Il federalismo è senz’altro il cuore del pensiero di Cattaneo, quello per cui è più conosciuto. “Federalismo”, però, quasi come “democrazia” o “libertà”, è un concetto su cui si sono sedimentati i più svariati significati, al punto da poter essere utilizzato per dire qualunque cosa. Anche il pensiero di Ocalan, che negli ultimi anni ha avuto una diffusione prima sconosciuta, è incentrato sull’idea del “confederalismo”, nel suo caso accompagnato del termine “democratico” a definire, in senso letterale, che si tratta di una confederazione di popoli e non di Stati.
il federalismo è la teorica della libertà, l’unica possibile teorica della libertà
L’idea federalista di Cattaneo non si riferisce a una modalità più efficiente di governo, a un semplice decentramento amministrativo, il quale non farebbe che trasferire a uffici governativi periferici le funzioni degli uffici governativi centrali, di fatto spalmando sul territorio la burocrazia, ma senza cambiarne la natura. Per Cattaneo «il federalismo è la teorica della libertà, l’unica possibile teorica della libertà». È una questione di rovesciamento di prospettiva: il federalismo è il sistema necessario alle entità locali per coordinarsi, preservando la propria sovranità, non il modo per dare allo Stato centrale uno strumento di governo più efficace per togliergliela.
Il compito dell’Ordinamento del nuovo regno, per Cattaneo, «non consiste nel creare delle provincie, perché esse esistono naturalmente. (…) Le provincie esistono, e l’accentramento non esiste; ed è ancora sogno di fantasie che vedono nella futura Italia una Francia, anzi una China; ove ogni cosa ragionevole debba piovere sull’armento dei popoli da un unico Olimpo, giù giù fino alla nomina del sindaco dei villaggi di cento anime». «L’unico diritto del nuovo comune italiano è il diritto d’obbedienza. Il comune è l’ultima appendice e l’infimo strascico della prefettura e della viceprefettura. Il comune non è più il comune. Tutto il sistema è una finzione». Gli Stati federali assolvono al loro compito, nella prospettiva del Cattaneo, quando: «stringendo nell’autorità federale tutto ciò che è di solidario interesse, lasciano a tutti i loro popoli l’esercizio dei loro speciali diritti, la scorta degli uomini di loro fiducia, lo svolgimento delle loro idee tradizionali e spontanee, il giusto orgoglio della sovranità». Il “piccolo comune” rappresenta la dimensione ottimale sia come unità amministrativa che come nucleo di una democrazia realmente partecipata, ossia in mano ai cittadini e non a lontane burocrazie.
Il progetto federale delineato da Abdullah Ocalan, che peraltro anche in lui non nasce da un’idea astratta, ma dallo studio dell’evoluzione umana e delle sue civiltà, si sviluppa portando l’idea federalista alle sue somme conseguenze, fino alla dissoluzione dello Stato nazionale. Il cuore della nuova feconda teoria risiede nella contrapposizione tra Stato e Democrazia, un conflitto che attraversa la storia dell’umanità, dalla nascita dello Stato presso i Sumeri fino a oggi, mantenendo intatta la sua centralità. «Il confederalismo democratico non è un sistema amministrativo ascrivibile all’epoca moderna, ma è fortemente presente nella storia. È la storia, infatti, ad aver dimostrato molta più affinità verso un modello confederale che verso uno centralista. Politiche di autonomia locale e provinciale sono da sempre state parte nella storia dell’umanità e hanno giocato un ruolo importante per salvaguardare l’esistenza della società politica e morale. I popoli che hanno vissuto in determinate aree del globo come montagne, deserti e aree boscose, hanno resistito con la loro politica autonoma e indipendente contro le forze della civiltà».
Laddove lo Stato nazionale si basa sull’omogeneizzazione sociale attraverso un processo di formazione identitaria, e da ciò scaturisce la sua attuazione anche con la coercizione, il confederalismo democratico è fondato sulla diversità e l’adesione ad esso avviene esclusivamente sulla base del consenso. Esso è una forma di auto-amministrazione che si contrappone al modello statalista e mira all’autonomia della società, con tutte le sue componenti (curdi, arabi, assiri, sunniti, sciiti, cristiani, aleviti, ecc.).
associazioni regionali delle amministrazioni municipali
«Il nostro primo compito», scrive Ocalan, «consiste nello spingere il più possibile per la democratizzazione, per le strutture non statali e l’organizzazione comunitaria». Sono necessarie “associazioni regionali delle amministrazioni municipali”; tali organizzazioni e istituzioni locali formeranno una rete e, a livello superiore, saranno rappresentate in un “Congresso generale del popolo”, che affronterà le questioni di «politica, auto-difesa, diritto, morale, economia, scienza, arti, e welfare per mezzo di istituzionalizzazione, regole e meccanismi di controllo».
A poco a poco, attraverso la diffusione delle istituzioni democratiche, tutta la Turchia sarà sottoposta a un processo di democratizzazione; la loro rete oltrepasserà i confini nazionali esistenti, accelerando l’avvento della “civiltà democratica” in tutta la regione, in un generale rinnovamento geopolitico e culturale. In definitiva un’unione confederale democratica abbraccerà tutto il Medio Oriente. Una «democrazia dal basso (…) basata sulle strutture democratiche comunitarie della società naturale», che «istituirà assemblee nei villaggi, nelle città e nei paesi e ai loro delegati sarà affidato il processo decisionale reale che nei fatti significa che saranno il popolo e la comunità a decidere».
Daniele Pepino
Fonti:
Camillo Berneri, Il federalismo libertario, La Fiaccola, 1992
Norberto Bobbio, Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo, Einaudi, 1971
Carlo Cattaneo, Federalismo e libertà, in Aa.Vv., Federalismo e autonomia, Laterza, 1995
Carlo Cattaneo, Federalismo, Mimesis, 2010
Abdullah Ocalan, Il confederalismo democratico, Iniziativa internazionale, 2013
Abdullah Ocalan, La nazione democratica, Iniziativa internazionale, 2016
Gaetano Salvemini, Le più belle pagine di Carlo Cattaneo, Donzelli, 1993