Dentro il paradosso, la sragione è ragioniera

Il circuito principale (A) mostra partiti indebitati con grandi banche che decidono la grande opera inutile per mantenere aperto il credito e consolidare rapporti con i consorzi di costruzione. La mappa è stata sviluppata da Mario Cavargna; l’infografica è di Eva Benso.

Nella perduta landa della post ideologia ci si muove a tentoni nel buio.
Non esiste la destra, non esiste la sinistra: forse, mai come in questi giorni a Torino ci troviamo di fronte al volto di questa patacca post novecentesca.
La linea ferroviaria Torino-Lione, o meglio, i 57 km del tunnel di base, sono sospesi alla valutazione costi benefici che un governo dovrà giudicare.
Questo l’escamotage con cui giustificare una decisione squisitamente ideologica: perché di questo si tratta.
E’ possibile inquadrare dentro un’analisi costi benefici un modello di sviluppo?
Ovviamente no.
E’ possibile invece inquadrare la realizzazione di un’infrastruttura dentro i confini del movimento ideologico, e rivendicarne il senso, in un caso o nell’altro.
Ma, paradossalmente, si cerca la via d’uscita – per non sembrare retrogradi, per non morire sotto la scure degli insulti via social, per pavidità – in una sorta di materialismo scientifico che attraverso astruse formule matematiche dovrà dare un numero su cui incardinare una decisione politica.
Nell’epoca che si vuole post ideologica si tenta di dare un senso alle proprie scelte fondandosi su una sorta di materialismo scientifico orfano.
Il massimo dei paradossi.
Perché è ovvio che se ai portatori della valutazione di una grande opera attraverso una somma algebrica, che si professano post ideologici, si dicesse “ehi ragazzi ma questo è il cuore del determinismo marxista”, quelli reagirebbero dicendo: “mai! Marx e i comunisti, mai!”.
Scatterebbe una reazione pavloviana rispetto al simbolo chiamato in causa, una coazione a ripetere che farebbe crollare l’intero metodo. Ma nessuno lo fa, e quindi si vive serenamente dentro il paradosso.

 

Per contestualizzare visivamente questo articolo di Maurizio Pagliassotti, la redazione ha scelto lo schema di Mario Cavargna intitolato IL GRANDE MECCANISMO DELLE OPERE PUBBLICHE, una denuncia di anni fa, sempre attuale in quanto il modello continua ad essere attuato benché obsoleto e criminogeno. Lo schema Cavargna ci sembra accurato nel perimetrare "la patacca post novecentesca" di cui scrive Pagliassotti sotto. Seguendo i tre circuiti integrati, si coglie come il falso pensiero si trasformi in denaro-potere e produca persuasione, ovvero cementificazione prima delle capacità cognitive degli umani, quindi del pianeta che (per quanto ancora?) ci ospita. Il circuito A, qui sopra, è quello strutturale: passo numero 1, le Grandi Banche, diremmo, "risolvono i problemi dei Partiti"; le specificazioni sono nelle cronache venute a galla.

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