L’Alta Velocità ferroviaria ha registrato, in termini di costo, il più colossale investimento pubblico dai tempi di Traiano. Non una spesa minore, una fra tante, ma la maggior spesa assoluta. I suoi mutui, cari non-estinti, ci accompagneranno per vari decenni ora che la maggior parte delle linee è completa.
Tracciati mastodontici, come quelli su cui corrono le Frecce e Italo, in Germania non saranno più costruiti. La Germania per il futuro ha scelto la via leggera del Pendolino, che in Italia era stato sviluppato, brevettato, industrializzato – e svenduto.
Il risultato, nell’Alta Velocità, è stato costruire con 10 milioni di euro 160 metri di binari e opere collaterali. Una cifra con la quale in Francia e in Giappone si è costruito un chilometro o più. Così si è arrivati a spendere oltre cento miliardi di euro invece di una ventina scarsa – tutto capitale e interessi iscritti come passivo nel bilancio dello Stato, aggravato anno dopo anno sino a oggi.
Nella spesa pubblica, i tagli a sanità, istruzione, ferrovie locali-notturne-merci, manutenzione strade, cultura diventano drammatici dal 2007. Data non casuale: nel 2005 Eurostat aveva rivisto i conti dell’Alta Velocità italiana (foto sopra) e aveva imposto di iscrivere ai passivi dello Stato debiti aggiuntivi per quasi 13miliardi di euro, in un sol colpo. Ma il costo totale delle nuove linee ha poi superato il decuplo di quella cifra, senza contare i tunnel transalpini.
Saltano fuori come un coniglio magico: sono i passivi nascosti, larvati nelle finte SpA attinenti alla nuova costosissima ferrovia. Sacrificio una tantum? No, perché continuano i costi per capitale, interessi, arbitrati, su una ferrovia sei volte più cara che in Francia, sette o otto volte più che in Spagna. Un articolo de La Stampa online (2008) conferma l’accuratezza di questa diagnosi, con le parole di una testata da sempre favorevole ai grandi investimenti TAV.
Nel frattempo, molti pendolari sono dovuti tornare all’auto. Chi viaggiava tra Nord e Sud con gli espressi notturni è stato spinto sugli aerei. Il trasporto merci è stato largamente smantellato e deviato su strada. L’Alta Velocità ferroviaria ha messo persone e cose su gomma e su ali: l’ideale per il clima, e per la bilancia dei pagamenti!
La pratica nuova (post-Tangentopoli) di intese tra politica, finanza, media e consorterie ha generato un metodo poi viralmente applicato come paradigma in mille pretese innovazioni e riforme. Ne risultano impatti violenti sulle voci di spesa più onerose per i contribuenti (e rischiose per i risparmiatori): sanità, trasporto, utilities.
Non resta capacità per finanziare il riassetto del territorio, mentre il modello di futuro del secolo scorso accelera i cambiamenti climatici.
la democrazia elettorale formale sottende con frequenza il comitato di affari
Con il modello “TAV” i partiti della cosiddetta seconda repubblica si emulsionano al punto che nelle nuove metropoli (un vanto?) i rappresentanti sono spesso accorpati in liste uniche, ove la democrazia elettorale formale sottende con frequenza il comitato di affari. Ancora nel 2018 la proposta del Fronte Repubblicano, avanzata dall’ex ministro Calenda in maggio, mira a riesumare le larghe intese del cartello oligarchico. Con queste intese, la libertà di stampa ha toccato il minimo dai tempi delle leggi speciali mussoliniane; senza violenza di solito, ma con l’autocensura indotta in chi è consapevole del ‘gioco di squadra’ nei media sovradimensionati, indebitati, ricattabili e obbedienti.
Investigare oggi l’Alta Velocità equivale a indagare il colossale business che si giocherà per decenni sul nostro patrimonio collettivo e sui risparmi privati. Afferrare il paradigma del Mose, dell’Expo, dell’autostrada tirrenica, della Orte-Mestre, delle altre opere di grande impatto. D’altra parte è una necessità storica, dato che le inchieste della magistratura sul “sistema” si sono arenate nelle prescrizioni.
Mentre emergono nuove sensibilità ambientali e di visione economica, è necessario formarsi un giudizio utile per disegnare modelli davvero democratici, o semplicemente per conoscere i mille trucchi delle decisioni e delle procedure, e impedire ulteriori applicazioni dei modelli disastrosi.