CAMBIARE L'EUROPA

Per i Sì TAV onesti è l’ora dell’autocritica, della rettifica

La Corte dei Conti UE
boccia il TAV Torino-Lione

Buona volontà e onestà intellettuale possono liberare il Mont Ambin dalla minaccia del lunghissimo tunnel alla base delle Alpi, una mega-opera climalterante, idrovora, inquinante negli ecostistemi e nella pubblica moralità. Non si può più ritardare, oppure tutte le misure post-covid prenderanno una via infetta.

Redazione Trancemedia.eu

La Corte dei Conti Europea ha calcolato i ritardi e i costi lievitati della mega-opera TAV Torino-Lione e li ha finalmente accoppiati con l’agenda climatica. 

Al punto 38 del suo rapporto gli esperti consultati dalla Corte hanno concluso che le emissioni di CO2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura. Per di più, quella previsione dipende dai livelli di traffico: se i livelli di traffico raggiungono solo la metà del livello previsto, occorreranno 50 anni dall’entrata in servizio dell’infrastruttura prima che le emissioni di CO2 prodotte dalla sua costruzione siano compensate.

La compensazione del CO2 comincerebbe dunque nel 2085, quando il pianeta sarà diventato invivibile!

Dato che il movimento NO TAV e gli scienziati – che ne sostengono le ragioni a partire dallo studio della realtà – denunciano da tempo queste evidenze, ci rivolgiamo specialmente ai politici ex-comunisti: i numerosi parlamentari, consiglieri regionali e comunali, che più o meno sporadicamente sono stati cooptati nelle regìe politiche e amministrative e che oggi in nome di un’astratta coerenza, a seconda degli interlocutori che hanno davanti a sé, dichiarano di essere freddi verso l’inutile tunnel di base e tuttavia continuano a sostenerlo definendolo, in assenza di qualsiasi ragionevole argomento, ineluttabile

Da queste persone – che ai tempi della loro militanza comunista hanno avuto modo di conoscere o praticare autocritica e revisione – ci attendiamo che il ravvedimento sia pubblico, argomentato e seguito da una concreta rettifica. Diversamente sarà lecito concludere che chi continua a sostenere questo crimine ambientale aiuta a nascondere legami, pratiche corruttive o scambi di favori certo non infrequenti in un paese che da decenni importa, tra le peggiori pratiche anglosassoni, quella dello spoils system.

In quel caso la sorveglianza civica saprà essere così accurata da imporre loro non una semplice autocritica e un cambiamento diametrale di rotta, ma una chiamata a correo in modo che finalmente si possano applicare i metodi della lotta antimafia alle attività lobbistiche di cementificazione e avvelenamento ambientale. Attività che dagli anni ’80 sottostanno all’intero progetto alta velocità, nato vecchio a dispetto della propaganda, concepito e costruito con inutili linee dedicate (tranne una minoranza di percorsi) prive della dovuta flessibilità, dunque del tutto inadatte al territorio italiano che non è quello della Francia o della Cina. Queste linee hanno già contribuito sia alla cementificazione del territorio, sia al cambiamento climatico, sia al danneggiamento delle risorse idriche, in un quadro di legiferazione criminogena che ha di fatto legalizzato la corruzione nelle opere pubbliche e l’indebitamento delle generazioni future.

Marginali di fronte all’evidenza della minaccia climatica e sanitaria, ma comunque non trascurabili, in particolare nella prospettiva di un’indagine binazionale ed europea su fondi neri “pro Tav”, sono da ricordare anche i seguenti dati di fatto:

sull’Italia pesa il 78% dei costi del tunnel, benché due terzi di questo sia in territorio francese (questo grazie all’accordo siglato dal governo Berlusconi);

la Francia non ha mai impegnato nel bilancio della République le risorse per la realizzazione della sezione transfrontaliera del tunnel;

la Francia ha dichiarato che, fino al 2038, non si impegnerà a fare gli studi per capire se costruire una nuova linea ferroviaria AV al di là del tunnel. Un buco (in una montagna ricca di acque) con il nulla intorno.

Nei giorni precedenti la pubblicazione della Corte dei Conti Europea – grazie all’iniziativa di PresidioEuropa No TAV – un gruppo di 11 eurodeputati ha depositato il 3 giugno un emendamento alla legge europea sul clima “per garantire un progresso continuo verso il raggiungimento della neutralità climatica”. I deputati europei che intendono distinguere il proprio mandato per coerenza sociale e ambientale hanno ora un punto di appoggio concreto: lo usino.

20 Giugno 2020

Suggerimenti