluppo sostenibile.
In quell’occasione, abbiamo deciso di riprendere il lavoro del Consorzio di Scienza, Tecnologia e Innovazione per il Sud (COSTIS), al fine di promuovere progetti di ricerca congiunti e favorire collegamenti produttivi che riducano la dipendenza dai mercati del Nord.
Abbiamo inoltre concordato di promuovere la convocazione, entro il 2025, di una riunione di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite su scienza, tecnologia e innovazione per lo sviluppo.
I 17 progetti di cooperazione che Cuba ha avviato nel quadro della sua presidenza del G77 contribuiranno a incanalare il potenziale della cooperazione Sud-Sud e triangolare. Esortiamo le nazioni più ricche e le organizzazioni internazionali a partecipare a queste iniziative.
Cuba non si fermerà nei suoi sforzi per aumentare il potenziale creativo, l’influenza e la leadership del G77. Il nostro Gruppo ha molto da apportare al multilateralismo, alla stabilità, alla giustizia e alla razionalità di cui il mondo ha bisogno oggi.

[Seconda parte, come Presidente della Repubblica di Cuba – ndt] A tutti i problemi e le sfide dobbiamo aggiungere le misure coercitive unilaterali, chiamate eufemisticamente sanzioni, che sono diventate la prassi di Stati potenti che pretendono di agire come giudici universali, di debilitare e distruggere le economie e di isolare e sottomettere Stati sovrani.
Cuba non è il primo Stato sovrano contro cui sono state lanciate tali misure, ma è quello che le ha sopportate più a lungo, nonostante la condanna mondiale espressa in modo quasi unanime ogni anno in questa Assemblea, non rispettata e disattesa nella sua espressa volontà, da parte governo della maggiore potenza economica, finanziaria e militare del mondo.
Non posso trovarmi in questa tribuna mondiale senza denunciare, ancora una volta, che da 60 anni Cuba soffre di un blocco economico asfissiante, concepito per deprimere la sua economia e il suo livello di vita, per far soffrire continue carenze di cibo, medicinali e altre forniture di base e per limitare le sue potenzialità di sviluppo.
Questa è la natura e questi sono gli obiettivi della politica di coercizione economica e di massima pressione che il governo degli Stati Uniti applica contro Cuba, in violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.
Non c’è una sola misura o azione da parte di Cuba per danneggiare gli Stati Uniti, per danneggiare il suo settore economico, la sua attività commerciale, o il suo tessuto sociale.
La condotta degli Stati Uniti è assolutamente unilaterale e ingiustificata.
Con ferocia e precisione chirurgica, Washington e la Florida hanno calcolato come infliggere il maggior danno possibile alle famiglie cubane.
Vergognosa è l’azione contro la cooperazione medica di Cuba con molte nazioni.
Gli Stati Uniti privano i loro cittadini del diritto di recarsi a Cuba, in spregio alla loro stessa Costituzione.
Sotto la copertura di questa accusa arbitraria e fraudolenta, ricattano centinaia di istituzioni bancarie e finanziarie in tutto il mondo e le costringono a scegliere se continuare le loro relazioni con gli Stati Uniti o mantenere i loro legami con Cuba.
A dispetto dell’ostilità del governo, noi continueremo a costruire ponti con il popolo degli Stati Uniti, come facciamo con tutti i popoli del mondo.
Purtroppo, a 75 anni dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, la realtà è molto diversa. Questo tema è diventato un’arma politica di nazioni potenti che cercano di assoggettare ai loro disegni geopolitici le nazioni indipendenti, soprattutto nel Sud del mondo.
Nessun Paese è esente da sfide, così come nessuno ha l’autorità di considerarsi un paradigma in materia di diritti umani, né di stigmatizzare altri modelli, culture o Stati sovrani.
Difendiamo il dialogo e la cooperazione come vie efficaci per la promozione e la protezione dei diritti umani, senza politicizzazioni o selettività; senza l’applicazione di doppi standard, condizionamenti o pressioni.

Cuba si candida al Consiglio dei diritti umani per il 2024-2026, nelle elezioni che si tengono il 10 ottobre 2023

In questo spirito, Cuba ha presentato la propria candidatura al Consiglio dei diritti umani per il periodo 2024-2026, nelle elezioni che si terranno il 10 ottobre prossimo. [Aggiornamento 10 ottobre 2023: Cuba è risultata eletta con 146 voti – ndr]
Potete sempre contare su Cuba per difendere il multilateralismo e per promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile insieme, per tutti.
Sarà sempre un onore lottare per la giustizia, condividendo le difficoltà e le sfide con gli “sfruttati e vilipesi”, pronti a cambiare la storia. Noi siamo di più. E vinceremo.

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traduzione a cura di Trancemedia.eu
– il PDF contiene collegamento al testo originale

Luiz Inácio Lula da Silva

Presidente della Repubblica del BRASILE

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

La fame, tema centrale del mio intervento in questo Parlamento Mondiale 20 anni fa, colpisce oggi 735 milioni di esseri umani, che stasera vanno a dormire senza sapere se domani avranno qualcosa da mangiare.
Il mondo è sempre più diseguale.
I 10 miliardari più ricchi possiedono più ricchezza del 40% più povero dell’umanità.
Il destino di ogni bambino nato su questo pianeta sembra essere deciso mentre è ancora nel grembo materno.
Innanzitutto bisogna superare la rassegnazione, che ci fa accettare tale ingiustizia come un fenomeno naturale.
La comunità internazionale è immersa in un vortice di crisi molteplici e simultanee.
La disuguaglianza è alla radice di questi fenomeni o agisce per aggravarli.
L’Agenda 2030 – potrebbe trasformarsi nel suo più grande fallimento.
Abbiamo raggiunto la metà del periodo di attuazione e siamo ancora lontani dagli obiettivi definiti.
Nei sette anni che ci restano, la riduzione delle disuguaglianze all’interno e tra i paesi dovrebbe diventare l’obiettivo centrale dell’Agenda 2030.
Abbiamo lanciato il piano Fame Zero in Brasile, che riunirà una serie di iniziative per ridurre la povertà e l’insicurezza alimentare.
Tra questi c’è la Bolsa Família (stipendio familiare).

Agire contro il cambiamento climatico implica pensare al domani e affrontare le disuguaglianze storiche.
I paesi ricchi sono cresciuti sulla base di un modello con tassi elevati di emissioni di gas dannosi per il clima.
Il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile di quasi la metà di tutto il carbonio rilasciato nell’atmosfera.
Noi, paesi in via di sviluppo, non vogliamo ripetere questo modello.
In Brasile siamo in prima linea nella transizione energetica e la nostra matrice è già una delle più pulite al mondo. L’87% della nostra energia elettrica proviene da fonti pulite e rinnovabili.
Negli ultimi 8 mesi la deforestazione nell’Amazzonia brasiliana è già stata ridotta del 48%.
Vogliamo arrivare alla COP 28 di Dubai con una visione comune che rifletta, senza alcun istruttore, le priorità per preservare i bacini dell’Amazzonia, del Congo e del Borneo-Mekong.
La promessa di stanziare 100 miliardi di dollari – ogni anno – a favore dei Paesi in via di sviluppo resta solo una promessa.
Oggi questa cifra sarebbe insufficiente per una domanda che già raggiunge i trilioni di dollari.

L’anno scorso, il Fondo monetario internazionale ha messo a disposizione 160 miliardi di dollari in diritti speciali di prelievo ai paesi europei e solo 34 miliardi di dollari ai paesi africani.
Quasi tutto il reddito generato dai paesi africani deve essere utilizzato per onorare il debito estero.
La rappresentanza iniqua e distorta nella gestione del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale è inaccettabile.

BRICS piattaforma che concilia la pluralità economica, geografica e politica del 21° secolo

I BRICS costituiscono una piattaforma strategica per promuovere la cooperazione tra i paesi emergenti.
La recente espansione dei BRICS al vertice di Johannesburg rafforza la lotta per un ordine che concilia la pluralità economica, geografica e politica del 21° secolo.
Siamo una forza che lavora per un commercio globale più giusto in un contesto di grave crisi del multilateralismo.
Il protezionismo dei paesi ricchi si è rafforzato e l’Organizzazione mondiale del commercio rimane paralizzata, in particolare il suo sistema di risoluzione delle controversie.
Nessuno si ricorda più del Doha Development Round.
Il neoliberismo ha aggravato la disuguaglianza economica e politica che affligge le democrazie odierne.
Molti sono caduti nella tentazione di sostituire il neoliberismo fallito con un nazionalismo primitivo, conservatore e autoritario.

Un giornalista, come Julian Assange, non può essere punito se informa la società in modo trasparente e legittimo.
La nostra lotta è contro la disinformazione e i crimini informatici. Le app e le piattaforme non dovrebbero abolire le leggi sul lavoro per le quali abbiamo lottato così duramente.

Non ci sarà sostenibilità né prosperità senza pace. I conflitti armati sono un’offesa alla razionalità umana.
La difficoltà di garantire la creazione di uno Stato per il popolo palestinese lo dimostra chiaramente.
A questo si aggiungono la persistente crisi umanitaria ad Haiti, il conflitto nello Yemen, le minacce all’unità nazionale libica e le rotture istituzionali in Burkina Faso, Gabon, Guinea-Conakry, Mali, Niger e Sudan.
In Guatemala c’è il rischio di un colpo di stato che impedirebbe l’insediamento del vincitore delle elezioni democratiche.
La guerra in Ucraina mette a nudo la nostra incapacità collettiva di far rispettare gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite.
Ho ribadito che è necessario lavorare per creare spazio per i negoziati.
Si investe molto nelle armi e poco nello sviluppo.
L’anno scorso la spesa militare ammontava a oltre 2mila miliardi di dollari.
La spesa per le armi nucleari ha raggiunto gli 83 miliardi di dollari, un valore venti volte superiore al bilancio ordinario dell’ONU.
La comunità internazionale deve scegliere.
Da un lato vi è l’espansione dei conflitti, l’incremento delle disuguaglianze e l’erosione dello Stato di diritto.
Dall’altro, il rinnovamento delle istituzioni multilaterali dedicate alla promozione della pace.
Le sanzioni unilaterali causano gravi danni alla popolazione dei paesi colpiti.
Oltre a non raggiungere i loro presunti obiettivi, ostacolano i processi di mediazione e prevenzione, e la risoluzione pacifica dei conflitti.
Il Brasile continuerà a respingere le misure prese senza il sostegno della Carta delle Nazioni Unite, come l’embargo economico e finanziario imposto a Cuba e il tentativo di classificare questo paese come uno stato sponsor del terrorismo.
Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha progressivamente perso credibilità.
Questa fragilità è il risultato specifico delle azioni dei suoi membri permanenti, che intraprendono guerre non autorizzate mirate all’espansione territoriale o al cambio di regime.
La sua paralisi è la prova più eloquente dell’urgenza di riformarlo, dotandolo di maggiore rappresentanza ed efficacia.

Le Nazioni Unite devono svolgere il proprio ruolo di costruttore di un mondo più solidale, fraterno ed equo.
Ma lo farà solo se i suoi membri avranno il coraggio di proclamare il loro malcontento nei confronti della disuguaglianza e di lavorare instancabilmente per superarla.

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Gustavo Petro Urrego

Presidente della Repubblica di COLOMBIA

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

In quest’anno trascorso dall’ultimo discorso che ho tenuto alle Nazioni Unite, abbiamo solo visto aggravarsi quella che i ricchi riuniti a Davos hanno chiamato la policrisi. La guerra continua, la fame continua, la recessione aumenta e la crisi climatica ha mostrato i suoi denti come mai prima d’ora, mietendo decine di migliaia di vite e riscaldando le terre e i mari come mai prima d’ora. È stato un anno in cui l’umanità ha perso e ha fatto avanzare costantemente i tempi dell’estinzione.
Tutte queste crisi sono in realtà una sola. La crisi della vita. Sembra che la leadership mondiale sia diventata nemica della Vita.
In una grande marcia da sud a nord: è l’esodo dell’umanità che è iniziato. Oggi sono decine di milioni, domani secondo la scienza, nel 2070 saranno arrivati a tre miliardi, in fuga dai loro luoghi amati perché saranno inabitabili.
Nel mio paese, il paese della bellezza: la Colombia, il paese dell’esplosione della vita, nel 2070 rimarranno solo deserti. La gente andrà al nord, attratta non più dai lustrini della ricchezza, ma da qualcosa di più semplice e vitale: l’acqua. Come dagli inizi millenari dell’umanità, le persone andranno dove è rimasta dell’acqua liquida. Verso nord. Miliardi che sfideranno gli eserciti e cambieranno la Terra.
Le prigioni poste nel mare affinché gli uomini e le donne del sud non calpestino le terre dei bianchi, che si considerano ancora la razza superiore e, nostalgici, rivivono nelle loro elezioni il leader che lo disse e uccise milioni per questo.
L’esodo è cresciuto quest’anno, mostrando come avanza la crisi della vita.
Ci siamo dedicati alla guerra. Ci hanno chiamato alla guerra. Hanno chiamato l’America Latina per consegnare macchine, uomini per andare sui campi di combattimento. Si sono dimenticati che i nostri Paesi sono stati invasi più volte, gli stessi che oggi parlano di lotta alle invasioni. Si sono dimenticati che, per il petrolio, hanno invaso l’Iraq, la Siria, la Libia. Hanno dimenticato che le stesse ragioni espresse per difendere Zelensky sono le stesse ragioni per cui si dovrebbe difendere la Palestina. Qual è la differenza tra Ucraina e Palestina?

Propongo: le Nazioni Unite sponsorizzino al più presto due conferenze di pace, una sull’Ucraina, l’altra sulla Palestina, per metter fine all’ipocrisia

Propongo che le Nazioni Unite sponsorizzino al più presto due conferenze di pace, una sull’Ucraina, l’altra sulla Palestina, non perché non ci siano altre guerre nel mondo, come nel mio Paese, ma perché insegnerebbero a fare la pace in tutte le regioni del pianeta, perché entrambi e solo entrambi metterebbero fine all’ipocrisia come pratica politica, perché potremmo essere sinceri, virtù senza la quale non saremo i guerrieri della vita.
Propongo di porre fine alla guerra per difendere la vita dalla crisi climatica, la madre di tutte le crisi.
Io chiamo gli obiettivi di sviluppo umano delle Nazioni Unite più semplicemente giustizia sociale e ambientale.
La giustizia sociale non sarà raggiunta dall’umanità entro il 2030, perché ciò che è stato seminato è l’ingiustizia sul pianeta.
In questi anni quello che è successo è l’ingiustizia.
L’ingiustizia di trasformare il vaccino contro la malattia che uccideva in un mercato concentrandolo nei paesi ricchi. L’America Latina ha avuto il 30% dei decessi per covid quando conta solo il 6% della popolazione mondiale.
Centinaia di migliaia di anziani e persone sono morte perché il vaccino era una merce e non un bene per l’umanità.
Non hanno mantenuto la propria promessa di finanziare l’adattamento al cambiamento climatico, non hanno cento miliardi di dollari da consegnare ai Paesi che si difendono da inondazioni, tempeste e uragani, ma li hanno in un solo giorno affinché russi e ucraini possano uccidersi tra loro.
Adesso non servono cento miliardi, servono tremila miliardi di dollari per superare la crisi climatica e la bolletta aumenta ogni secondo sulla terra.
Hanno seminato l’ingiustizia, signori, per fermare i contadini coltivatori di cannabis e foglie di coca, invece di affrontare la solitudine in cui vivono i giovani dei loro paesi, i paesi con la più grande potenza economica e militare nella storia dell’umanità, sono passati dunque alla droga della morte: al Fentanil.

Se il capitalismo fossile non avrà finanziamenti, morirà. Il suo rantolo sarà duro, ma è necessario

Se il capitalismo fossile non avrà finanziamenti, morirà. Il suo rantolo sarà duro, ma è necessario affinché l’umanità, la natura e la vita esistano.
Il capitalismo decarbonizzato dovrà essere finanziato, ma sappiamo già che il capitale verde si sposterà solo dove c’è profitto, questa è la sua legge, ed è un quadro ristretto per comprendere la decarbonizzazione del mondo intero. I governi e i potenti che credono ancora che la crisi climatica, la crisi della vita, si supererà con qualche credito a “buon mercato” si sbagliano; si illudono e propongono che i paesi della terra già sovraindebitati a causa della malattia e dell’avidità possono acquisire più crediti per superare un problema che solo i camini del nord hanno prodotto. Non si può superare la crisi della vita, la megacrisi con più indebitamento.
Roberto Cobaría, l’indigeno Uwa, lo raccontò al mondo 30 anni fa; estrarre il petrolio, diceva, significa togliere il sangue dalla terra e per questo la vita sarebbe morta.
La grande battaglia della nostra generazione, difendere la vita dei nostri figli e dei nostri nipoti, può essere finanziata integralmente solo dal pubblico, da tutti. Liberare il pubblico per salvare la vita. Forse non piacerà a molti, ma lasciamo risuonare l’eco dell’opinione pubblica, dello Stato, dell’umanità, del multilateralismo, cioè lasciamo risuonare la parola Cambiamento perché è fondamentale per salvare la vita.
Salvare vite umane richiede un momento di cambiamento ed è urgente. Cambiamento e Vita oggi sono sinonimi. Oggi i giovani di tutti i colori, per vivere, devono alzare le bandiere del cambiamento, della trasformazione, di una nuova umanità.
Pianificare la transizione verso un’economia decarbonizzata e finanziarla. L’economia decarbonizzata sarà, non dubito, un’economia più umana ed equa.
Ecco perché il presidente del paese della bellezza propone di riformare il sistema finanziario mondiale, il Fondo monetario internazionale, il sistema bancario multilaterale e di orientare i fondi di capitale privato.
Se si riduce il debito di tutti i paesi, pagando i debiti ai proprietari del debito, con l’emissione di Diritti Speciali di Prelievo da parte dell’FMI, ci sarà una diminuzione del debito pubblico globale e un aumento reale dei bilanci e dei fondi pubblici. Potremo così finanziare il Piano Marshall per gli obiettivi di sviluppo sostenibile, giustizia sociale e ambientale del pianeta, il Piano per superare, mitigando e adattando, la crisi climatica, che è crisi della vita.
Si tratta di far rivivere Keynes a livello globale dopo il suo oblio.
L’obiettivo Vita e giustizia si raggiunge attraverso i percorsi della democrazia globale e la rivalutazione del pubblico, del comune, si raggiunge attraverso il percorso di ciò che è di tutti.

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Luis Alberto Arce Catacora

Presidente dello Stato Plurinazionale di BOLIVIA

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

Il sistema capitalista, nella sua ansia di imporre la sua decadente egemonia, replica pratiche di dominazione e sfruttamento coloniale che dovrebbero già essere superate.
La pace e la sicurezza sono a rischio imminente a causa della mancanza di volontà da parte della comunità internazionale di proporre soluzioni che privilegino il dialogo e pongano fine agli sforzi bellici fomentati dalle multinazionali della guerra.
A ciò si aggiungono i gravi effetti della crisi ecologica sui sistemi viventi in tutti gli angoli del mondo.
Secondo gli esperti, a causa del sistema prevalente, sono stati superati 6 dei 9 limiti planetari entro i quali l’umanità e la Madre Terra nel suo insieme possono continuare a svilupparsi e prosperare. Vale la pena sottolineare che questa tragica situazione si è ulteriormente aggravata negli ultimi decenni di unipolarità e unilateralità, di inerzia e di impegni non mantenuti.

1) Ribadiamo, come abbiamo fatto l’anno scorso, la nostra proposta che il mondo sia dichiarato territorio di pace. Dobbiamo porre fine, una volta per tutte, alla corsa agli armamenti e dare priorità al dialogo sincero e alla diplomazia popolare per risolvere i conflitti armati che minacciano l’esistenza dell’umanità.
È urgente che le nostre nazioni si uniscano in uno sforzo collettivo, con voci diverse, soprattutto quelle che provengono da regioni lontane dalla retorica del confronto, e che tuttavia subiscono le ripercussioni della guerra in diverse dimensioni.
Dobbiamo dare una possibilità alla pace, e in questo compito l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha un ruolo fondamentale per ridurre le tensioni e avanzare nei dialoghi.

America Latina e Caraibi Zona di Pace

Vediamo con assoluta preoccupazione che la spesa militare nel mondo ha raggiunto cifre storiche: fino all’aprile 2023, il mondo ha investito più di 2,24 trilioni di dollari in armi e nell’industria bellica. Se queste risorse fossero investite nella pace, nella mediazione, nel dialogo, nello sviluppo dei popoli e nella vita invece che nella distruzione e nella morte, non ci troveremmo sull’orlo di una crisi che aggrava le disuguaglianze nel mondo e che contrariamente agli obiettivi che ci siamo posti in questo scenario, aggrava la povertà sul pianeta.
I mezzi e le modalità per condurre una guerra non possono essere illimitati, un numero crescente di paesi sta cercando di utilizzare lo spazio per migliorare le proprie capacità militari al fine di proteggere la propria sicurezza nazionale, mettendo ulteriormente a rischio la pace e la sicurezza del nostro pianeta.
Ribadiamo il nostro impegno regionale proclamando l’America Latina e i Caraibi Zona di Pace.

ogni Stato dedichi risorse al Fondo per i danni e le perdite in proporzione alla sua responsabilità storica per i gas serra

2) È necessario rompere al più presto l’ingiusto ordine internazionale che travolge il nostro popolo e sedersi adesso, per discutere nel quadro delle Nazioni Unite, per costruire un nuovo patto per il futuro.
Per ricostruire la fiducia dobbiamo abbandonare gli interessi meschini e costruire la reciprocità. Ad esempio, liberando tutti i trasferimenti tecnologici che aiutano a salvare vite umane e guarire la Madre Terra.
Per ravvivare la solidarietà globale dobbiamo riconoscerci gli uni negli altri e riparare le nostre relazioni come umanità. Ad esempio, nel contesto del cambiamento climatico, concordiamo che ogni Stato dedichi risorse al Fondo per i danni e le perdite in proporzione alla sua responsabilità storica per i gas serra.

3) È necessario e urgente cambiare il sistema capitalista in tempi di neoliberismo, che moltiplica e riproduce le forme di dominio, sfruttamento ed esclusione delle grandi maggioranze.
Il Sud del mondo sta emergendo in modo pacifico e costruttivo, attraverso processi regionali e interregionali di cooperazione e integrazione. Così sta crescendo la richiesta di riconfigurare il sistema finanziario internazionale e trasformare la nostra comprensione di cosa dovrebbe essere lo sviluppo scientifico, rispettoso della Madre Terra, e di come perseguirlo equamente, riconoscendo le rispettive responsabilità storiche delle nostre nazioni in tutte le dimensioni.

in Asia, Africa, Sud America – BRICS oggi consentono di accedere ai mercati internazionali senza  compromettere la propria sovranità

L’emergere di blocchi commerciali come quelli in Asia, Africa, Sud America o BRICS, che oggi consentono alle nazioni di accedere ai mercati internazionali senza la necessità di compromettere la propria sovranità.
La Bolivia ha applicato il Piano di sviluppo economico e sociale 2021-2025 “Ricostruire l’economia per vivere bene, verso l’industrializzazione con la sostituzione delle importazioni”.
Le conquiste raggiunte dal nostro Paese si fondano principalmente sull’orizzonte di civiltà del Vivere Bene, che rivendica la cultura della vita comunitaria in pienezza, nel rispetto della convivenza in armonia, equilibrio e complementarità dell’essere umano con il resto della natura sulla Madre Terra.

compensazioni e riparazioni storiche con i paesi in via di sviluppo

4) La crisi climatica richiede azioni concrete e impegni rinnovati.
La Bolivia ha proposto il riconoscimento della Madre Terra all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (ONU), attraverso la Risoluzione approvata il 22 aprile 2009.
I paesi sviluppati devono assumersi la loro quota corrispondente del debito climatico e le compensazioni e le riparazioni storiche con i paesi in via di sviluppo.
Primo passo è rispettare gli impegni pendenti relativi alla fornitura di finanziamenti, al trasferimento di tecnologia e allo sviluppo delle capacità.
In questa problematica globale, c’è un problema comune che comincia a pesare sui paesi più poveri: la scarsità d’acqua e l’aumento del tasso di evaporazione dell’acqua dolce. Esortiamo la nostra Assemblea a prestare un’attenzione permanente a questo problema, che colpisce principalmente i più poveri dei cinque continenti e sta già cominciando a colpire settori sociali che non si trovano nei quadri convenzionali della povertà.
Il Trattato sulla biodiversità marina nelle aree al di fuori della giurisdizione nazionale (BBNJ) rappresenta un passo significativo verso la protezione dei nostri oceani e la sostenibilità nell’uso delle loro risorse. Un’opportunità storica per fare la differenza nella protezione dei nostri oceani, perché costituiscono un bene comune dell’umanità. In questo contesto, sottolineiamo una menzione speciale alle popolazioni indigene e ai paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare. Uniti possiamo garantire che gli oceani continuino a essere una fonte di vita e prosperità per le generazioni presenti e future in modo equo.

diritti umani tra Nord e Sud

5) Dobbiamo continuare a promuovere una visione più ampia dei diritti umani e della democrazia.
Il benessere del nostro popolo è stato minato per secoli dal colonialismo legale, economico e ideologico.
Sapete meglio di me che non è stato possibile esercitare il diritto allo sviluppo per questioni di ordine storico. Il sistematico trasferimento di ricchezza dal Sud al Nord ci mette ancora oggi in una posizione di svantaggio. Abbiamo dovuto affrontare la tempesta di una crisi imposta solo al Sud. Non è la stessa cosa parlare di diritti umani economici, sociali e culturali come la salute, l’istruzione, l’alimentazione, l’accesso alla conoscenza e alle tecnologie in un continente piuttosto che in un altro, al Sud o al Nord. Nello Stato Plurinazionale della Bolivia abbiamo capito che nessuna democrazia è possibile senza sviluppo.
In Bolivia abbiamo capito che stabilità economica significa anche un cambiamento sostanziale per la sovranità alimentare, l’accesso all’istruzione interculturale e multilingue e la salute sessuale e riproduttiva delle donne boliviane.

illegale, disumano e criminale il blocco economico-finanziario imposto dagli USA contro Cuba

6) Bandire dal sistema internazionale l’attuazione di sanzioni e misure coercitive unilaterali.
Un altro tema che non posso non menzionare in questa occasione riguarda le misure coercitive e le sanzioni unilaterali che vengono applicate ai popoli fratelli, attentando al loro sviluppo e ai diritti umani più basilari. Queste misure sono un esempio di un sistema disfunzionale lontano dal diritto internazionale e dal multilateralismo.
Un chiaro esempio di queste misure è il blocco economico e finanziario illegale, disumano e criminale imposto dagli Stati Uniti contro Cuba.
Queste misure sono contrarie alla Carta delle Nazioni Unite e al mandato del Consiglio di Sicurezza e, pertanto, non hanno alcun sostegno né validità alla luce del diritto internazionale e, peggio ancora, pregiudicano gravemente il diritto allo sviluppo del popolo cubano.

Stato libero per il popolo palestinese con i confini ante 1967, e con Gerusalemme Est capitale

7) Fermiamo gli abusi contro il popolo palestinese il prima possibile.
Per quanto riguarda l’occupazione della Palestina da parte di Israele, non possiamo continuare a permettere che il popolo palestinese soffra. Ribadiamo il nostro sostegno alle iniziative globali e regionali, al diritto internazionale e alle risoluzioni delle Nazioni Unite che cercano di garantire una soluzione in cui il popolo palestinese eserciti il proprio diritto all’autodeterminazione e costruisca il proprio stato libero, indipendente e sovrano con i confini ante 1967, e con Gerusalemme Est come sua capitale.

Infine, sorelle e fratelli, la crisi attuale richiede un’Organizzazione delle Nazioni Unite forte, coerente con i principi che l’hanno creata, impegnata per la pace, che mantenga il suo carattere intergovernativo ma senza subordinazione a qualsiasi potere egemonico, sia esso economico, politico o militare.

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Alberto Fernández

Presidente Repubblica ARGENTINA

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

Una nuova era sta sorgendo mentre l’umanità sta ancora affrontando gli effetti di una pandemia che ha ucciso quindici milioni di persone, mettendo in luce la disuguaglianza che affrontiamo. Nel frattempo, la crisi climatica sottopone il nostro pianeta a ogni tipo di inclemenza.
Una guerra si trascina, portando con sé altre vite umane e scatenando una crisi energetica e alimentare di proporzioni enormi.
Quando si verificano tutte queste calamità, assistiamo a una rivoluzione tecnologica che ci stupisce. La robotizzazione e il processo accelerato di installazione dell’intelligenza artificiale ci costringono a ripensare l’istruzione, i processi produttivi e la conservazione del lavoro. Riuscire ad affrontare i cambiamenti e ad armonizzare gli interessi in questo nuovo scenario in cui siamo rimasti è la vera sfida che abbiamo di fronte.
I rischi di perpetuare questo presente sono molto alti.

forse solo un quarto degli obiettivi sarà raggiunto

Siamo arrivati a metà strada verso il raggiungimento dell’Agenda 2030 sapendo che, come sottolinea la CEPAL [Comisión Económica para América Latina y el Caribe (ONU)], forse solo un quarto degli obiettivi sarà raggiunto a quella data.
L’ingegneria finanziaria internazionale appare abusiva, e intoccabile. Come realizzare uno sviluppo sostenibile senza finanziamenti che contribuiscano a realizzarlo?
Il sistema finanziario internazionale non dimostra la volontà di adattarsi a un mondo che vuole recuperare il capitale perduto.
L’architettura finanziaria globale serve solo a concentrare il reddito ed emarginare vaste regioni del mondo. Scommettono sulla speculazione piuttosto che sullo sviluppo.
Non c’è più tempo per le parole. È tempo di promuovere la giustizia sociale nel mondo.
Abbiamo bisogno di un nuovo quadro per il trattamento dei debiti sovrani che sia guidato dallo sviluppo con giustizia sociale.
L’Argentina ha perso più del 20% delle sue esportazioni totali a causa della peggiore siccità degli ultimi 100 anni. Ben tre punti del suo prodotto interno lordo sono stati polverizzati.
Dobbiamo eliminare le distorsioni prodotte dai sussidi e dobbiamo vietare che gli alimenti siano oggetto di speculazioni finanziarie.
Le proposte egemoniche sono servite solo ad aumentare la sfiducia, a promuovere la corsa agli armamenti e a limitare le possibilità di cooperazione economica e scientifico-tecnologica.

responsabilità comuni ma differenziate

La crisi climatica è una realtà che ha modificato le temperature e i fenomeni atmosferici in tutto il mondo, imponendo restrizioni e ostacoli allo sviluppo. È imperativo risolvere il problema senza ulteriori indugi applicando un’architettura di finanziamento ambientale multilaterale giusta, trasparente ed equa e basata sul principio delle responsabilità comuni ma differenziate.
La nostra regione è di fronte ad un’opportunità storica. Ha l’energia e il cibo di cui il mondo ha bisogno. Il nostro sviluppo dipende dalla capacità di sfruttare queste risorse. È necessario che lavoriamo insieme per realizzare opere infrastrutturali che ci permettano di competere industrialmente da questa regione.
L’Argentina si oppone fermamente all’uso di misure coercitive unilaterali e all’adozione di pratiche commerciali discriminatorie. La perpetuazione dell’embargo contro Cuba è inammissibile.
Ugualmente, le sanzioni imposte dagli Stati Uniti al Venezuela devono cessare immediatamente.
Voglio anche riaffermare i diritti legittimi e imprescrittibili di sovranità della Repubblica Argentina sulle Isole Malvinas, Isole Georgia del Sud, Isole Sandwich del Sud e gli spazi marittimi circostanti occupati illegalmente dal Regno Unito da quasi due secoli.

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Alicia Bárcena Agonu

Ministro delle Relazioni esterne della Repubblica federale del MESSICO

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

Oggi le Nazioni Unite si trovano di fronte a un’enorme sfida per realizzare l’essenza del proprio mandato: preservare l’umanità dal flagello della guerra, promuovere e proteggere tutti i diritti umani, garantire la validità dei diritto internazionale e promuovere il benessere delle persone con la sostenibilità ambientale.
I nostri popoli si trovano ad affrontare gravi minacce alla pace e alla sicurezza internazionale con 50 conflitti armati attivi e la proliferazione delle armi nucleari, l’aggravarsi della molteplicità delle crisi, da quella umanitaria a quella climatica, la migrazione forzata di milioni di persone; il più alto incremento delle disuguaglianze e la povertà con 165 milioni di nuovi poveri in tre anni, la sfida sanitaria e il rischio di nuove pandemie, in un contesto di crescenti interrogativi sulla rilevanza del multilateralismo e delle sue istituzioni.
Non basta ridurre la povertà; è necessario un cambiamento nel paradigma di sviluppo che redistribuisca potere e ricchezza e chiuda divari e asimmetrie inaccettabili tra ricchi e poveri e tra paesi.
L’uguaglianza non riguarda solo la titolarità dei diritti; la disuguaglianza è inefficiente e quindi è necessario fare uguaglianza per crescere e crescere per fare uguaglianza.
Non siamo più in un momento di cambiamento, ma in un vero e proprio cambio di epoca. Ciò richiede ripensare lo sviluppo e mettere l’uguaglianza al centro.
Sia a livello nazionale che internazionale, il raggiungimento degli SDG [obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 ONU] dipende da una visione di giustizia sociale e solidarietà, con la conseguente mobilitazione delle risorse finanziarie necessarie, anche attraverso istituzioni finanziarie internazionali che diano priorità allo sviluppo inclusivo e sostenibile.

per il bene di tutti, i poveri in primis

Di fronte a questo complesso contesto internazionale, il Messico continua a trovare forza e ispirazione per la sua azione internazionale negli scopi e nei principi della Carta delle Nazioni Unite; nell’impalcatura istituzionale che abbiamo costruito qui in quasi 80 anni per incanalare la cooperazione internazionale. La volontà di trasformazione e il lavoro del governo del presidente Andrés Manuel López Obrador sono stati indirizzati proprio verso una trasformazione dello sviluppo per costruire più e migliori beni pubblici; garantire diritti con responsabilità fiscale sulla base di una premessa fondamentale: “per il bene di tutti, i poveri in primis”.
I risultati sono tangibili: 5,1 milioni di persone sono uscite dalla povertà. Abbiamo sperimentato il più grande aumento del salario minimo nella nostra storia, e una fitta rete di programmi sociali ha esteso i diritti sociali a segmenti sempre più ampi della nostra popolazione.
Ho avuto l’onore di firmare l’Accordo sulla conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina in aree al di fuori della giurisdizione nazionale (BBNJ) e attendiamo con impazienza la sua rapida entrata in vigore.

Fallimento del mercato e priorità della redistribuzione finanziaria 

Il cambiamento climatico è il più grande fallimento del mercato in tutti i tempi, come ha chiaramente affermato Nicholas Stern, e oggi uno dei maggiori rischi globali. Sosteniamo una profonda riforma dell’architettura finanziaria internazionale che affronti le profonde asimmetrie tra i paesi; che dia priorità ai paesi fortemente indebitati con nuovi strumenti, con una redistribuzione dei diritti speciali di prelievo per espandere lo spazio fiscale dei paesi in via di sviluppo o la riduzione del debito in cambio di servizi ambientali. Aderiamo all’iniziativa Bridgeton 2.0 proposta da Barbados [per rispondere ai bisogni immediati dei paesi che affrontano difficoltà di debito e problemi di liquidità].
La diplomazia messicana privilegia la ricerca di accordi su tutte le questioni dell’agenda multilaterale. A noi interessa unire le posizioni, senza escludere nessuno, per costruire consenso.
Ma viviamo in tempi senza precedenti che richiedono la somma di più volontà per dare voce a tutti i popoli del Sud del mondo, al quale il Messico appartiene per storia e convinzione.
Pertanto, il Messico sta valutando la possibilità di partecipare ai dibattiti e agli sforzi del Gruppo dei 77 più Cina, in quelle questioni e forum in cui possiamo contribuire a rafforzare la posizione negoziale del Sud del mondo. Presto presenteremo una proposta al G77 più Cina per la sua analisi.

parlare di pace

Dobbiamo smettere di parlare di guerra e iniziare a parlare di pace. Il Messico continuerà la sua lotta a favore del disarmo e della non proliferazione delle armi nucleari, come evidenziato dal Trattato di Tlatelolco e dal Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, essenziali per prevenire e sradicare le loro catastrofiche conseguenze umanitarie, che l’Assemblea Generale ha dichiarato intrinsecamente immorale e la cui minaccia è di per sé contraria al diritto internazionale.
Nella nostra regione siamo devastati dalla situazione di Haiti, un paese che sta affogando nella violenza di bande criminali che prosperano in gran parte grazie al traffico illecito di armi.
Riaffermiamo l’impegno del Messico verso la soluzione dei due Stati, Israele e Palestina, che vivano fianco a fianco in pace e con confini sicuri.
Mettiamo fine anche a situazioni aberranti come il continuo embargo economico che subisce Cuba, totalmente ingiustificato, contrario al diritto internazionale ed estraneo ai valori e alla convivenza pacifica che prevale tra i paesi dell’America Latina. Chiediamo anche che Cuba smetta di essere considerata un paese che sponsorizza o incoraggia il terrorismo.
“La politica estera del Messico si basa sulla rinuncia alla guerra come strumento di politica internazionale”, come disse una volta il nostro famoso diplomatico Genaro Estrada.
E nella hall di questa Assemblea Generale c’è una ceramica di ossidiana: la pietra sacra che gli Aztechi chiamavano Itztli, convinti che la sua origine fosse l’impronta dei fulmini che colpivano le rocce dei vulcani, la sintesi di ciò che è celeste e terrestre. Questo pezzo include una placca incisa che definisce le fondamenta della nostra diplomazia. La pronunciò 156 anni fa il primo presidente indigeno dell’America Latina, Benito Juárez: “Tra gli individui, come tra le nazioni, il rispetto dei diritti degli altri è pace”.

La migrazione dovrebbe essere un’opzione e non un obbligo. Quando una persona migra, deve farlo in modo sicuro, ordinato e regolare. Il fenomeno migratorio, senza precedenti negli ultimi anni, riguarda la comunità internazionale nel suo complesso.
Il Messico insiste sull’urgenza di investire per affrontare le cause strutturali della migrazione. Riaffermiamo l’importanza di rafforzare lo sviluppo globale dei paesi di origine che aggiunge la volontà e le risorse dei paesi coinvolti, nonché dei partner esterni e del sistema delle Nazioni Unite.
È necessario il sostegno e il contributo di tutti i paesi, soprattutto di quelli che beneficiano maggiormente del lavoro e dei contributi dei migranti. (Negli Stati Uniti i migranti contribuiscono con quasi 500 miliardi di dollari in tasse).
È inoltre essenziale evolvere verso modelli di gestione della migrazione che offrano spazi di inserimento lavorativo e finanziario che facilitino l’integrazione nelle società ospitanti. Modelli che tutelano i diritti umani dei migranti durante tutto il ciclo migratorio e che consentono loro, se lo desiderano, di tornare nei paesi di origine.
Come ha sottolineato il Segretario Generale, 75 anni dopo l’adozione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è tempo di porre fine alla persecuzione e alla demonizzazione dei migranti.

ricostruire fiducia, riattivare solidarietà

Un mondo più integrato – Il tema di questa 78a Assemblea Generale è pertinente e preciso: ricostruire la fiducia e riattivare la solidarietà globale. Questo deve essere l’asse centrale dei nostri sforzi.
Lo spazio maestoso in cui siamo riuniti non dovrebbe farci dimenticare la crisi di fiducia che affligge le istituzioni internazionali, comprese le Nazioni Unite. Le nostre decisioni devono riflettersi in risultati concreti per le persone, il pianeta, la prosperità e la pace, e le nostre decisioni devono includere i cittadini che rappresentiamo come soggetti attivi.
Dobbiamo essere attenti. Il multilateralismo non deve perdere la sua direzione nella polarizzazione e nelle rivalità geopolitiche.
L’impegno politico è fondamentale per muoversi verso un nuovo multilateralismo che consenta di ristrutturare le relazioni di potere economico e sociale internazionale in cui le questioni di sviluppo guadagnano spazio rispetto all’enfasi esclusiva ed eccessiva sulla liberalizzazione del mercato.
L’attuale modello di sviluppo globale è insostenibile. La promessa di un progresso inevitabile e illimitato si è scontrata con il muro inamovibile della natura. Il 2030 è proprio dietro l’angolo e i minimi essenziali che abbiamo concordato nel 2015 come compito comune si profilano frustrati.
Dobbiamo contagiarci con la ribellione e il senso di urgenza. È su questa generazione e sui suoi leader che ricade la responsabilità inalienabile di fermare il disastro descritto dalla scienza. E non sarà a piccoli passi che lo raggiungeremo. Non sarà con la timidezza modesta che cerca, con discrezione, di non turbare la struttura di potere che ci ha portato a questo punto. Sarà con passi audaci e coraggiosi. Sarà con il coraggio di dire e realizzare un mondo egualitario e giusto, dove i diritti non siano merce né la natura vittima inevitabile dei nostri modelli di produzione e consumo.
L’oscena concentrazione della ricchezza e la sua influenza corrosiva sulla distribuzione del potere non sono compatibili con il progetto umano.

Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Viviamo, con il resto del pianeta, una situazione decisiva e mortale, orfani del passato e con un futuro da inventare.

Amici e amici, a metà del XX secolo questa organizzazione stava appena muovendo i primi passi, le tracce devastanti dell’ultima guerra mondiale erano ancora fresche. Un allora giovane diplomatico messicano cancellò i paragrafi del fondamentale saggio sui tratti identitari del mio Paese. Il suo nome era Octavio Paz. Concludo questo intervento citando le sue battute di quel momento: “Tutto è accaduto come non doveva accadere, diciamo per consolarci. Ma siamo noi a sbagliare, non la storia. Dobbiamo imparare a guardare in faccia la realtà. Inventare, se necessario, nuove parole e nuove idee per queste nuove e strane realtà che accadono (…) Viviamo, come il resto del pianeta, in una situazione decisiva e mortale, orfani del passato e con un futuro da inventare. La storia universale è ormai un compito comune. E il nostro labirinto, quello di tutti gli uomini (e donne)”. E per questo compito: garantire alle nuove generazioni un mondo e una vita possibili, per uscire insieme dal Labirinto, contare oggi e sempre sulla volontà fraterna e impegnata del Messico.

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Yvan Gil Pinto

Ministro del Potere Popolare per le Relazioni Estere della Repubblica Bolivariana del VENEZUELA

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

18 anni fa, il nostro Comandante Hugo Chávez diceva da questo palco: “Le Nazioni Unite hanno esaurito il loro modello e non si tratta semplicemente di procedere con la riforma. Il 21° secolo richiede cambiamenti profondi che sono possibili solo con una rifondazione di questa organizzazione”. È doloroso ammetterlo, ma questa frase è ancora valida. Le Nazioni Unite non sono riuscite a realizzare il loro scopo fondatore e ora dobbiamo affrontare sfide molto più serie.

Agenzie, Programmi e Fondi ONU strumenti di USA e complici; dobbiamo rifondare nel consenso

Oggi vediamo come molte Agenzie, Programmi e Fondi del Sistema delle Nazioni Unite non compiono il loro mandato e finiscono per essere strumenti degli interessi di USA e complici. Dobbiamo rifondare l’Organizzazione in modo che sia un’istituzione democratica, dove tutti i suoi membri abbiano voce e partecipino al processo decisionale, in condizioni di parità. È fondamentale riprendere la pratica del consenso, anche in questa Assemblea Generale, che presuppone la fine della mentalità di somma zero e, al suo posto, propiziare una visione di beneficio comune, che ci consenta così di rispondere efficacemente agli interessi collettivi, basata sulla cooperazione, la tolleranza e la comprensione. È altrettanto necessario portare avanti la riforma del Consiglio di Sicurezza, al fine di correggere gli squilibri storici e fare spazio a una maggiore rappresentanza della nostra Madre Africa in questo importante organismo.

Le Nazioni Unite non possono continuare a funzionare come stanno facendo. Quante altre risoluzioni dovrà adottare questa Assemblea Generale per porre fine una volta per tutte al criminale blocco contro la nostra sorella Cuba? Quante altre risoluzioni dovranno essere adottate da questa Assemblea Generale o dallo stesso Consiglio di Sicurezza, le cui decisioni sono giuridicamente vincolanti, affinché i diritti della Palestina siano veramente rispettati come Stato libero e indipendente?

Quanti altri vertici saranno necessari per confermare il mancato rispetto degli impegni presi, soprattutto in materia di sviluppo? Quanto tempo ci vorrà ancora per renderci conto che, con il sistema attuale, è impossibile raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati? Dal 2000, quando abbiamo concordato gli ormai defunti Obiettivi di sviluppo del Millennio, si sono tenuti non meno di trenta vertici convocati dalle Nazioni Unite.

Le istituzioni di Bretton Woods rispondono a una minoranza. Rifondare l’ONU e ripagare il debito storico

I metodi di governance e decisionali delle istituzioni di Bretton Woods rispondono agli interessi di una minoranza di paesi ricchi, che inoltre politicizzano per esercitare pressione e dominio su nazioni sovrane. La rifondazione delle Nazioni Unite implica ripagare il debito storico con la decolonizzazione. Il nostro popolo è stato vittima dei crimini della colonizzazione e della schiavitù. Un futuro giusto è possibile solo se si ottengono risarcimenti in termini di riconoscimento, giustizia e sviluppo per le popolazioni storicamente colpite.

Ribadiamo inoltre il nostro fermo sostegno all’Argentina, alle Mauritius e alle Comore nelle loro controversie sulla sovranità rispettivamente sulle Isole Malvinas, sull’Arcipelago di Chagos e sull’Isola di Mayotte, nonché per gli eroici popoli fratelli della Palestina, di Porto Rico e del Sahara; accompagniamo risolutamente la loro giusta rivendicazione del loro diritto inalienabile all’autodeterminazione e alla realizzazione delle loro legittime aspirazioni nazionali.

Signor Presidente, nelle ultime ore si sono verificati fatti molto preoccupanti. Il governo degli Stati Uniti d’America, credendosi sovrano del nostro continente con la scusa dell’illegale Dottrina Monroe, è intervenuto ancora una volta in una disputa territoriale che dura da più di 200 anni sul nostro territorio della Guyana Esequiba. L’origine della controversia risiede nell’espropriazione del nostro territorio da parte dell’impero britannico nel momento di massima violenza, nel corso del XIX secolo. L’aggressione imperialista fu imposta, fraudolentemente, dalle potenze dell’epoca nel 1899. Oggi il governo degli Stati Uniti d’America vuole appropriarsi delle nostre risorse petrolifere, utilizzando la società Exxon Mobil, che ha incorporato nel suo libro paga il governo della Guyana, che concede concessioni petrolifere in un mare territoriale illimitato in totale violazione del diritto internazionale. Non è possibile disporre unilateralmente del territorio conteso, ma il governo della Repubblica Cooperativa della Guyana persiste nella sua condotta illegale. Denunciamo che il governo degli Stati Uniti d’America intende militarizzare la situazione. Il Comando Sud sta cercando di creare una base militare nel territorio rivendicato, con l’obiettivo di creare una punta di diamante nella sua aggressione contro il Venezuela e consolidare l’espropriazione delle nostre risorse energetiche. La Repubblica Bolivariana del Venezuela ratifica il suo impegno per la pace, ma anche la ferma decisione di salvaguardare la propria sovranità e integrità territoriale.

Proteggere il cyberspazio  priorità strategica per le Nazioni Unite

La protezione del cyberspazio, la lotta alla criminalità informatica, la regolamentazione delle nuove tecnologie dell’informazione, dei social network e dell’intelligenza artificiale devono diventare una priorità strategica per le Nazioni Unite. Per recuperare lo spirito fondatore delle Nazioni Unite, è necessario mitigare i discorsi e le pratiche di odio e respingere inequivocabilmente i tentativi di alcuni settori di promuovere tendenze razziste, discriminatorie e xenofobe, che tentano di far rivivere e persino glorificare ideologie che credevamo essere superate, come il fascismo, il nazismo, il neonazismo, la supremazia bianca e il radicalismo nazionalista.

50 anni fa, un uomo giusto, che osò pronunciare grandi verità da questo stesso podio e invitarci a lavorare per un ordine economico internazionale più giusto, come il martire presidente Salvador Allende, fu assassinato dai fascisti che eseguivano gli ordini degli interessi del capitale transnazionale.

Doppi standard di chi si pretende difensore della democrazia: persecuzione contro Assange, Saab…

Con un doppio standard, coloro che pretendono di difendere le libertà diventano persecutori. Coloro che pretendono di difendere la democrazia attivano meccanismi di giudiziarizzazione politica per invertire i processi democratici o limitare la libertà di espressione, come nel caso di Julian Assange, che continua ad essere perseguitato politicamente da coloro che non gli perdonano di aver rivelato la vera natura dell’interventismo imperialista. Respingiamo inoltre la persecuzione dei diplomatici, in chiara violazione della Convenzione di Vienna, come è il caso del nostro diplomatico Alex Saab, rapito illegalmente dal governo degli Stati Uniti d’America. Chiediamo la sua liberazione immediata.

Un esempio di ciò sono le provocazioni irresponsabili della potenza militare più poderosa del mondo che, con la sua divisione del mondo in blocchi di potere, esacerba i conflitti, trascinando l’umanità in una corsa agli armamenti che può solo portare alla distruzione della vita sul pianeta. Una nuova e allarmante corsa agli armamenti distoglie risorse che avrebbero benefici per l’umanità, se fossero utilizzate non solo nell’agenda di finanziamento per lo sviluppo o nella lotta alla povertà, ma anche per affrontare la crisi alimentare e la crisi climatica che oggi perseguita il mondo.

Conferenza mondiale per la pace in Ucraina e Palestina, come propone il presidente della Colombia Gustavo Petro

Appoggiamo la proposta del presidente colombiano Gustavo Petro di convocare una Conferenza mondiale per la pace in Ucraina e Palestina.

Il mondo sta ancora affrontando una grande pandemia: gli effetti perniciosi di una politica di aggressione, manifestati nell’applicazione illegale di misure coercitive unilaterali contro un terzo dell’umanità. Le cosiddette sanzioni, che violano ogni norma del diritto internazionale e gli scopi e i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite, costituiscono violazioni di massa dei diritti umani di milioni di persone e vengono applicate, proprio, da coloro che poi cercano di presentarsi come paladini della difesa dei diritti umani. Costituiscono, inoltre, un deliberato attacco al diritto allo sviluppo di interi popoli e un ostacolo alla realizzazione dell’Agenda 2030.

La Repubblica Bolivariana del Venezuela è stata vittima di una crudele politica di aggressione e assedio. Sono più di novecentotrenta le misure coercitive unilaterali applicate contro il nostro Paese dal governo degli Stati Uniti d’America e dai suoi complici. Queste misure illegali hanno generato grande dolore e sofferenza per il nostro popolo, con perdite economiche che ammontano a più di 232 miliardi di dollari, il crollo precipitoso del nostro prodotto interno lordo e la confisca di miliardi di dollari di risorse sovrane sequestrate nel sistema finanziario internazionale, comprese trentuno tonnellate di oro sequestrate dal governo britannico presso la Banca d’Inghilterra.

Finire subito sanzioni ed embarghi unilaterali, liberare i Caraibi dalle coercizioni

Il Venezuela esige che si ponga fine, in modo completo, immediato e incondizionato, a tutte le illegali politiche di sanzioni ed embargo economiche, commerciali e finanziarie a cui sono soggette Venezuela, Cuba, Eritrea, Iran, Nicaragua, Siria, Zimbabwe e altre nazioni sorelle. Proponiamo la creazione di una “Zona Libera da Misure Coercitive Unilaterali” nella quale possiamo realizzare le nostre transazioni finanziarie e i pagamenti interbancari, e che ci permetta di garantire investimenti diretti e scambi legali tra le nostre nazioni, senza rischi o impedimenti arbitrari o punitivi parte delle potenze occidentali.

non cambiamo il clima, cambiamo il sistema (Hugo Chávez, 2009)

Stiamo affrontando una catastrofe climatica esistenziale per milioni di persone, in particolare per le nostre sorelle e fratelli nei Piccoli Stati insulari in via di sviluppo, sia nei Caraibi che nel Pacifico. Insistiamo sulla necessità di garantire un adeguato finanziamento al fondo perdite e danni, tenendo sempre presenti i principi di responsabilità comuni ma differenziate e di equità. Sappiamo che le risorse esistono, dove sono e chi le possiede. Come disse il comandante Chávez 14 anni fa, non cambiamo il clima, cambiamo il sistema. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di meccanismi di governance mondiale, in cui il Sud del mondo abbia un equo accesso ai finanziamenti internazionali. Finché non ci sarà una vera ed efficace riforma del sistema multilaterale in campo finanziario, gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, oggetto di questo incontro, sono destinati a fallire.

Eliminare l’apartheid finanziario

Il debito è un grave problema per i paesi in via di sviluppo e ci sono poche speranze che le cose migliorino presto se il sistema attuale non verrà radicalmente cambiato. La Banca Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale e gli istituti di credito occidentali in generale, mentre applicano bassi tassi di interesse ai loro amici, intrappolano i paesi in via di sviluppo con tassi di interesse impagabili, cosa che alcuni specialisti hanno definito apartheid finanziario criminale. Questo schema neocolonialista di saccheggio e di dipendenza deve essere eliminato alla radice.

Conferenza internazionale sulle migrazioni

Tra le grandi sfide che l’umanità si trova ad affrontare oggi, nel quadro di questa crisi sistemica globale, e dove questa Organizzazione ha un ruolo fondamentale da svolgere, c’è il fenomeno della migrazione internazionale. Non possiamo permettere che i migranti siano stigmatizzati e criminalizzati. Il presidente Nicolás Maduro chiede il sostegno delle Nazioni Unite per tenere in Venezuela una Conferenza internazionale, senza esclusioni, che raggiunga accordi e impegni congiunti per affrontare, da una prospettiva globale e umanistica, il fenomeno dei flussi migratori.

BRICS per il Nuovo Ordine Mondiale

I popoli liberi stanno costruendo un Nuovo Ordine Mondiale. Questo nuovo mondo pluripolare e multicentrico, di pace e prosperità economica, libero da egemonie, ancorato alla Carta delle Nazioni Unite, deve basarsi sui valori del vero multilateralismo, della cooperazione internazionale e della solidarietà. In questo senso riconosciamo il contributo del blocco BRICS, al quale il Venezuela aspira ad aderire, nell’attuale geopolitica mondiale e nella democratizzazione delle relazioni internazionali.

Venezuela sostiene le tre iniziative globali della Cina

Applaudiamo anche gli sforzi dei paesi che contribuiscono al dialogo, alla comprensione, alla pace globale e al progresso comune, come la Repubblica Popolare Cinese. Il Venezuela sostiene la sua Iniziativa per lo sviluppo globale, la sua Iniziativa per la sicurezza globale e la sua Iniziativa per la civiltà globale. È con sforzi comuni, nello spirito di complementarità, solidarietà e cooperazione, che possiamo cambiare la rotta verso un destino comune di prosperità e stabilità per tutta l’umanità.

Sul Venezuela negli ultimi anni c’è molta disinformazione, diffusa attraverso i grandi media e i social network. Non sono mancati i tentativi di seminare una matrice mediatica, attraverso le cosiddette “fake news”, con le quali si intendeva dispiegare un intervento umanitario nel nostro Paese e in flagrante violazione della nostra sovranità.

Coloro che hanno cercato di sottomettere il nostro popolo attraverso il terrorismo economico, la fame e le malattie, l’invasione straniera, l’assassinio frustrato contro il nostro Capo di Stato e di Governo e l’imposizione di entità fittizie per promuovere un’agenda di cambiamento di regime e facilitare il furto di beni e proprietà nazionali, hanno fallito miseramente. Ancora una volta, nel 2024, ci recheremo civicamente e massicciamente nei seggi elettorali, per ribadire il nostro sostegno al progetto bolivariano, rivoluzionario e socialista avviato dal Comandante Eterno Hugo Chávez Frías.

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Mia Amor Mottley

Primo Ministro di BARBADOS

TESTO CONDENSATO IN ITALIANO:

Vorrei innanzitutto congratularmi con il mio caro fratello di Trinidad e Tobago per aver assunto l’ufficio di presidenza di questa Assemblea Generale.

Quante strade dobbiamo percorrere, solo per arrivare alla porta, solo per sentirci dire che la porta è chiusa? Queste non sono le mie parole. Queste sono le parole di Rocky Dawuni, un famoso artista reggae del Ghana, le sue parole suonano perché, in un senso molto reale, percorreremo le strade, solo per sentirci dire che è troppo tardi? È troppo tardi per salvare quante più persone possibile dalla crisi climatica? È troppo tardi per salvare quante più persone possibile dai conflitti bellici? È troppo tardi per essere in grado di fornire il cibo di cui così tante persone hanno bisogno mentre riflettiamo sul fatto che è probabile che nel mondo ci saranno più persone affamate nel 2030 rispetto al 2015? Oppure, arrivando ai numeri fondamentali, 735 milioni di persone hanno sofferto la fame cronica lo scorso anno, in un momento in cui tanti altri avevano così tanto da buttar via e da usare.

norme ONU per l’intelligenza artificiale

Viviamo in un mondo in cui la generazione di notizie false è quasi un evento quotidiano e in cui le persone agiscono in base a tali premesse senza considerare se la notizia sia vera o meno. Il ruolo che l’intelligenza artificiale generativa, svolgerà nel nostro mondo, dovrà essere per scopi buoni e non malvagi. Ma se vogliamo garantire che sia così, allora occorre un quadro adeguato per mettere in atto un’azione normativa.

responsabilità delle multinazionali

I record delle multinazionali impegnate nel settore dei combustibili fossili dimostreranno che esse hanno sempre conosciuto, per un periodo di tempo considerevole, le conseguenze delle loro azioni. E anche se loro stessi non sono la causa immediata, la causa è l’assenza di tecnologia in grado di limitare ciò che emettono. E per estensione, quindi, devono assumersi la responsabilità. Non possiamo andare oltre senza un impegno significativo e credibile delle compagnie petrolifere e del gas. Le loro azioni sono ugualmente sostenute da quello che chiamo il gruppo FIT: le istituzioni finanziarie, le compagnie di assicurazione e le compagnie di trasporto. Anche loro sono altrettanto responsabili e devono farsi avanti. L’idea che si possano preservare i beni pubblici globali solo con il denaro pubblico ignora il fatto che negli ultimi 50 anni abbiamo visto il dominio assoluto dei mercati capitalistici portare a un consolidamento della ricchezza e quindi la capacità di svolgere il proprio ruolo deve essere chiamata in causa dal resto di noi. Oggi abbiamo una Banca Mondiale che per la prima volta riconosce che dovrebbero esserci clausole di sospensione del debito, clausole di pausa del debito, come le chiamano loro. La nostra battaglia ora è garantire che le clausole di pausa non siano solo per strumenti futuri, ma per strumenti esistenti. In caso contrario, non aiuterà molti. I mercati devono essere educati sul motivo per cui il capitale a lungo termine è l’unica salvezza per i paesi in via di sviluppo e, in ultima analisi, per le persone e per il pianeta.

E amici miei, anno dopo anno parliamo della necessità di una leadership strategica morale globale. Non entrerò in tutti i dettagli. Ma nella mia regione, in Africa, in America Latina, nel Pacifico ci sono troppi esempi di carenze.

Haiti non si può più usare come pedina

Rispetto al governo di Haiti, un governo di unità nazionale potrebbe essere l’unico ponte che può portarci alla salvezza. Dico semplicemente a coloro che agiscono in nome del popolo di Haiti che è necessario scendere a compromessi nel costituire quel governo di unità nazionale. Voglio ringraziare i governi del Kenya e del Ruanda, che già 12 mesi fa si sono impegnati a fornire il tipo di sostegno istituzionale e di leadership di cui ha bisogno la polizia haitiana. Ciò di cui non hanno necessariamente tenuto conto è la continua riduzione del numero degli agenti di polizia, in gran parte a causa delle persone che fuggono [verso] terre con maggiori opportunità. Spero che coloro che costituiscono i membri del Consiglio di Sicurezza riconoscano che non possono usare Haiti come una pedina perché hanno sofferto troppo a lungo e per mano di troppi.

Cuba vittima di 60 anni di embargo, e di calunnia

Torno ora alla storia di Cuba, che Cuba può aiutare tante persone in questo mondo, eppure è vittima di un embargo che dura da oltre 60 anni, ma peggio ancora, la designazione come Stato sponsor del terrorismo è sbagliata, sbagliata, sbagliata. Abbiamo lasciato Cuba la settimana scorsa e ciò che il popolo cubano è chiamato ad affrontare ogni giorno, a causa di questa designazione da parte una presidenza morente, è sbagliato. E le voci della comunità globale, molte delle quali hanno beneficiato dell’assistenza cubana, devono restare unite e poter dire che non possiamo combattere queste battaglie quando abbiamo bisogno di tutti per salvare il pianeta. La divisione artificiale tra chi ha ragione e chi ha torto e chi è buono e chi è cattivo agli occhi di coloro che sono potenti non può continuare a essere il modo in cui funziona questo mondo.

Venezuela: le norme doppie di USA ed europei

Venezuela. È probabile che il prezzo del petrolio superi i 100 dollari. Quando gli Stati Uniti d’America e molti paesi d’Europa decisero di riconoscere  Guaido senza che ci fosse una presidenza da assumere per lui perché non aveva affrontato elezioni, poco a poco abbiamo visto le persone applicare i loro cuori alla saggezza e riconoscere che la Carta delle Nazioni Unite non ammetteva questo tipo di conferimento incostituzionale della presidenza a nessuno. Oggi non è possibile che la Comunità caraibica non possa avere accesso ai prezzi agevolati che il governo e il popolo venezuelano sono disposti a mettere a disposizione dei suoi vicini per ridurre al minimo le sofferenze. Com’è possibile che Chevron e l’Unione Europea abbiano accesso al petrolio e al gas del Venezuela, ma il popolo dei Caraibi non può accedervi con lo sconto del 35% offerto dal Venezuela. Com’è possibile che nel mio paese dovremmo sostenere un costo pari a un ulteriore 4% del PIL semplicemente perché le norme che valgono per uno non lo sono per l’altro?

Responsabilità fiscale in capo all’ONU per salvare il pianeta

Altre cose di cui possiamo discutere. Sosteniamo l’assunzione da parte delle Nazioni Unite della responsabilità fiscale. Siamo arrivati a un punto in cui dobbiamo ringraziare per i progressi compiuti, ma impegnarci nuovamente. La missione è quella di poter salvare il pianeta e di dare alle persone del mondo le migliori opportunità di vita che sono loro necessarie come esseri umani; poter salvare la biodiversità di questo mondo, salvare i suoli di questo mondo che devono nutrire il cibo che mangiamo, poter permetterci di avere accesso all’acqua sicura. Il Consiglio di Sicurezza deve mettersi nella posizione non di parlare di cambiamento climatico, ma di proteggerci dalla crisi climatica. Se non adottiamo un approccio proattivo, ne saremo davvero vittime.

con la visione e l’azione di Nelson Mandela

Ciò che conta è l’azione di ciascuno e di ogni singolo paese in questo contesto. C’è speranza perché gli esseri umani vogliono sopravvivere. Ma il problema è che coloro delle cui azioni abbiamo più bisogno potrebbero essere così fiduciosi della loro sopravvivenza da non agire abbastanza presto per noi. E dico, percorreremo la strada per poter arrivare ai cancelli solo per scoprire che è troppo tardi e che i cancelli sono chiusi. Per alcuni sarà aperto ma per molti sarà chiuso. Sapete, la visione senza azione, ci ha detto Nelson Mandela, è solo un sogno. E l’azione senza visione fa solo passare il tempo. Ma la visione e l’azione possono cambiare il mondo.

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traduzione a cura di Trancemedia.eu
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In preparazione: Interventi in Assemblea Generale ONU da Africa e Asia – con servizi analoghi a questo, saranno postati a fine ottobre nella rubrica LA CURA di Trancemedia.eu – a presto!


 

10 Ottobre 2023

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