Del Parco della Salute di Torino si sa ben poco.
Il progetto di creare un enorme polo sanitario a sud della città nasce nel 2003, periodo in cui si parlava anche della partecipazione torinese alle Olimpiadi, nell’onda dell’orgia di finanziamenti per le grandi opere. Già allora si decise la localizzazione nell’area ex-industriale Avio Oval e si affermò l’idea che il progetto potesse essere un canale per l’investimento privato.
L’amministrazione Chiamparino confermò la localizzazione e la modalità di realizzazione del Parco della Salute attraverso un partenariato pubblico-privato (PPP).
Il ricorso alle PPP inizia a diffondersi in Italia negli anni ’90 quando il debito pubblico stava crescendo, con l’intento di trovare una soluzione che “tutelasse” questo debito. Questa modalità venne sperimentata all’inizio soprattutto nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo, che sono stati dei laboratori di cose che ci stanno accadendo ora. Il gruppo della Banca mondiale è un fan sfegatato di questo tipo di finanziamento.
il primo dolo è qui
Una PPP implica che un attore privato non solo costruisca l’opera ma ottenga anche la gestione di una parte dei servizi connessi. Qui stiamo parlando di un ospedale, un servizio di salute pubblica che deve essere garantito a tutti, che non può essere negoziato, e che diventa invece un canale di investimento: secondo me il primo dolo è qui.
Rivolgersi al privato era invece considerata un’ottima idea perché “tutelava” dal rischio di indebitamento. Molte ricerche svolte dalla società civile (tra cui quella di Eurodad) hanno rilevato la poca trasparenza nella contrattazione tra privato e pubblico, la scarsa capacità da parte di quest’ultimo di gestire contratti assai complessi, l’accettazione di clausole incomprensibili, un impatto ambientale molto spesso superiore alle aspettative e, soprattutto, costi di realizzazione enormemente superiori a quelli di partenza. L’attore privato sa perfettamente come evitare di pagare il costo superiore.
indebitamento molto maggiore di quello attuale
Questo modello potrebbe causare dunque un indebitamento molto maggiore di quello attuale. Pensando alla programmazione sanitaria, il Parco della Salute non risponde ai bisogni dei cittadini ma ad esigenze di profitto.
Nella sanità l’intervento del privato non deve essere concesso in nessun modo e i problemi, che pur ci sono, devono essere risolti attraverso la fiscalità generale, con una serie di sistemi di prossimità e di prevenzione che non possono essere votati al profitto.
[Nota della redazione Trancemedia.eu] – Per rafforzare la lettura dataci qui sopra da Silvia, proponiamo un estratto dalle lezioni di Ivan Cicconi sulla finanza di mega-progetti, in questo caso ospedalieri, che profila con chiarezza il rischio per la sanità pubblica in presenza di PPP: ne raccomandiamo uno studio attento a chiunque lavori su questo filone d’indagine civica. Facciamo la stessa raccomandazione alle Corti dei Conti, ma con minori aspettative.