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Pochi giorni prima della fine del vecchio mondo,
Assemblea21 aveva rapportato il Debitour di Torino. Dati e interpretazioni che tornano utili
da usare ora per IL-DOPO-Covid, mentre i media kapò provano a ri-propinare vecchie fregature in neolingua emergenziale. Ma si capisce che il brave new world è comatoso nei suoi stessi virus.
Parte prima: inchiesta sul debito(sotto)
Parte seconda: sfratti e ricatti (qui, apre in nuova scheda)
un tessuto sociale sfibrato
dal debito deciso in Centro città
Andrea e Sofia di Assemblea21 rapportano i risultati dell'inchiesta in dieci quartieri torinesi, "DIECI SFUMATURE DEL DEGRADO".
compilazione a cura di Trancemedia.eu
Dall’estate 2019, Assemblea21 ha sottoposto ai cittadini, in una decina di mercati di Torino, un questionario per far emergere la percezione della vivibilità che c’è nella città. Questioni di problematiche sociali soprattutto. – Orientamento, metodo, risultati d’insieme
– Proiezione di slide sull’inchiesta a Falchera, Borgo Vittoria, Vallette Lucento, Barriera Milano, San Donato Campidoglio, Parella, Cenisia Cit Turin, Santa Rita, Mirafiori Nord, Mirafiori Sud.
ritorni un atteggiamento rivendicativo
Il percorso non finisce qui, continueremo ad andare nelle periferie sempre più abbandonate a loro stesse e a indagare la grande questione del debito di Torino, a capire come il debito ha distrutto il tessuto sociale di questa città. Il nostro obiettivo politico è far sì che si esca dalla rassegnazione, si ritorni a un atteggiamento rivendicativo.
le persone hanno uno sguardo accurato sulla città
Le persone hanno uno sguardo molto accurato sulla città e sulle sue mancanze: trasporti pubblici con corse sempre più rarefatte e mal collegate, negozi di prossimità sempre più in diminuzione e apertura di grandi supermercati, biblioteche chiuse, strutture sanitarie scarse e distanti, caro affitti, mancanza di lavoro.
Tra i desiderata: spazi di socialità, verde pubblico.
Alla domanda: Conoscete la questione dell’ingente debito pubblico cittadino? Una buona fetta ne aveva sentito parlare, molti altri no. Ma non sono al corrente di come il debito si è formato.
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redazione di Trancemedia, compilazione di testi del Parlamento Europeo, di Maria Zakharova e Mick Wallace, e di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni. Aggiornamento con Emmanuel Macron. Commento alter-europeista della nostra redazione.
Privacy e clausole vessatorie da anni
ma Rolando guarda solo il presente
Maria Cariota di Assemblea 21, Salviamo il Paesaggio, riassume la condizione debitoria del Comune di Torino.
Torino è la 2a città più indebitata d’Italia, dopo Milano. Debito che si è formato a partire dalle Olimpiadi. Guardiamo con interesse quanto sta accadendo in altre città sull’audit del debito pubblico, in primo luogo Napoli. Un’analisi indipendente per far emergere quanta parte del debito è illegittima e quanta parte no. Legittimo nel senso giuridico: come questo debito è stato contratto, se per rispondere ad esigenze legittime dei cittadini, o piuttosto seguendo altre logiche.
Tasso fisso medio 4,5≈5%
Analisi dei derivati stipulati da Torino. Tasso fisso medio va dal 4,5 al 5% ed è alto. Indebitamento netto è di 2 miliardi e 600 milioni, cui andrebbe aggiunta l’anticipazione di cassa della tesoreria più il debito delle Partecipate.
La città è assoggettata alla volontà delle banche. Ha rinegoziato i prestiti ma sono operazioni che non comportano risparmio: esse accorciano solo la rata e quel peso si allunga -con interessi- sugli esercizi successivi. Le banche vogliono stare più a lungo possibile attaccate.
I derivati marcano la sfacciata finanziarizzazione delle risorse pubbliche. Sono contratti che cavalcano il rischio accettando l’alea di perdite pesanti. Sono stati stipulati quasi 30 contratti dal 2002 al 2007 (poi è intervenuto il divieto per gli enti pubblici locali di stipularli, ma non per Stato e Regioni); ora ne restano 14. Perdite future previste: 112 milioni, quest’anno 16 milioni.
Assemblea 21 ha fatto Petizione per rendere pubblici i contratti di derivati, che l’amministrazione non ha mai svelato. Abbiamo fatto una richiesta di accesso pubblico: sono strutturati in maniera fortemente sbilanciata a favore delle banche. Clausole vessatorie: foro competente è quello di Londra; il finanziatore ha diritto a chiedere la chiusura anticipata quando il momento gli è propizio.
responsabilità di chi in passato ha attivato questi contratti
In giudizio molti Comuni hanno vinto ma molti hanno perso. Abbiamo chiesto una moratoria ma il Comune ha risposto in modo negativo. Non ha intenzione di indagare le responsabilità di chi in passato ha attivato questi contratti. L’assessore Rolando ha detto: “io non guardo il passato, guardo il presente”. Il Comune ha deciso di attivare un’analisi tecnica sui derivati affidandola però a un consulente esterno senza far ricorso alla Corte dei Conti o altri enti pubblici.
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Attac: per riportarla a fianco dei Comuni,
Cassa Depositi e Prestiti è da ri-pubblicizzare
Dal 2003 il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti
che raccoglie il risparmio postale è stato stravolto:
una follia che costa sempre più cara a tutti,
ambiente, socialità, risparmiatori, democrazia
Stefano Risso, di Attac Torino, riassume la ricerca del CADTM nella giornata Debitour di Assemblea21.
Antonio De Lellis (impossibilitato a prendere personalmente parte al Debitour), attraverso il Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi (CATDM) ha dato un contribuito ad effettuare un audit cittadino sul debito, con una specifica analisi delle politiche fiscali.
Dobbiamo ricordare che il debito ostacola le politiche sociali sia a livello nazionale che locale.
Ma come si è formato, quali approcci si possono avere?
Quali strumenti potrebbero intervenire positivamente sul debito pubblico locale e sul funzionamento dei Comuni?
Viene ricordato il famoso “divorzio” del 1981 tra Banca d’Italia e Ministero del Tesoro (che da solo provocò il raddoppio del rapporto debito/PIL), ma viene anche analizzato lo specifico ruolo devastante delle politiche fiscali di riduzione della progressività della tassazione, che favorirono concretamente solo una minima parte della popolazione (illudendone un’altra parte) e contribuirono ad aumentare la diseguaglianza sociale e l’impoverimento della (ex) classe media.
Attac propone ai movimenti sociali di attivarsi per due proposte di legge di iniziativa popolare.
– La prima per la ripubblicizzazione della Cassa Depositi e Prestiti, che oggi si vorrebbe trasformare, nei fatti, in una sorta di banca d’affari anche per salvare imprese decotte (come l’Alitalia devastata non dai lavoratori ma dai soliti “capitani coraggiosi” che hanno investito ben poco del loro capitale proprio).
È importante ricordare che in passato il ruolo della Cassa Depositi e Prestiti è stato fondamentale per la coesione sociale nel nostro Paese con il suo sostegno alla finanza dei Comuni.
– La seconda proposta per ridisegnare l’insieme della finanza pubblica locale per introdurrà anche elementi di “bilancio sociale” e “bilancio ecologico”.
Si ricorda anche che si sta riproponendo il meccanismo che portò alla crisi del 2009, ad esempio il mercato dei derivati, le scommesse che dieci anni fa tutti volevano limitare e controllare perché foriere di disastri, ha ripreso ad aumentare e a rimanere privo di controlli.
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Progetto Megaospedale a Torino,
la partnership pubblico-privata
che avvelena una sanità già troppo
accentrata e mercificata.
Ma gli oscuri concessionari spingono.
Mega-progetto con ombre e privacy,
caldo per finanza e immobiliaristi
riservato
Silvia Gabbatore. membro del tavolo sanità torinese di Potere al Popolo. Sotto, a chiusura della sintesi di Silvia, proponiamo l'inquadramento concettuale offerto da Ivan Cicconi a Trancemedia.eu sul tema dei partenariati privato-pubblici nella costruzione di nuovi mega-ospedali; la testimonianza di Ivan è montata con l'ausilio di articoli del 2017 sul finanziamento c.d. privato della c.d. Città della salute di Torino.
Del Parco della Salute di Torino si sa ben poco.
Il progetto di creare un enorme polo sanitario a sud della città nasce nel 2003, periodo in cui si parlava anche della partecipazione torinese alle Olimpiadi, nell’onda dell’orgia di finanziamenti per le grandi opere. Già allora si decise la localizzazione nell’area ex-industriale Avio Oval e si affermò l’idea che il progetto potesse essere un canale per l’investimento privato.
L’amministrazione Chiamparino confermò la localizzazione e la modalità di realizzazione del Parco della Salute attraverso un partenariato pubblico-privato (PPP).
Il ricorso alle PPP inizia a diffondersi in Italia negli anni ’90 quando il debito pubblico stava crescendo, con l’intento di trovare una soluzione che “tutelasse” questo debito. Questa modalità venne sperimentata all’inizio soprattutto nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo, che sono stati dei laboratori di cose che ci stanno accadendo ora. Il gruppo della Banca mondiale è un fan sfegatato di questo tipo di finanziamento.
il primo dolo è qui
Una PPP implica che un attore privato non solo costruisca l’opera ma ottenga anche la gestione di una parte dei servizi connessi. Qui stiamo parlando di un ospedale, un servizio di salute pubblica che deve essere garantito a tutti, che non può essere negoziato, e che diventa invece un canale di investimento: secondo me il primo dolo è qui. Rivolgersi al privato era invece considerata un’ottima idea perché “tutelava” dal rischio di indebitamento. Molte ricerche svolte dalla società civile (tra cui quella di Eurodad) hanno rilevato la poca trasparenza nella contrattazione tra privato e pubblico, la scarsa capacità da parte di quest’ultimo di gestire contratti assai complessi, l’accettazione di clausole incomprensibili, un impatto ambientale molto spesso superiore alle aspettative e, soprattutto, costi di realizzazione enormemente superiori a quelli di partenza. L’attore privato sa perfettamente come evitare di pagare il costo superiore.
indebitamento molto maggiore di quello attuale
Questo modello potrebbe causare dunque un indebitamento molto maggiore di quello attuale. Pensando alla programmazione sanitaria, il Parco della Salute non risponde ai bisogni dei cittadini ma ad esigenze di profitto.
Nella sanità l’intervento del privato non deve essere concesso in nessun modo e i problemi, che pur ci sono, devono essere risolti attraverso la fiscalità generale, con una serie di sistemi di prossimità e di prevenzioneche non possono essere votati al profitto.
[Nota della redazione Trancemedia.eu] – Per rafforzare la lettura dataci qui sopra da Silvia, proponiamo un estratto dalle lezioni di Ivan Cicconi sulla finanza di mega-progetti, in questo caso ospedalieri, che profila con chiarezza il rischio per la sanità pubblica in presenza di PPP: ne raccomandiamo uno studio attento a chiunque lavori su questo filone d’indagine civica. Facciamo la stessa raccomandazione alle Corti dei Conti, ma con minori aspettative.
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