L’agronomia non è una scienza esatta, ma una scienza umanistica perché ha a che fare con il vivente. Non è una scienza che calcola, ma che comprende. Una scienza che ascolta, che incontra, che osserva, che riconosce l’altro come nei rapporti umani. L’agricoltura non è Natura ma con la Natura e nella Natura ed è lecita e positiva se fa proprie le leggi della Natura stessa.
Queste parole di Stefano Bellotti sono un messaggio politico per il 99% degli umani. Stefano ha lasciato il mondovino durante la vendemmia 2018, la quarantatreesima della sua vita attiva. Il 6 ottobre la Cascina degli Ulivi di Novi Ligure festeggia la sua eredità morale e cognitiva, viva più che mai.
Nel suo contributo a “Filosofia e prassi del vino naturale” curato da Paolo Quintavalla, Stefano Bellotti racconta così i debutti del suo lavoro: “Certamente mi sono trovato a un bivio perché da una parte c’era la cosiddetta modernità che mi spingeva ad andare in una direzione e, dall’altra, c’era il mio istinto che mi spingeva ad andare in direzione contraria. Io ho scelto senza incertezze il biologico perché avevo una formazione ecologista. Vedere che il contadino aveva ormai il cappio al collo con il ricatto di “compra un sacchetto”, poi comprane un altro, poi comprane un altro ancora, per creare una dipendenza totale dall’industria chimico-farmaceutica – mi insospettiva.
Mi dicevano: “Tu sei contro il progresso. Il mondo sta andando in quella direzione”. Ho scelto subito il biologico e ho cominciato a fare il vino senza artifici. Io non avevo letto Columella però il mio ragionamento era: se il processo di fermentazione dell’uva può avvenire naturalmente, perché devo farlo in un altro modo? Perché andare a cercare artificio dove c’è un processo naturale che, conoscendolo e assecondandolo, mi porta a risultati anche migliori? Avendo fatto questa scelta ho incontrato tanti detrattori, persone che mi dicevano se ero matto e non sono mancati anche gli attacchi violenti.