Notice: Function _load_textdomain_just_in_time was called incorrectly. Translation loading for the acf domain was triggered too early. This is usually an indicator for some code in the plugin or theme running too early. Translations should be loaded at the init action or later. Please see Debugging in WordPress for more information. (This message was added in version 6.7.0.) in /var/www/trancemedia/wordpress/wp-includes/functions.php on line 6121
La trance di ritorno, un invito all’editoria e alla produzione indipendenti | Trancemedia.eu

La trance di ritorno, un invito all’editoria e alla produzione indipendenti

de-mistifica la democrazia
per correggerne la traiettoria
MISSIONE ORA VITALE


STRATEGIE

Apriamo la porta nascosta

Il declino della dimensione critica nelle democrazie
e la potenza decisionale moltiplicata dalla tecnologia.
Sorvegliare, editare: il nostro programma.

Se pensi alla politica, non in “quel” senso però, Trancemedia.eu ti sarà utile. Perché è un’edizione ma sopra tutto una rete. I lettori sovente ne diventano autori. Trancemedia.eu vuole essere inclusiva però esigente, cerca la qualità ed esclude il servilismo. E guarda avanti senza lasciarsi confondere.

Trancemedia.eu lavora in uno spazio di frontiera, un luogo-tempo che apparentemente non conosce più lotte di classe e ideologie contrapposte: un cono d’ombra fra arcinoto, taciuto, falsato; fra miliardi e disastri; fra guerra e opere pubbliche (ricorda Luigi Einaudi), dove la finanza ha troppi zeri e genera gravi rischi sia per l’ambiente sia per i soldi della gente, ma anche – sempre più spesso – s’inerpica sulle faglie geopolitiche del palcoscenico globale.

i mega, giga, tera-progetti, in particolare quelli più dannosi e rischiosi, viaggerebbero imposti a tutta velocità – salvo impedimenti

Con Trancemedia.eu torniamo alla realtà attraverso la porta nascosta, letteralmente “strategica”, che connette politica e macro-economia, in uno scenario di finanza e tecnologia ove i mega, giga, tera-progetti, in particolare quelli più dannosi e rischiosi, viaggerebbero imposti a tutta velocità – salvo impedimenti da parte delle popolazioni. Impedimenti che, con crescente frequenza, esprimono paradigmi progettuali evoluti, degni di sostituire i vigenti archetipi di una modernità ormai senile.

Perché porta nascosta? Di tanto in tanto, quando è impossibile evitarlo, dalla porta sguscia fuori (è accaduto da poco) che per trent’anni le previsioni del traffico in un certo tunnel (il noto Torino-Lione 2) erano sovrastimate e che, se le cifre fossero state calcolate con realismo, forse il progetto non sarebbe mai iniziato. A un errore non sempre corrisponde un intenzionale nascondimento; ma su quel progetto, definito a-priori irrinunciabile, l’errore è stato con solennità confermato per decenni, e ogni volta è stato ripreso e cantato da tutta la stampa che conta. Poi, a cascata, coralizzato da ogni testata che non fosse una marginale fanzina NO-TAV.

Una mistificazione di questa ampiezza si è avviata anche per il gasdotto TAP, vettore della distopia chiamata Italia hub del gas, per il quale i media hanno giocato addirittura un ruolo istituzionale, cioè la promozione del programma di insieme (lo hub appunto). Infatti, per evitare problemi, i proponenti hanno pensato di far valutare individualmente i singoli impianti che, dall’appprodo di TAP nel Salento, risalirebbero le faglie sismiche dell’Appennino su su fino in Lombardia. Così il progetto d’insieme poteva essere oggetto di propaganda, ma senza subire valutazioni socio-ambientali troppo accurate perché le varie tratte sono descritte, agli uffici competenti, per blocchi separati e in tono minore.

Sono passati otto decenni da quando il keynesismo faceva lavorare i disoccupati e costruiva strade nel Nuovo Messico. Oggi per le mega-opere lavorano le macchine, l’investimento è ad alta intensità di capitale e la domanda di mercato è lungi dall’incoraggiarlo. Ma quel che più inquieta è il connubio tra impatto sull’ambiente e sul debito/risparmio, semplificazione delle procedure, gestione impositiva e forzata, ceto politico e finanziario interessato (giga-mutui, caro Einaudi), assenza di critica nell’informazione. “Non c’è Pravda nelle Izvestia – non ci sono Izvestia nella Pravda” scherzavano i russi sotto Breznev, per gli europei i piani d’infrastruttura del neoliberismo dirigista e pianificato godono di analoga credibilità.

l’innovazione, se non è rispettosa, è neo-nazista

L’infrastrutturazione non-necessaria è un serio problema in un paese dove ogni secondo si cementificano tre mq di suolo (Ispra); investirvi il denaro del risparmio postale (o fornire garanzie dal bilancio pubblico) è azzardato di fronte a una domanda incerta; imporre a popolazioni e territori rischi e danni ambientali è un sopruso, spesso un delitto. L’espressione sembra forte, ma se ci pensi è solo oggettiva: nel XXI secolo delle macchine e della finanza col cappello appeso sempre più in alto, l’innovazione, se non è rispettosa, è neo-nazista. Questo è il quadro che ci spinge ad agire per un ritorno alla realtà, per una consapevolezza che riguarda ognuno e anche l’acqua, l’aria e le altre specie.

 

Suggerimenti



IL NOSTRO MONDO

Sorvegliare-Impedire
Progettare

Ribelli, resistenti, dissenzienti.
Sorveglianti, propositivi, sperimentali.
Sono i cittadini del loro territorio
e del mondo che evolve

Il diritto di resistenza e la capacità d’impedimento sono modi di azione strutturanti del campo politico, forme legittime e sostenibili dell’intervento della società in politica. Lo dimostra, con una ricca bibliografia ancorata in sette secoli di storia europea, il politologo francese Pierre Rosanvallon. Una dozzina di anni fa ha segnalato il riemergere e la nuova importanza di queste espressioni basiche, primarie, di democrazia.

sovranità d’impedimento

Nel saggio La Contro-democrazia, la politica nell’età della sfiducia (2006), un terzo del lavoro è dedicato alla “sovranità d’impedimento”, originaria forma di pensiero politico nell’Europa dal XIII al XVI secolo (a vero dire preceduta da due secoli di pratiche dei Comuni italiani), in cui eccelle il laico lavoro di Marsilio da Padova.

La sostanza originaria del pensiero è proprio basica: se non c’è opposizione, ogni scelta del potere è legittima. Se c’è resistenza, essa legittima chi riesce a resistere opponendosi. Questo concetto sarà definito da Montesquieu nel 1748 con L’Esprit des Lois: “Chiamo facoltà di statuire il diritto di ordinare o di correggere quanto è stato ordinato da un altro. Chiamo facoltà d’impedire il diritto di rendere nulla una risoluzione presa da altri”. In breve, il diritto di resistenza appare nel pensiero politico e giuridico della modernità quando la nozione del diritto di voto ancora non aveva senso.

Il ritorno di attualità e la nuova pregnanza del diritto di resistenza e della sovranità d’impedimento, secondo Rosanvallon, sono appropriati nella politica negativa che accompagna il declino della dimensione critica nelle democrazie del XXI secolo, private di contrapposizioni sistematiche e di classe, con una rappresentatività d’immagine forgiata dal marketing politico. Nella società in cui viviamo, la democrazia sopravvive grazie alle manifestazioni d’impedimento e anche di separatismo; è loro merito se lo scetticismo non diventa assoluto cinismo.

come se i resistenti non avessero che la scelta fra jacquerie ed elezioni

Come se i resistenti non avessero che la scelta fra jacquerie ed elezioni, Rosanvallon non considera però l’aspetto forse più interessante: i progetti alternativi che nascono dalle resistenze più evolute. Le sue coordinate di controdemocrazia (sorveglianza, impedimento, giudizio), esercizio democratico dal basso quando la democrazia istituzionale perde l’àncora popolare e critica,  moltiplicano la loro forza democratica quando il progetto sorvegliato-impedito-giudicato è sopravanzato da un progetto concorrente e più adeguato, concepito nella resistenza.

Ne troviamo utile definizione, benché a contrario, in un macro-economista specializzato in infrastrutture, dunque in fine anch’egli un politologo: il danese Bent Flyvbjerg della Saïd school di Oxford. Egli osserva che spesso, con rappresentazioni idealizzate di costi e benefici, si affermano “opere” molto più care del previsto, i cui risultati deludono le promesse. Opere che disseccano o inquinano territori, che facilitano disastri. Opere anticamera del fallimento di Stati, regioni, città. Opere inefficienti per tutti tranne il consorzio dei realizzatori. Flyvbjerg osserva che in molti casi il survival of the unfittest, la sopravvivenza dei più inadeguati, è la legge perversa delle decisioni sui megaprogetti. I progetti più seducenti su carta, sponsorizzati da potenti lobby e sostenuti acriticamente dai media, si rivelano essere i peggiori, i più inadeguati, nella realtà. Con dati falsificati, eclissano i progetti più utili e validi, spesso di minori dimensioni, rappresentati in modo aderente alla realtà.

la democrazia della
post-post-modernità

Trancemedia.eu riserva priorità alle resistenze e ai loro progetti. La trance di ritorno consiste nel cogliere il valore d’uso della resistenza e rafforzare l’adeguatezza, la superiorità delle alternative disegnate da chi resiste. Siamo convinti che la democrazia della post-post-modernità cominci da qui e vogliamo aiutare a disegnarne, in rete, la piattaforma per gli anni ’20 del XXI secolo.

 

Suggerimenti



VIVERE LA TRANCE DI RITORNO

In una rete sociale,
ma schietta!

Dipendenti dai soli Lettori e dalla nostra coscienza,
non siamo Fakebook né Rousseau, infatti la nostra piattaforma è chiara.


NIMBY PRIDE. I nimby fanno i selfie? Noi li pubblichiamo (dopo revisione) e riconosciamo loro il diritto d’Autore. Trancemedia.eu fa rete sociale con i reietti, e con orgoglio! Non tutti sanno che l’espressione nimby (not in my backyard, non nel giardino dietro casa mia) fu coniata nell’America degli anni ’50 come sarcasmo del potere verso quegli abitanti delle periferie che rifiutavano l’installazione delle prime giganti discariche. Da allora, ai nimby, i media attribuiscono una sindrome di grettezza, egoismo, imprevidenza, idiozia.

Invece, se quei primi nimby avessero avuto gli strumenti per sviluppare la critica, la resistenza, la progettazione alternativa sino al punto di spezzare il paradigma dell’ammasso di rifiuti, oggi la Terra starebbe meglio e l’umanità sarebbe grata per l’impedimento. Il nimby, quando si oppone a qualcosa che non deve stare nel giardino di nessuno, agisce da anticorpo verso la sindrome che distrugge il pianeta. Ed è un nostro Autore potenziale, attraverso i Suggerimenti che ad ogni passo gli sollecitiamo.

ALTRA SCIENZA NORMALE. Molta scienza normale che ereditiamo dal secolo “breve” ha esaurito il proprio ciclo vitale. L’esperienza sui mega-progetti ha sconfessato la scuola di Chicago, che da una quarantina di anni domina il mondo e dal cui pensiero unico una Giuditta della consapevolezza non ci ha ancora liberati. Il Milton-Friedman-thought ha occupato Stati e istituzioni e ha imposto uomini e politiche del disastro, a governare gli effetti anziché le cause. La finanza di progetto, i partenariati pubblico-privati sono i miseri strumenti di un inganno planetario, mirato al furto di denaro pubblico e alla distruzione di beni comuni. Chi si mette di traverso vede ben presto che la mano invisibile dei mercati è in realtà la mano nascosta dei golpisti. E, quando suggerisce contenuti, ottiene tutta la nostra attenzione editoriale.

Nuovi paradigmi (energetici, trasportistici, sanitari, ecc) si abbozzano di continuo nella resistenza alla imposizione reiterata di conclamati errori. Quanto emerge dai ribelli, dai resistenti, dai dissidenti deve essere discusso, valutato senza preconcetti e con tutto il sapere disponibile, prima di essere validato in un quadro galileiano. A questo serve la revisione (peer review) che attiviamo sui Suggerimenti dei Lettori. Quando la revisione esperta non è conclusiva, ci affidiamo alla coscienza della redazione. Come norma generale, rispettiamo ogni contributo intellettuale, in forma testuale o filmica o sonora che sia, nella lettera e nello spirito. In principio, un Suggerimento validato nel peer review è pubblicato verbatim. Talvolta condensiamo i testi, mai li riassumiamo abusivamente. Il Lettore sovente è invitato a sviluppare il suo pensiero e l’espressione, e a valutare eventuali interpolazioni suggerite dalla redazione. L’interazione è a tutta prima informatica, ma ben presto diventa umana.

Rapido focus su un nuovo segmento al quale dedichiamo crescente lavoro. Obbedienze distruttive, basta. Lorenzo Marsili e Yanis Varoufakis, nello scritto “Tre tesi sull’Europa” (in “Indicativo Futuro, le cose da fare”, edizioni Gruppo Abele, 2017), propongono la disobbedienza costruttiva per cambiare tutta la politica, dal livello municipale a quello europeo. Consapevoli dell’assenza di democrazia nei processi decisionali europei, invitano le istituzioni locali a disobbedire a politiche e direttive della Commissione e a contrastarle con contro-proposte costruttive. Definiscono “costruttiva” ogni disobbedienza locale che non crei sofferenze altrove. Il momento eccezionale dell’Europa è quello di una grande trasformazione in atto: l’uscita di questa Europa – un sistema in crisi e agli sgoccioli – da se stessa, per ritrovarsi, deve essere virtuosa e umanista. Suggerimenti e testimonianze di disobbedienza costruttiva sono pertanto accolti con speciale riguardo dalla nostra redazione.

21 aprile 2018, Sulmona. Disobbedienze costruttive: sindaci Sulmona, Valle Peligna, Abruzzo. 


ALLA RICERCA DI UN’ECONOMIA EDITORIALE “CIRCOLARE”.
In un’economia circolare l’attività economica costruisce e ricostruisce continuamente la salute d’insieme del sistema. Avviando TAV CHI SÌ e NOI NO FORZATI FOSSILI sapevamo di partire in un’impresa pluriennale, di non poterci aspettare un rapido successo di mercato; pertanto decidemmo di non fare ricorso al crowdfunding né di tentare improbabili co-produzioni con il mainstream. I progetti, nati rispettivamente nel 2013 e nel 2015, sono come piante di carciofo: pluriennali, con due anni di avviamento (lo sviluppo prima della prima pubblicazione ha avuto per entrambi quella durata), e altri 4-5 presumibili anni di sviluppo ulteriore, coda lunga commerciale, possibilità di ri-uso alla conclusione del ciclo.

Disponiamo di tecnologia ideata, sviluppata e testata in sedi di ricerca; parte di essa riguardava le interazioni tracciabili tra membri di reti sociali. La ricerca Creanet 2001-03 (da noi condotta in un consorzio I-F-E-UK) aveva infatti costruito una rete sociale (al tempo non esistevano) capace di asseverare la proprietà intellettuale individuale dei contributi in uno spazio transnazionale di creazione collaborativa informale.

Nessun successivo ‘social network’ si è mai dedicato a questa problematica, di interesse precipuo della produzione/editoria indipendente. Qui il primo elemento di circolarità: il Lettore che diventa co-Autore, e il secondo: la costruzione di rete nell’indipendenza. A lato, il ri-uso (e l’ulteriore sviluppo) di tecnologia valida. Una nota importante: nessun social network pubblica il ‘core’ delle proprie procedure; noi possiamo farne piena dischiusura con gli altri Editori e Autori nella rete – nonché in sede tecnica e scientifica.

Altri concetti di economia circolare che implementiamo sulla piattaforma sono conseguenti: la visibilità dei processi di sviluppo (trasparenza per la piena visibilità, contrapposta alla ‘trasparenza’ dei colossi IT che serve a rendere invisibili i processi), la de-materializzazione dei semilavorati (tutto digitale per ora), l’intelligenza connettiva basata sui riscontri fra pari.

Parliamone e collaboriamo!

Claudio Papalia

Suggerimenti


 

Trancemedia.eu – LA TRANCE DI RITORNO ALLA REALTÀ
sperimenta, aggrega, produce contenuti transmedia di realtà.
Ricerca nuovi approcci editoriali e culturali nel secolo
che vede crollare i paradigmi della modernità passata.
Ambiente, territori, energia, democrazia, debito,
con le relative collisioni, sono temi ricorrenti
della nostra attività editoriale partecipata online in una dimensione alter-europeista.


© Copyright 2015-2025 by Fert Rights srl. Tutti i diritti riservati. CCIAA Torino 08184530015