dal Quotidiano del Popolo
(organo del partito comunista della Cina)
riprendiamo, puntata per puntata,
una serie critica
che ci tocca da vicino,
noi italiani-atlantici,
membri di una Unione Europea
diventata succursale NATO.

Edizione originale
a cura di Xinhua – Agenzia Nuova Cina

Traduzione italiana
a cura di Trancemedia.eu
senza fiducia verso la traduzione automatica.

La versione italiana è divisa in due parti, A e B,
rispettivamente pubblicate qui il 24 e il 30 agosto 2021.

Parte B: DISTRUZIONE, FALSITÀ, COPRIRE MISFATTI, LOTTE INTESTINE


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QUARTO PECCATO: [PROGRAMMARE] LA DISTRUZIONE

Per molto tempo, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno cercato di sovvertire altri governi, coltivare guerre regionali per procura, nonché creare deliberatamente scontri, distruggere senza costruire, trascurare il diritto e le regole internazionali, violare arbitrariamente i diritti e gli interessi di altri paesi, diventando il maggior danneggiatore di stabilità regionali.

 

◆ Gli Stati Uniti, insieme agli alleati, si sono impegnati in “rivoluzioni colorate” e sono intervenuti negli affari interni di altri paesi.

Nei soli 42 anni tra il 1947 e il 1989, gli Stati Uniti hanno effettuato 64 operazioni segrete di sovversione e sei palesi, ha scritto Lindsey O’Rourke, politologo al Boston College, nel suo libro “Covert Regime Change: America’s Secret Cold War” [Cambi nascosti di regime: la guerra fredda segreta dell’America, Cornell University Press, 2018 – senza trad. it., alcune pagine in rete – ndr]

Dopo la fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti abbandonarono gli scrupoli nel promuovere l’interventismo e spesso esportarono “rivoluzioni colorate”.

le Rose

Alla fine del 2003, gli Stati Uniti costrinsero l’allora presidente georgiano Eduard Shevardnadze a dimettersi per un conteggio fraudolento di voti nelle elezioni parlamentari e sostennero uno dei leader dell’opposizione, Mikheil Saakashvili per l’elezione a presidente [della Georgia]; l’evento divenne noto come “Rivoluzione delle Rose”.

Arancione

Nell’ottobre 2004, gli Stati Uniti inventarono lo scandalo “frode” nelle elezioni ucraine, incitarono i giovani ucraini a scendere in piazza e sostennero Viktor Yushchenko per ripetere l’elezione presidenziale;  quella fu chiamata “Rivoluzione Arancione”.

i Tulipani

Nel marzo 2005, gli Stati Uniti incitarono l’opposizione in Kirghizistan a protestare contro i risultati delle elezioni parlamentari, le proteste si trasformarono in rivolte e costrinsero l’allora presidente Askar Akayev a fuggire e ad annunciare le dimissioni; il fatto divenne noto come “Rivoluzione dei Tulipani”.

20+

Nell’ultimo decennio, gli Stati Uniti hanno invaso o istigato un cambio di regime in più di 20 paesi; sono ripetutamente intervenuti e hanno manipolato “rivoluzioni colorate” nell’Europa centrale e orientale, nell’Asia centrale e in alcuni paesi dell’Asia occidentale e del Nord Africa.

Il 20 ottobre 2020, il direttore del Servizio Russo di Intelligence Estera, Sergei Naryshkin, ha affermato che gli Stati Uniti stavano tramando una “rivoluzione colorata” in Moldova.

Il 18 febbraio 2021, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che chiedeva alla Russia di rilasciare immediatamente la figura dell’opposizione, Alexey Navalny, era “un tentativo molto serio di interferire negli affari giudiziari interni della Russia”, dettato dalla foga e da un evidente pregiudizio, il che ha sollevato molte questioni. Il ministro della Giustizia russo Konstantin Chuychenko ha affermato che la decisione era impraticabile perché priva di base giuridica.

La Gran Bretagna era coinvolta nel complotto del colpo di stato militare in Bolivia nel novembre 2019 per ottenere l’accesso ai giacimenti di litio, e ha sostenuto il nuovo governo boliviano dopo che l’allora presidente Evo Morales del partito Movimento Verso il Socialismo è stato costretto a dimettersi, ha rapportato il quotidiano britannico Morning Star con documenti stranieri desecretati, nel marzo 2021. La violenza mortale seguita al colpo di stato è stata condannata da gruppi per i diritti umani.

 

◆ Gli Stati Uniti e alleati hanno lasciato un caos ingestibile in Medio Oriente e oltre.

Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno spesso creato caos in Medio Oriente, indebolendo gravemente la forza dei paesi della regione, portando all’espansione di al-Qaeda e dello Stato Islamico e facendo precipitare la regione in un irrisolvibile deficit di sicurezza e di governo. I soldati statunitensi, britannici, australiani e altri soldati della coalizione nel Medio Oriente hanno abusato senza controllo di prigionieri, violentato, saccheggiato e ucciso civili, e la loro brutalità non è stata inferiore a quella dei terroristi.

Gli Stati Uniti sono compulsivamente interessati ad attirare una fazione dalla propria parte per schiacciarne un’altra in Medio Oriente, creando deliberatamente conflitti regionali e dividendo i paesi del Medio Oriente per realizzare la propria strategia di bilanciamento offshore [offshore balancing, strategia imperial-federale per il controllo di regioni lontane senza dispiegamento di larghe forze – ndr]. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno esaltato la “minaccia iraniana” e lo scontro settario nel Golfo, costringendo i paesi della regione a scegliere da che parte stare.

L’amministrazione Trump si è ritirata unilateralmente dall’accordo nucleare con l’Iran, chiedendo che il programma missilistico e le politiche regionali iraniane fossero inclusi nei negoziati, mentre d’altra parte si presumeva colpevole l’Iran collegando tutti gli incidenti all’Iran o a suoi amici, inclusi gli attacchi alle strutture petrolifere regionali e le esplosioni di petroliere, con l’intenzione di confermare i “misfatti” regionali dell’Iran e di fomentare l’insicurezza nella regione. All’inizio del 2020, gli Stati Uniti condussero l’uccisione mirata del comandante della Forza Quds del Corpo Guardie Rivoluzione Islamica, [l’iraniano] Qassem Soleimani; le tensioni nella regione s’inasprirono repentinamente. [Quest’ultima frase interamente omessa nella traduzione automatica chrome-google – ndr Trancemedia.eu]

 

◆ Gran Bretagna, Francia e altri paesi hanno seminato discordie per mantenere la loro influenza quando sono stati costretti a porre fine al loro dominio coloniale, e ancora manifestano “ossessione coloniale”.

“Divide et impera” è stato uno strumento importante utilizzato dalla Gran Bretagna per amministrare le sue colonie, ne sono risultati il conflitto indo-pakistano, il conflitto israelo-palestinese e il problema di Cipro.

Britannia Divide & Rule: India-Pakistan, Israele-Palestina, Cipro

Primo, la Gran Bretagna ha posto le basi del conflitto indo-pakistano. Dopo la sua occupazione dell’India, la Gran Bretagna ha usato le contraddizioni di casta e di setta per seminare discordia tra classi e gruppi sociali in India, allo scopo di rafforzare il proprio ruolo e mantenere il dominio coloniale. Nel giugno 1947, l’allora governatore generale dell’India Louis Mountbatten propose un piano per dividere l’India in Hindustan, che era prevalentemente indù, e Pakistan, che era prevalentemente musulmano, e per trasferire il potere a ciascuno. Dopo la partizione, ci furono numerosi attriti e conflitti tra le due parti; con l’approfondirsi dei conflitti e dell’odio, si sono innescate guerre per il Kashmir.

Secondo, la Gran Bretagna ha innescato il conflitto israelo-palestinese. La Palestina era originariamente una parte dell’Impero Ottomano. Durante la prima guerra mondiale, per la sua necessità strategica, la Gran Bretagna sostenne il popolo arabo in Palestina perché resistesse all’Impero ottomano; ma sostenne anche il movimento sionista per istituire uno stato ebraico in Palestina. Da allora, il conflitto israelo-palestinese non si è mai fermato.

Terzo, la Gran Bretagna ha creato il problema di Cipro. Cipro è vicina alla Grecia e alla Turchia e le comunità greche e turche dell’isola considerano i due paesi come le rispettive madrepatrie. Nel processo di Cipro, ex-colonia britannica in cerca di indipendenza, la Gran Bretagna ha adottato questa tattica, provocare il conflitto greco-turco e internazionalizzare il problema Cipro. Poi è scoppiato un conflitto armato tra le comunità greca e turca, che ha portato alla divisione dell’isola tra nord e sud, e il conflitto è rimasto irrisolto.

nuovo interventismo

Abbracciando il “nuovo interventismo”, i paesi europei hanno adottato la politica “obbedire-o-morire” contro i leader dei paesi africani, istigando segretamente e inviando persino truppe per intervenire nelle guerre civili in Costa d’Avorio e in altri paesi, minando la pace e la stabilità della sub-regione.

Gran Bretagna, Francia, Germania e Olanda inviarono navi da guerra nel Mar Cinese Meridionale per sfoggiare la loro potenza. Il Parlamento europeo e la Repubblica ceca hanno emesso risoluzioni relative a Taiwan e hanno organizzato la visita di funzionari e parlamentari a Taiwan, sostenendo apertamente i separatisti dell'”indipendenza di Taiwan” e minando gravemente la pace e la stabilità attraverso lo stretto di Taiwan.

Il Parlamento Europeo, sotto la bandiera della “salvaguardia dei diritti umani”, ha assegnato il “Premio Sakharov” a criminali condannati dalla magistratura cinese in conformità con la legge, interferendo gravemente negli affari interni della Cina e violando la sovranità giudiziaria cinese.

Nel marzo 2021, l’UE ha imposto sanzioni unilaterali a personalità ed entità cinesi sulla base di menzogne ​​e disinformazione e con il pretesto della cosiddetta questione dei diritti umani nello Xinjiang, interferendo gravemente negli affari interni della Cina, violando palesemente il diritto internazionale e le norme fondamentali di relazioni internazionali; così danneggiando gravemente le relazioni Cina-UE.

(continua qui sotto)

 

Suggerimenti



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QUINTO PECCATO: LA FALSITÀ

Al fine di proteggere i propri interessi e di emarginare e soffocare quei paesi che non sono d’accordo con loro, gli Stati Uniti e gli alleati hanno fatto ricorso alla menzogna e all’insulto, inventando prove controfattuali e false dichiarazioni sconclusionate; così hanno ripetutamente ingannato il mondo e provocato conflitti e scontri usando montature come pretesto.

 

◆ Sulla base del “detersivo in polvere”, gli Stati Uniti provocarono la guerra in Iraq con i loro alleati.

Il 5 febbraio 2003, in una riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’Iraq, l’allora Segretario di Stato americano Colin Powell presentò una provetta contenente polvere bianca, sostenendo fosse la prova che l’Iraq stava sviluppando armi chimiche. Su quella base, una forza combinata di truppe degli Stati Uniti e della Gran Bretagna lanciò la guerra in Iraq il 20 marzo. Alla fine del 2011, quando gli Stati ritirarono le truppe dall’Iraq, non era stata trovata prova di armi di distruzione di massa in Iraq.

la provetta

Nel 2014, mentre rispondeva all’accusa dei paesi occidentali secondo cui la Russia stava annettendo segretamente l’Ucraina orientale, il presidente russo Vladimir Putin disse: “Prova? Vediamola!” – “Il mondo intero ricorda il segretario di stato americano che ha dimostrato le prove delle armi di distruzione di massa irachene, agitando una provetta con detersivo in polvere al Consiglio di sicurezza dell’ONU”, aggiunse.

 

◆ Gli Stati Uniti hanno inventato la storia dell’eroe di guerra Jessica Lynch.

Nell’aprile 2003, l’esercito americano rappresentò l’eroica storia di Jessica Lynch, una donna soldato che prestava servizio in Iraq. Lynch era rimasta ferita in un’imboscata irachena ma, secondo l’esercito americano, combatté sino alla fine in inferiorità numerica. In seguito sostenne che la 19enne era stata violentata e torturata dopo la cattura.

La storia fece infuriare gli americani. Forze speciali statunitensi irruppero nell’ospedale in cui era detenuta Lynch e la salvarono. La CNN filmò l’intera operazione e pochi giorni dopo diffuse il filmato del salvataggio.

Un’eroina tutta americana: la storia della cattura e del salvataggio di Lynch divenne uno dei grandi momenti patriottici del conflitto, diede un enorme impulso al morale delle forze armate statunitensi e creò una trama sbalorditiva per i registi di Hollywood.

l’eroina

Nei fatti, tuttavia, Lynch non aveva mai sparato con la sua arma durante la battaglia. Era stata ferita gravemente quando il veicolo su cui viaggiava con i commilitoni si era schiantato nell’imboscata. Il personale medico iracheno che salvò Lynch aveva contattato l’esercito americano per liberarla, ma era stato respinto.

Secondo i medici iracheni, l’ospedale li aveva informati in anticipo che l’operazione di salvataggio era uno spettacolo messo in scena dai militari.

Nell’aprile 2007, apparendo come testimone alla commissione del Congresso che indagava sulla disinformazione militare dal campo di battaglia, Lynch ricordò il personale medico iracheno come amichevole nel soccorso e il buon trattamento che aveva ricevuto durante il periodo in cui era stata ferita e fatta prigioniera di guerra, dicendo che i racconti di grande eroismo del Pentagono erano clamore basato sulle menzogne.

 

◆ La NATO guidata dagli Stati Uniti ha lanciato sfacciatamente la guerra del Kosovo su infondate montature di genocidio.

Il 24 marzo 1999 scoppiò la guerra del Kosovo, durata 78 giorni, quando la NATO guidata dagli Stati Uniti lanciò un attacco aereo contro la Jugoslavia. Più di 2.000 persone furono uccise, più di 6.000 furono ferite, mentre quasi 1 milione di persone divennero profughi, nella guerra che ha causato anche una perdita economica di oltre 200 miliardi di dollari alla Repubblica Federale di Jugoslavia.

il genocidio

Il 7 aprile 1999, l’allora segretario alla Difesa degli Stati Uniti William Cohen disse: “gli spaventosi resoconti delle uccisioni di massa in Kosovo” hanno chiarito che la guerra “è una lotta per la giustizia sul genocidio”.

Poi il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton difese gli attacchi aerei della NATO sulla Jugoslavia, affermando che “Nove albanesi kosovari su dieci ora sono stati cacciati dalle loro case, migliaia uccisi, almeno 100.000 dispersi…” e che la NATO lavorava per invertire la campagna sistematica di pulizia etnica e uccisioni di massa. La CNN riferì che Clinton aveva criticato la campagna serba di pulizia etnica in Kosovo e aveva paragonato queste azioni a quelle di Adolf Hitler durante l’Olocausto.

Il Washington Times nel novembre 1999 riportò che l’amministrazione Clinton aveva esagerato il numero di albanesi uccisi dai serbi.

Inoltre, secondo la Carta delle Nazioni Unite, “tutti i membri devono astenersi nelle loro relazioni internazionali dalla minaccia o dall’uso della forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi stato”, tranne in alcune circostanze in cui il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite decide se usare la forza. Ad ogni modo, gli Stati Uniti e la NATO lanciarono l’operazione senza l’autorizzazione delle Nazioni Unite.

 

◆ Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno lanciato la guerra siriana sotto la bufala di attacchi con armi chimiche sferrati a freddo.

All’inizio del 2011, manifestazioni anti-governative si diffusero in tutta la Siria e in seguito sfociarono in una guerra civile. Con il sostegno finanziario degli Stati Uniti, i Caschi Bianchi (White Helmets), noti anche come Syria Civil Defense, contraffecero video di attacchi aerei sotto falsa bandiera e di attacchi chimici sui civili, ponendo un bersaglio sulla schiena del governo siriano.

White Helmets

Prendendo i video come prova, i governi di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno successivamente affermato che il governo siriano aveva usato armi chimiche per attaccare i suoi civili, e quindi lanciarono attacchi aerei mirati sul paese.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel 2019, “ci sono ragionevoli motivi per ritenere che le forze della coalizione internazionale potrebbero non aver diretto i loro attacchi verso uno specifico obiettivo militare, o non averlo fatto con la necessaria precauzione”.

“Lanciare attacchi indiscriminati che provocano la morte o il ferimento di civili equivale a un crimine di guerra nei casi in cui tali attacchi sono condotti incautamente”, afferma il rapporto della Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria.

Vladimir Chizhov, rappresentante permanente della Russia presso l’UE, disse che i [cosiddetti] Caschi Bianchi avevano ripetutamente usato la tattica dei video falsi per incastrare i governi siriano e russo. Secondo Chizhov, c’era personale “specificamente addestrato” dai Caschi Bianchi, che “era stato già colto sul fatto con video messi in scena”.  [Nel 2011, Le Monde online pubblicò un webdocumentario che riuniva tutte le falsificazioni sulla Siria, proponendole come verità; Trancemedia.eu rifiutò all’epoca di ammetterlo nel suo “screen-studio”, non sapevamo nulla della Siria, ma la messinscena ci appariva evidente – ndr]

Oltre a fornire il cosiddetto aiuto umanitario, i Caschi Bianchi producevano da tempo notizie false e diffondevano disinformazione, affermano i rapporti russi e siriani, aggiungendo che i paesi occidentali tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Danimarca, Olanda e Belgio erano i loro sponsor da lunga data.

 

◆ Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno inventato un mucchio di bugie sulla pandemia di COVID-19 nel tentativo di deviare il biasimo per la loro inefficace risposta all’epidemia nei propri paesi.

Dallo scoppio della pandemia di COVID-19, l’amministrazione statunitense e altri governi occidentali si sono scrollati di dosso le linee guida dell’OMS [WHO] per adottare misure di prevenzione efficaci, e invece hanno gettato colpe e dubbi sulla Cina.

Dal compiacimento di sé all’attesa della cosiddetta immunità di gregge, hanno fatto ricorso a una serie di falsificazioni per intorpidire la loro gente, sostenendo che “il virus è trapelato da un laboratorio a Wuhan”; “il virus ha avuto origine a Wuhan;” ed “è stata la risposta ritardata del governo cinese che ha causato la diffusione dell’epidemia in tutto il mondo”.

Trump e Pompeo continuano a sostenere di aver raccolto nuove prove che il virus provenga dall’Istituto di virologia di Wuhan.

Vignetta di Liu Rui sul Global Times del 28 agosto 2021 – apre in nuova scheda dall’edizione online del quotidiano internazionale cinese.

Il Multi-Agency Collaboration Environment (MACE), un importante appaltatore del Dipartimento della Difesa, ha pubblicato un rapporto in cui affermava che il nuovo coronavirus era stato diffuso dal Wuhan Institute of Virology; esso è stato criticato da The Daily Beast, un sito web di notizie e opinioni degli Stati Uniti, come “pieno di informazioni del tutto erronee”.

Il documento di 30 pagine affermava di fare affidamento su post nei social media, su immagini satellitari commerciali e su dati GPS per trarre la conclusione che una sorta di “evento pericoloso” si fosse verificato nel laboratorio di Wuhan nell’ottobre 2019.

All’inizio di quest’anno, un team di esperti dell’OMS che aveva visitato Wuhan nella Cina centrale per svolgere una ricerca sul tracciamento della fonte del virus, ha concluso che è “estremamente improbabile” che un incidente di laboratorio sia la causa del COVID-19; esso tuttavia è stato ignorato e questionato pubblicamente dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali.

Secondo l’OMS, la Cina ha fornito all’organizzazione informazioni su un cluster di casi a Wuhan di polmonite di causa ignota, già il 3 gennaio 2020. Due giorni dopo, il 5 gennaio, l’OMS ha condiviso le informazioni dettagliate sul cluster di casi attraverso il Sistema informativo degli eventi del Regolamento Sanitario Internazionale (2005), accessibile a tutti i suoi membri. L’avviso dell’evento ha fornito informazioni sui casi e ha consigliato agli Stati membri di prendere precauzioni per ridurre il rischio di infezioni respiratorie acute. Eppure i paesi occidentali hanno fatto orecchie da mercante verso il suggerimento.

 

◆ Gli Stati Uniti hanno ingiustamente accusato la Cina di militarizzazione del Mar Cinese Meridionale e hanno rafforzato nella regione il dispiegamento militare insieme ai loro alleati.

Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno intensificato il loro dispiegamento militare con alleati come Giappone e Filippine, citando la cosiddetta “libertà di navigazione”, mentre fuorviavano l’opinione pubblica internazionale accusando la Cina di militarizzare il Mar Cinese Meridionale.

dentro e sopra la zona economica esclusiva della Cina

Secondo statistiche incomplete, dal 2017 al 2020, le forze armate statunitensi hanno condotto “Operazioni per la libertà di navigazione” ben 15 volte nel Mar Cinese Meridionale.

Editoriale del Global Times (28 ago 2021) sulla visita di Kamala Harris ad Hanoi. Video apre in nuova scheda.

Inoltre gli Stati Uniti hanno rafforzato il dispiegamento di forze militari nelle aree circostanti il Mar Cinese Meridionale, in particolare di armi strategiche sofisticate, e hanno continuato a cercare di rafforzare partnership militari con Filippine, Vietnam, Giappone e altri paesi. Gli Stati Uniti si sono anche impegnati a cercare la cooperazione con i loro alleati nella regione Asia-Pacifico.

East Asia Forum, un forum politico internazionale con sede in Australia, ha sottolineato in un articolo pubblicato il 2 maggio 2017, che “la distorsione dei media fiorisce quando gli stessi analisti accademici spingono la ricerca a favore degli Stati Uniti”.

“L’argomento degli Stati Uniti è che la libertà di navigazione è indivisibile e include sia la navigazione commerciale che le sonde IRR statunitensi. Gli Stati Uniti sostengono quindi che l’interferenza della Cina con le sue navi e aerei militari, dentro e sopra la zona economica esclusiva della Cina, viola la libertà di navigazione”, ha affermato il Forum.

 

◆ Gli Stati Uniti hanno inventato un’assurda bugia su un “genocidio” nello Xinjiang, convincendo gli alleati a imporre sanzioni alla Cina.

Negli ultimi due anni, sulla base dei cosiddetti rapporti di ricerca relativi allo Xinjiang architettati da pseudo-studiosi come Adrian Zenz, e delle esperienze di alcuni cosiddetti “testimoni”, gli Stati Uniti hanno corteggiato le forze anti-cinesi in Occidente per inventare e diffondere falsità relative allo Xinjiang, per accusare falsamente la Cina di commettere un genocidio contro gli uiguri nello Xinjiang, per diffamare la politica cinese sullo Xinjiang, per interferire grossolanamente negli affari interni della Cina e annunciare sanzioni contro entità e individui cinesi, nel tentativo di ingannare la comunità internazionale e interrompere la stabilità e lo sviluppo dello Xinjiang.

abuso dei dati, affermazioni fraudolente, selezione inaccurata delle fonti e messinscene propagandistiche

Secondo The Grayzone, un sito web indipendente di notizie con sede negli Stati Uniti che produce giornalismo investigativo originale, Zenz, un ideologo tedesco di estrema destra, ha inventato statistiche e messo in giro storie per giustificare la sua falsa conclusione.

“Un’attenta revisione della ricerca di Zenz mostra che la sua affermazione di genocidio è contraddetta da un flagrante abuso dei dati, affermazioni fraudolente, selezione inaccurata delle fonti e messinscene propagandistiche”, ha affermato il sito web nel suo rapporto.

Dopo aver visitato lo Xinjiang “da un capo all’altro” e “visto un sacco di cose” durante i suoi viaggi, lo scrittore francese Maxime Vivas ha raccontato ciò che ha visto in un libro intitolato “Uiguri, per porre fine alle fake news”, che ha smantellato la menzogna del genocidio nello Xinjiang.

 

◆ Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno diffamato la Belt and Road Initiative (BRI) della Cina e inventato bugie come il “nuovo colonialismo” e la “diplomazia della trappola del debito” della Cina.

Gli Stati Uniti e alleati hanno diffamato la BRI. Ignorando deliberatamente il ruolo positivo degli investimenti cinesi nella promozione di sviluppo economico regionale, alcuni media e politici occidentali stanno alimentando l’iperbole del cosiddetto “nuovo colonialismo” e “nuovo imperialismo” e diffondendo falsità come la “trappola del debito” cinese, in cui cadrebbero i paesi che aderiscono alla BRI, come se la Cina fosse l’unico beneficiario dell’investimento.

La narrativa della “diplomazia trappola-debito” cinese è solo una potente menzogna ben raccontata, che ritrae erroneamente la Cina e i paesi in via di sviluppo con cui ha a che fare, secondo un articolo i cui co-autori sono Deborah Brautigam, docente di economia politica internazionale presso la Johns Hopkins University e Meg Rithmire, professore associato alla Harvard Business School.

Gli autori hanno indicato, nel pezzo pubblicato su Atlantic, che l’ex amministrazione degli Stati Uniti stava propagandando la falsità della “diplomazia della trappola del debito”, prendendo il porto dello Sri Lanka a Hambantota come primo esempio per mettere in guardia contro l’uso strategico dei debiti da parte della Cina.

i creditori sono il Giappone e la Banca Mondiale

Tuttavia furono aziende canadesi e danesi, non la Cina, a condurre per prime studi di fattibilità per il porto, proponendo piani per finanziare, costruire e gestire il progetto, ma non riuscirono ad andare avanti, afferma l’articolo.

Nel 2007, con le pressioni della China Harbour Engineering Company, la Export-Import Bank of China offrì un prestito commerciale di oltre 300 milioni di dollari per 15 anni per il progetto e il gruppo vinse il contratto.

Tra i creditori del debito estero dello Sri Lanka, i maggiori sono il Giappone e la Banca Mondiale.  Il debito del porto di Hambantota nel 2017 rappresentava solo il 5% del debito estero dello Sri Lanka, non è la causa della crisi finanziaria del paese, ha affermato un ex governatore della banca centrale. I politici e i media degli Stati Uniti e di altri paesi occidentali non avevano prestato orecchio alla volontà dei paesi in via di sviluppo di perseguire lo sviluppo.

Alimentando l’oppressione degli Stati Uniti e il disaccoppiamento economico dalla Cina, l’Australia ha inventato assurde costruzioni, enfatizzando la cosiddetta teoria della “minaccia cinese” e la teoria dell'”interferenza cinese”, ha continuato a varare norme come le “leggi sull’interferenza straniera” e la “legge sulle relazioni con l’estero”, mentre respingeva un certo numero di investimenti di società cinesi in Australia e strappava gli accordi BRI dello Stato di Victoria con la Cina, citando l’interesse nazionale.

 

◆ In nome dei “diritti umani” e della “democrazia”, ​​gli Stati Uniti e i loro alleati continuano a vendere al mondo cospirazioni e bugie.

Alcuni ex stati sovrani nei paesi europei avevano promesso alle loro [precedenti] colonie africane che la democrazia in stile occidentale sarebbe stato il “vangelo” dello sviluppo, cosa che, in realtà, ha spinto i paesi africani nella trappola di una infinita crisi di successione politica e di deficit di sviluppo. L’Europa ha affermato di aver fornito il più grande aiuto all’Africa, ma si è rivelato essere un servizio solo a parole, mentre ha ritardato lo sviluppo dell’Africa.

UE-COVAX: <5% della capacità di produzione

Dopo l’inizio del movimento delle Primavere arabe, l’UE ha promesso di aumentare di anno in anno gli aiuti ai paesi arabi, ma i fatti hanno mostrato una tendenza al ribasso. Nel 2014, l’UE ha compiuto solo il 20% del suo obiettivo per l’anno. Il blocco si è autodefinito il più grande finanziatore del meccanismo COVAX, ma il numero di vaccini che ha esportato nei paesi in via di sviluppo è inferiore al 5% della sua capacità di produzione.

Il 19 aprile 2021, il gruppo di lavoro di Esperti sulle Persone di Origine Africana del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ha rilasciato una dichiarazione congiunta, respingendo fermamente un rapporto sostenuto dal governo britannico sul razzismo e le disparità etniche nel paese, affermando che il rapporto ha ulteriormente distorto e falsificato fatti storici, e potrebbe persino alimentare il razzismo, la discriminazione razziale e gli stereotipi razziali negativi.

La dichiarazione ha condannato l’asserzione del rapporto secondo cui mentre potrebbero esserci atti di razzismo palesi nel Regno Unito, non vi è razzismo istituzionale.

“La conclusione del rapporto, secondo cui il razzismo è un prodotto dell’immaginazione di persone di origine africana o di singoli incidenti individuali, ignora il ruolo pervasivo che la costruzione sociale di razza è stata progettata per svolgere nella società, in specie nel normalizzare delle atrocità, cosa in cui lo Stato britannico e le istituzioni hanno giocato un ruolo significativo”, afferma la nota.

Secondo gli esperti, molti studi e rapporti precedenti hanno tutti mostrato l’impatto dannoso del razzismo istituzionale e delle diseguaglianze radicate in aree come la salute, l’istruzione, l’occupazione, l’alloggio, le pratiche di arresto e perquisizione e il sistema di giustizia penale nel Regno Unito.

La dichiarazione ha sottolineato che la rappresentazione mitica della schiavitù, nel rapporto, è un tentativo di ripulire la storia del commercio degli schiavi africani.

“Questa è una tattica riprovevole, anche se non insolita, impiegata da molti la cui ricchezza proveniva direttamente dalla schiavitù di altri, sin da quando la schiavitù fu posta al bando. Cercare di passare sotto silenzio il ruolo brutale degli schiavisti, la ricchezza generazionale stordente che hanno accumulato e il capitale sociale e l’influenza politica che hanno guadagnato sfruttando i corpi neri, è un deliberato tentativo di travisamento storico”, ha affermato il gruppo di lavoro ONU.

(continua qui sotto)

 

Suggerimenti



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SESTO PECCATO: COPRIRE I MISFATTI

Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno giudicato il bene e il male e hanno trattato gli altri paesi in base al fatto che siano alleati o meno in faccende come coprire, dare protezione senza princìpi ed essere conniventi verso i molti comportamenti scorretti degli alleati – giungendo a manipolare o ad approfittare delle debolezze per realizzare il loro sinistro scopo geopolitico.

 

Ignorando gli interessi di tutta l’umanità e l’opposizione della comunità internazionale, gli Stati Uniti sono conniventi con il Giappone nello scarico in oceano di acqua contaminata nucleare.

Il 13 aprile 2021, il governo giapponese ha annunciato la decisione di scaricare nell’Oceano Pacifico oltre un milione di tonnellate di acqua contaminata dall’incidente nucleare di Fukushima, suscitando dubbi diffusi e gravi preoccupazioni in Giappone e nei paesi vicini. Tuttavia, i media americani e occidentali hanno a malapena espresso critiche e molte organizzazioni internazionali e politici occidentali hanno persino difeso il Giappone. Gli Stati Uniti hanno espresso il loro sostegno alla decisione del Giappone, affermando che il Giappone “sembra aver adottato un approccio conforme agli standard di sicurezza nucleare accettati a livello globale”. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha ringraziato il Giappone su Twitter per i suoi “sforzi trasparenti” nel gestire l’acqua contaminata dal nucleare.

fermare immediatamente il piano di discarica del Giappone

La maggioranza della comunità internazionale ha questionato il sostegno degli Stati Uniti al Giappone. Il 15 aprile, i Relatori Speciali del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite su sostanze tossiche e diritti umani, sul diritto all’alimentazione, su diritti umani e ambiente hanno rilasciato una dichiarazione congiunta, esprimendo “profondo rammarico per la decisione del Giappone di rilasciare nell’oceano acqua contaminata dal distrutto impianto nucleare di Fukushima” e hanno affermato che lo scarico “potrebbe avere impatto su milioni di vite e mezzi di sussistenza nella regione del Pacifico” e che “impone rischi considerevoli al pieno godimento dei diritti umani delle popolazioni interessate dentro e oltre i confini del Giappone”. Gli esperti hanno affermato che la decisione del governo giapponese era molto preoccupante visti gli avvertimenti sugli effetti di tale scarico su così tante persone e sull’ambiente in generale. [La frase che segue era omessa dalla traduzione automatica chrome-google, ndr] Il biologo americano per la conservazione marina, Rick Steiner, ha pubblicato un commento sull’Anchorage Daily News, esortando il governo USA a fermare immediatamente il piano di discarica del Giappone, e a sollecitare la comunità internazionale per istituire un comitato di investigazione indipendente dall’Agenzia per l’Energia Atomica, per riesaminare questioni sul trattamento delle acque nucleari contaminate di Fukushima e per fornire suggerimenti trasparenti, indipendenti e scientifici.

Gli Stati Uniti sembrano sostenere il rilascio da parte del Giappone di acqua contaminata dal nucleare, ma in realtà hanno già imposto rigide normative sull’importazione di prodotti giapponesi. Nel marzo 2021, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha aggiornato l’elenco di “Import Alert 99-33”, ma ha comunque limitato l’importazione di determinati prodotti agricoli, acquacoltura, acqua e prodotti aggiuntivi dal Giappone a causa delle radiazioni nucleari.

 

Gli Stati Uniti hanno fornito copertura al Giappone per allentare il controllo sull’esercito e hanno aiutato il Giappone a revocare il divieto sul suo diritto di “autodifesa collettiva”.

A causa del crimine di aggressione commesso durante la seconda guerra mondiale, il Giappone, secondo la Dichiarazione del Cairo, la Dichiarazione di Potsdam e lo Strumento di Resa Giapponese, dovrebbe sradicare completamente il militarismo e disarmare la sua marina, l’esercito e le forze aeree. Tuttavia, agli inizi della Guerra Fredda, per contenere lo sviluppo del socialismo, sostenere e riarmare il Giappone, gli Stati Uniti furono indulgenti con un gran numero di militaristi giapponesi che avevano commesso crimini di guerra e acconsentirono che alcuni criminali tornassero alla politica giapponese. Gli Stati Uniti hanno concluso il Trattato di Mutua Cooperazione e Sicurezza tra gli Stati Uniti e il Giappone in maniera determinata, hanno firmato e rivisto le Linee guida per la cooperazione in materia di difesa tra Giappone e Stati Uniti e hanno costantemente ampliato la portata delle operazioni militari dell’Alleanza USA-Giappone. In più gli Stati Uniti sono stati conniventi sulla mossa del governo giapponese di attuare la nuova legislazione di pace e sicurezza e di spingere per la revisione dell’articolo 9 della Costituzione giapponese. [La pagina en.wikipedia apre in nuova scheda – ndr]

revisione dell’articolo 9 della Costituzione giapponese

Nel luglio 2014, la riunione del gabinetto ad interim del governo giapponese ha adottato una decisione di gabinetto per reinterpretare la Costituzione e consentire al Giappone di esercitare il diritto all’autodifesa collettiva. Successivamente il segretario alla Difesa americano Chuck Hagel ha rilasciato una dichiarazione in sostegno alla decisione del governo giapponese di revocare il divieto al diritto di “autodifesa collettiva” e accogliendo favorevolmente la nuova politica giapponese. I media stranieri hanno riferito che gli Stati Uniti sono stati la forza trainante maggiore e il fattore chiave dietro la violazione da parte del Giappone della Costituzione pacifista e del riarmo.

 

Gli Stati Uniti hanno coperto i crimini commessi dalla Unità 731 dell’Esercito Imperiale Giapponese.

Durante gli anni dopo la seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti inviarono successivamente da Fort Detrick al Giappone diversi esperti di guerra batteriologica, per raccogliere informazioni sull’uso bellico dei batteri e su altre armi biologiche presso i principali membri dell’Unità 731, incluso Shiro Ishii, capo dell’Unità. Per ottenere i dati e il materiale dell’Unità 731 [la pagina en.wikipedia apre in nuova scheda – ndr] sulla guerra dei germi, gli Stati Uniti pagarono 250.000 yen, nascosero al mondo gli efferati crimini di Shiro Ishii e dell’Unità 731 e lo nominarono persino consulente in armi biologiche per Fort Detrick.

Secondo i resoconti dei media, gli Stati Uniti offrirono l’immunità all’Unità 731 dalle accuse di crimini di guerra in cambio dei loro dati su esperimenti su esseri umani, batteri e gas velenosi, nonché sulla guerra batteriologica, per i propri scopi di ricerca sulle armi biologiche. Gli archivi mostrano che le copertine dei rapporti sugli esperimenti condotti dall’Unità 731 su Bacillus anthracis, Burkholderia mallei e Yersinia pestis, riportano tutti le parole “Biological Warfare Laboratory, Fort Detrick, Maryland” con l’inchiostro nero di “Biblioteca tecnica, Dugway Proving Ground.”

 

L’amministrazione Truman degli Stati Uniti ha sostenuto la politica di apartheid in Sud Africa per evitare la condanna delle proprie politiche razziali da altri paesi.

Dopo il 1948, considerando la Guerra Fredda, gli interessi statunitensi in Sud Africa e la debole forza anti-apartheid negli Stati Uniti, l’amministrazione Truman adottò una cosiddetta politica di “via di mezzo” verso la politica dell’apartheid in Sud Africa: si opposero verbalmente alla politica di apartheid in Sudafrica, ma nello stesso tempo impedirono alla comunità internazionale di intervenire sulle questioni razziali del Sudafrica. Il 21 marzo 1960, agenti di polizia bianchi sudafricani aprirono il fuoco su una folla di manifestanti che circondavano una stazione di polizia a Sharpeville per protestare contro la politica dell’apartheid, uccidendo 69 persone, tra cui otto donne e 10 bambini. Questo incidente suscitò una diffusa condanna da parte della comunità internazionale e anche le Nazioni Unite passarono una risoluzione per criticarlo. Su questo sfondo è cresciuto il movimento per i diritti civili afro-americani negli Stati Uniti; il governo USA fece del suo meglio per favorire le allora autorità del Sud Africa. La Legislatura dello Stato del Mississippi approvò persino un disegno di legge in sostegno alla fermezza del governo sudafricano nel difendere la politica dell’apartheid e alla sua incrollabile determinazione di fronte ai manifestanti.

William Edmondson, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Sud Africa, ha evidenziato che, poiché gli stessi Stati Uniti si trovavano in un dilemma sulle questioni relative ai diritti civili, il governo USA era diplomaticamente diffidente nei confronti delle questioni razziali in Sud Africa, per timore che la comunità internazionale spostasse l’attenzione verso questioni di diritti civili sul suolo USA. Il comitato di ricerca sulla politica americana nei confronti del Sudafrica ha riferito che, poiché gli Stati Uniti temevano che altri paesi potessero condannare la loro politica razziale, sostennero il Sud Africa e bloccarono l’intervento delle Nazioni Unite nella politica dell’apartheid con la scusa che la politica razziale era una questione interna del Sud Africa.

 

Sulle questioni palestinesi e siriane, gli Stati Uniti si sono schierati a lungo con Israele in violazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU e del consenso internazionale.

Israele ha occupato Gerusalemme Est e parti della Cisgiordania (West Bank) durante la guerra in Medio Oriente nel 1967 e ha costruito insediamenti ebraici nei due distretti, considerati illegali dalle Nazioni Unite e dalla comunità internazionale. La Corte Internazionale di Giustizia ha indicato che la costruzione del muro di separazione viola il diritto internazionale. Per decenni, gli Stati Uniti hanno sostenuto Israele politicamente, economicamente e militarmente, quindi Israele ha gradualmente ampliato il suo piano di insediamento nei territori palestinesi occupati. Trump, entrato in carica, ha sostituito la “soluzione dei due Stati” con il cosiddetto “Piano di Pace in Medio Oriente”. Nel dicembre 2017, Trump ha formalmente riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele. Nel maggio 2018, gli Stati Uniti hanno trasferito la propria ambasciata a Gerusalemme. A novembre 2019, Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti non considerano più gli insediamenti israeliani in Cisgiordania come incompatibili con il diritto internazionale. Nell’ottobre 2017, per opporsi alle attività del cosiddetto “antisemitismo” dell’UNESCO e negare la legittima lotta del popolo palestinese, gli Stati Uniti e Israele si sono ritirati congiuntamente dall’UNESCO, ritiro entrato in vigore alla fine del 2018.

Il 25 marzo 2019, gli Stati Uniti hanno riconosciuto le alture del Golan come parte di Israele attraverso un proclama presidenziale firmato da Trump e poi dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, suscitando critiche globali, inclusi Siria, Russia e Nazioni Unite. La risoluzione 497 adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel 1981 affermava chiaramente che la decisione di Israele di imporre la propria legge, giurisdizione e amministrazione nelle alture del Golan siriano occupato è nulla e priva di effetti giuridici internazionali. Il 5 novembre 2020, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha confermato la sovranità della Siria sulle alture del Golan occupate da Israele in seguito alla battaglia del giugno 1967. Guterres ha chiaramente sottolineato che lo status delle alture del Golan non è cambiato. Inoltre, il ministero degli Esteri siriano ha rilasciato una dichiarazione definendo la decisione degli Stati Uniti nel 2019 un attacco spudorato alla sovranità e all’integrità territoriale della Siria. La Russia ha avvertito gli Stati Uniti che la sua mossa viola gravemente il diritto internazionale, ostacola la risoluzione del conflitto siriano e intensifica le tensioni regionali a tutto tondo.

 

Gli Stati Uniti e i loro alleati chiudono un occhio sui reciproci, gravi problemi sociali.

Dopo l’incidente di Floyd negli Stati Uniti nel 2020, il governo canadese ha rilasciato solo una vaga dichiarazione. Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha twittato che “negli Stati Uniti oggi abbiamo visto la responsabilità per l’omicidio di George Floyd. Ma non commettete errori, il razzismo sistemico e il razzismo anti-nero esistono ancora. Ed esistono anche in Canada”. Questa dichiarazione non condannava gli Stati Uniti, mostrava la mentalità codarda del governo canadese di non osare criticare pubblicamente Washington e di acquietare il paese.

Nel frattempo, anche gli Stati Uniti hanno chiuso un occhio sui problemi razziali in Canada. Il 3 giugno 2019, alla cerimonia di apertura della Women Deliver Conference, è stato reso pubblico il rapporto finale su Donne e Ragazze Indigene Assassinate; Trudeau ha riconosciuto gli omicidi e le sparizioni di donne e ragazze indigene in tutto il Canada negli ultimi decenni come “genocidio”. Tuttavia, i politici USA sono stati muti su questo. Invece di condannare e criticare il Canada, l’opinione pubblica statunitense ha affermato che il governo canadese ha compiuto grandi sforzi per risolvere i problemi correlati.

 

Gli alleati americani danno eccessivo “semaforo verde” agli Stati Uniti quando si tratta dell’applicazione di regole internazionali.

L’Australia afferma di difendere “l’ordine internazionale basato su regole” e ha affermato che l’ordine globale dovrebbe essere basato su “regole concordate piuttosto che sul solo esercizio della potenza” nel suo libro bianco sulla politica estera del 2017. Tuttavia, al fine di legarsi alla strategia degli Stati Uniti verso il Medio Oriente, l’Australia ha rifiutato di riconoscere la decisione della Corte Penale Internazionale (ICC) di accettare la Palestina come stato osservatore e ha impedito alla ICC di indagare sui presunti crimini di guerra commessi da Israele in Cisgiordania (West Bank), Gerusalemme Est e Striscia di Gaza. Dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato di trasferire la loro ambasciata in Israele a Gerusalemme, l’Australia ha cambiato la sua politica in Medio Oriente che durava da decenni e ha fatto eco che avrebbe considerato la possibilità di seguire la mossa degli Stati Uniti.

Al fine di salvaguardare gli interessi militari degli Stati Uniti e gli interessi coloniali della Gran Bretagna su Diego Garcia, l’Australia si è opposta al parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) sulla decolonizzazione dell’Arcipelago Chagos e alle relative risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

(continua qui sotto)

 

Suggerimenti



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SETTIMO PECCATO: LE LOTTE INTESTINE

Nel rapporto con gli alleati, gli Stati Uniti a volte coprono le loro malefatte, a volte ricorrono a punizioni o minacce, giocando con “un trucco di controllo”.  Adottando un approccio di carota e bastone, gli Stati Uniti fanno sì che gli alleati seguano i loro passi. Nei fatti, c’è poca fiducia reciproca all’interno del sistema di alleanza e i compagni di letto hanno sogni diversi.

 

Gli Stati Uniti hanno soffocato il Giappone attraverso mezzi commerciali e lo hanno costretto a firmare l’Accordo Plaza.

Negli anni ’80, l’economia statunitense era impantanata nella stagnazione mentre il Giappone sperimentava un boom economico, provocando un crescente avanzo commerciale con gli Stati Uniti. Ai sensi della Sezione 301 del Trade Act del 1974, il governo degli Stati Uniti avviò 20 “indagini della Sezione 301” sui prodotti giapponesi dal 1976 al 1989, la maggior parte delle quali si concluse con restrizioni volontarie del Giappone all’esportazione.

Nel settembre 1985, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Repubblica Federale Tedesca e Giappone firmarono l’accordo al Plaza Hotel di New York City, che comprendeva principalmente il contenimento dell’inflazione, l’espansione della domanda interna, l’apertura del mercato commerciale e la liberalizzazione dei capitali. Dopo la firma dell’accordo, lo yen giapponese si apprezzò notevolmente, le sue esportazioni furono colpite ed emerse una grande sovracapacità nel paese.

L’accordo USA-Giappone sui semiconduttori fu firmato nel 1986 e rinnovato nel 1991. Dopo la scadenza dell’accordo quinquennale, le quote di mercato dei semiconduttori fabbricati negli Stati Uniti aumentarono di circa il 30% sia nel mondo che in Giappone. In più gli Stati Uniti lanciarono successivamente sette guerre commerciali e finanziarie contro il Giappone, coinvolgendo le industrie tessili, siderurgiche, dei ricettori tv, automobilistiche, dei tassi di cambio e dei semiconduttori, nonché la riforma sistemica del Giappone imposta dagli Stati Uniti.

Al fine di ridurre i danni alla competitività economica dovuti all’eccessivo apprezzamento dello yen, il governo giapponese scelse di mantenere lo slancio dell’espansione economica allentando il credito; questo portò bolle più grandi nel mercato azionario e nel mercato immobiliare. Successivamente, il governo giapponese aumentò rapidamente il tasso di interesse di riferimento della banca centrale in un passo radicale per prevenire un surriscaldamento dell’economia. Di conseguenza, le bolle economiche scoppiarono.

L’accordo del Plaza Hotel [la pagina en.wikipedia apre in nuova scheda – ndr] è considerato il punto di svolta dei “20 Anni Perduti” del Giappone.

 

Gli Stati Uniti hanno usato il deficit commerciale come scusa per costringere i propri alleati a rivedere gli accordi bilaterali di libero scambio.

Nel 2012 gli Stati Uniti e la Corea del Sud firmarono l’Accordo di libero scambio. Anni dopo, Trump affermò che l’accordo aveva causato un deficit commerciale con la Corea del Sud. Nel settembre 2018, il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha dovuto firmare con Trump un accordo modificato.

Nell’agosto 1992, Stati Uniti, Canada e Messico firmarono l’Accordo di libero scambio nordamericano e stabilirono una zona di libero scambio in Nord America, la più grande organizzazione di integrazione economica regionale in quel momento. Quando Trump entrò in carica nel gennaio 2017, richiese di rinegoziare l’accordo, sostenendo che aveva aumentato il deficit commerciale degli Stati Uniti e spostato decine di migliaia di posti di lavoro del settore manifatturiero nel Messico a basso salario. Dopo oltre un anno di negoziati, i tre paesi hanno firmato l’accordo Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA), che ha aperto agli Stati Uniti il mercato agricolo canadese da 16 miliardi di dollari.

 

In mezzo alla pandemia di COVID-19, gli Stati Uniti e i loro alleati si sono incolpati a vicenda e hanno creato barriere l’uno verso l’altro. Gli Stati Uniti hanno persino intercettato forniture mediche degli alleati e accaparrato vaccini e altri dispositivi di protezione urgenti.

Dall’inizio del COVID-19, le forniture anti-pandemia ordinate e acquistate da alleati degli Stati Uniti come Germania, Francia e Canada sono state acquistate a prezzi più alti, oppure intercettate dagli Stati Uniti. Nell’aprile 2020, l’Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze [USA] ha improvvisamente ordinato alla società 3M di interrompere l’esportazione delle sue maschere in Canada e nei paesi dell’America Latina e di annullare temporaneamente tutti gli ordini esistenti. Gli Stati Uniti hanno acquisito la fornitura a breve termine di Remdesivir, un farmaco antivirale che ci si attendeva essere di grande utilità per il trattamento del COVID-19, e hanno vietato l’esportazione di forniture mediche statunitensi come le maschere in altri paesi, compresi gli alleati.

L’India ha fornito assistenza sui farmaci agli Stati Uniti nei primi giorni della pandemia. Dopo la grave esplosione epidemica in India, il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar e molti altri hanno invitato gli Stati Uniti a rimuovere il divieto di esportazione sulle materie prime dei vaccini per aumentare la produzione di vaccini in India, ma gli Stati Uniti hanno affermato che avrebbero dato priorità al controllo dell’epidemia in casa propria e a vaccinare la propria gente.

trascurare la gravità della pandemia in India

La mossa ha suscitato sentimenti anti-americani in India e critiche da parte degli alleati e della comunità internazionale. Il gruppo media indiano ZEE ha riferito che dopo il suo insediamento, Biden ha immediatamente citato il Defense Production Act per vietare le esportazioni di materie prime chiave per la produzione di vaccini, in modo da garantire che i produttori statunitensi di vaccini come Pfizer potessero avere abbondanti forniture di materiale e realizzare una produzione a ciclo continuo. Il Times of India ha affermato che gli atti di Washington di accaparrare vaccini e trascurare la gravità della pandemia in India hanno acceso sentimenti anti-USA tra i netizen indiani.

Il 5 maggio 2021, la rappresentante per il commercio degli Stati Uniti Katherine Tai ha affermato che il suo paese sostiene la proposta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC-WTO) sulla rinuncia alla protezione della proprietà intellettuale per i vaccini COVID-19 e che avrebbe partecipato attivamente ai negoziati dell’OMC-WTO sulla possibile rinuncia e avrebbe incoraggiato anche altri paesi a farlo.

Germania e Francia si sono opposte. Un portavoce del governo tedesco ha affermato che la rinuncia proposta dagli USA ai diritti di proprietà intellettuale per i vaccini causerebbe “seri problemi” alla produzione globale di vaccini. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato al vertice dell’UE che i brevetti sui vaccini COVID-19 non sono la questione chiave al momento e ha criticato la Gran Bretagna e gli Stati Uniti per aver bloccato le esportazioni di vaccini e materie prime verso altri paesi. La presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha affermato che l’UE ha un atteggiamento aperto nei confronti dei colloqui sui brevetti, ma la condivisione della tecnologia non è risposta rapida alla pandemia.

 

Al fine di mantenere il dominio regionale, gli Stati Uniti non hanno mai esitato ad abbandonare, sanzionare o soffocare i propri alleati.

Nel luglio 2016, in Turchia scoppiò un tentativo di colpo di stato militare che uccise più di 240 cittadini turchi, ferendone più di 2.000. Le autorità turche accusarono il predicatore musulmano con sede negli Stati Uniti, Fethullah Gulen, di aver incitato al colpo di stato, listarono il movimento Gulen come organizzazione terroristica e chiesero a 83 paesi, inclusi gli Stati Uniti, di estradare 425 membri del gruppo. La richiesta è sempre stata respinta dal governo degli Stati Uniti.

Per combattere il gruppo estremista “Stato Islamico” [ISIS], Washington ha a lungo sostenuto un gruppo armato a guida curda in Siria e lo ha considerato un importante alleato. Però in seguito gli Stati Uniti lo abbandonarono improvvisamente per ridurre l’onere della guarnigione e facilitare le relazioni con la Turchia. Nella seconda metà del 2019, prima che il governo turco lanciasse un’offensiva militare transfrontaliera contro il gruppo armato, Washington ha improvvisamente ritirato le sue truppe dalle aree interessate e ha dichiarato che “non avrebbe sostenuto o partecipato”.

A guardia della Turchia per lungo tempo, gli Stati Uniti hanno fatto del loro meglio per interrompere gli sforzi della Turchia di avvicinarsi alla Russia e hanno imposto sanzioni alla Turchia per il suo acquisto di armi russe, applicando per la prima volta a un alleato della NATO le disposizioni del Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (Legge per il contrasto agli avversari dell’America tramite sanzioni). L’amministrazione Biden ha annunciato di aver riconosciuto il massacro di armeni nell’Impero ottomano come “genocidio” e ha promosso la legislazione delle relative sanzioni, facendo pressione sulla Turchia affinché si inchini agli Stati Uniti.

Nel 2018, la Turchia ha cercato di acquistare missili Patriot Advanced Capability-3 di fabbricazione americana, ma non è riuscita. Successivamente, Ankara ha firmato un contratto per il sistema di difesa aerea S-400 con Mosca. In risposta, Washington ha adottato diverse misure per fare pressione sulla Turchia, comprese sanzioni, il divieto alla Export-Import Bank degli Stati Uniti di fornire crediti alla Turchia, l’espulsione della Turchia dal programma di caccia F-35 senza restituire i fondi di ricerca e sviluppo e gli anticipi già pagati dalla Turchia.

 

Il bullismo economico degli Stati Uniti è “un trattamento equo” per tutti gli alleati.

Washington non solo conduce un protezionismo commerciale senza scrupoli, ma aumenta anche il suo controllo sugli alleati attraverso accordi commerciali. Nei negoziati USMCA, gli Stati Uniti hanno costretto il Canada a rinunciare al suo diritto sovrano di firmare accordi commerciali con altri paesi in modo indipendente e ad accettare la richiesta irragionevole degli Stati Uniti di includere nell’accordo una “clausola della pillola avvelenata”: essa prevede che il paese firmatario deve ottenere il via libera dagli altri firmatari quando si negozia e si stabilisce un accordo di libero scambio con le economie “non di mercato”. La clausola ha ovviamente preso di mira paesi specifici come la Cina, e ha gravemente interrotto e danneggiato l’ordine di libero scambio globale.

Un mese dopo aver firmato l’USMCA, l’allora presidente degli Stati Uniti Trump ha nuovamente alzato il bastone delle sanzioni contro il Canada, annunciando la ripresa di un ulteriore 10% di dazi su alcuni prodotti in alluminio importati dal Canada nell’agosto 2020. Il governo canadese ha reagito con tariffe di ritorsione su 3,6 miliardi dollari canadesi di prodotti in alluminio statunitensi. Dopo mesi di consultazioni, Trump ha ufficialmente cancellato la decisione nell’ottobre dello stesso anno, ma allo stesso tempo ha minacciato di riprendere le tariffe se l’esportazione di alluminio canadese negli Stati Uniti aumentasse.

Dopo che Biden è entrato in carica, ha firmato un ordine esecutivo per revocare il permesso dell’oleodotto canadese Keystone XL, che ha causato un impatto significativo sull’economia della provincia canadese dell’Alberta, ricca di energia, e ha persino esacerbato la situazione economica canadese durante la pandemia.

Nel 1996, l’Unione Europea ha promulgato lo Statuto di Blocco dell’UE, che vieta agli operatori dell’UE di rispettare determinate leggi statunitensi. Secondo lo statuto, gli operatori dell’UE che rispettano le leggi statunitensi anziché le leggi dell’UE saranno sanzionati, e sono autorizzati a citare in giudizio i beneficiari o la parte vincente nei casi relativi agli Stati Uniti presso la Corte di Giustizia dell’UE.

Negli ultimi anni, insistendo sul fatto che il gasdotto Nord Stream 2 sta minacciando la sicurezza energetica dell’Europa, Washington si è opposta al progetto e ha imposto sanzioni. Nel gennaio 2021, gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro la nave posatubi russa Fortuna. Il 25 marzo, Blinken ha affermato che il Nord Stream 2 è in contrasto con gli obiettivi di sicurezza energetica fissati dall’UE e potrebbe danneggiare gli interessi di Ucraina, Polonia e altri paesi. Ha ribadito la posizione di Washington su questo progetto, compresa l’imposizione di sanzioni alle società impegnate a completare i lavori di posa delle condutture.

 

Gli Stati Uniti hanno utilizzato il Foreign Corrupt Practices Act per soffocare società alleate.

Il Foreign Corrupt Practices Act (Legge sulle pratiche corruttive estere) degli Stati Uniti vieta agli individui e alle entità americane di pagare tangenti a funzionari governativi stranieri per ottenere accordi commerciali. Nel 2020, pubblici ministeri statunitensi hanno aperto un’accusa contro due ex dirigenti della società di trasporti francese Alstom e un ex dirigente della società commerciale giapponese Marubeni Corporation, che avrebbero corrotto funzionari indonesiani. I tre imputati sono stati accusati di complotto finalizzato alla violazione del Foreign Corrupt Practices Act e al riciclaggio di denaro.

Secondo i rapporti del Wall Street Journal nel gennaio 2021, il Federal Bureau of Investigation ha assunto un ruolo più importante nelle indagini estere su legami con gli Stati Uniti. Negli ultimi anni ha ampliato l’unità internazionale anticorruzione per scoprire individui e organizzazioni coinvolte in reati legati alla corruzione, alla cleptocrazia e all’antitrust.

In un caso collegato ad Alstom nel 2014, Alstom e Marubeni Corporation hanno rispettivamente raggiunto un accordo con il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, accettando di pagare rispettivamente 772 e 88 milioni di dollari di riconciliazione per risolvere le accuse relative al progetto indonesiano e a progetti in altri paesi.

 

C’è un litigio costante all’interno del Gruppo dei Sette (G7), i membri sembrano essere strani associati, ognuno con idee diverse sui problemi interni ed esterni del gruppo.

Stati Uniti e Giappone non hanno firmato la Ocean Plastics Charter

Nel giugno 2018 si tenne in Canada il vertice del G7. Il comunicato del vertice impegnava a ridurre le barriere tariffarie, le barriere non tariffarie e le sovvenzioni. Ma Trump disse che rifiutava di firmare la dichiarazione congiunta. Gli Stati Uniti annunciarono anche che dal 1° giugno avrebbero cancellato l’esenzione tariffaria per i prodotti in acciaio e alluminio di UE, Canada e Messico e che avrebbero imposto dazi punitivi del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio. L’UE e il Canada dichiararono immediatamente che avrebbero adottato misure reciproche per difendere i propri diritti e avrebbero imposto tariffe pressoché equivalenti su prodotti americani sensibili. Oltre alle questioni commerciali, il G7 ha anche proposto soluzioni come la riduzione della plastica monouso. Tuttavia, due paesi membri, gli Stati Uniti e il Giappone, non hanno firmato la Ocean Plastics Charter.

Ad agosto 2019 si è tenuto in Francia il vertice del G7. Trump ha detto prima del vertice che gli Stati Uniti avrebbero tassato i vini francesi se la Francia avesse imposto una tassa digitale alle società statunitensi di tecnologia internet come Google, Facebook e Apple. Da parte sua, Donald Tusk, allora presidente del Consiglio Europeo, ha affermato che l’UE “risponderà a tono” se Washington impone dazi alla Francia.

Reuters ha elencato una serie di questioni controverse prima del vertice. L’insoddisfazione di Trump per l’approvazione da parte della Francia del disegno di legge per imporre la tassa sui servizi digitali a luglio; gli Stati Uniti hanno hanno respinto gli sforzi degli altri membri per affrontare il cambiamento climatico; gli Stati Uniti e l’Europa hanno avuto divergenze sull’opportunità di riammettere la Russia al G7; le potenze europee hanno cercato di allentare le tensioni tra Stati Uniti e Iran.

Nel maggio 2021 si è tenuta in Gran Bretagna la riunione dei ministri degli Esteri del G7. Il Dipartimento di Stato USA ha dichiarato che Blinken ha espresso ancora una volta forte opposizione al progetto del gasdotto russo-tedesco Nord Stream 2 in un incontro con il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas a margine della riunione del G7. Alcuni esperti hanno evidenziato che i principali paesi europei come Germania e Francia non seguiranno gli Stati Uniti nella loro politica nei confronti della Russia, data la dipendenza del continente dalle forniture energetiche russe.

Khairy Tourk, un professore americano di economia, ha affermato che i fattori economici hanno reso difficile per Stati Uniti e Gran Bretagna espandere il campo anti-cinese all’interno del G7, poiché esistono diretti ed enormi contatti commerciali tra Germania, Giappone, Corea del Sud e Cina. Anche l’India, uno dei principali beneficiari della Asian Infrastructure Investment Bank sostenuta dalla Cina, non si schiererà apertamente dalla parte americana.

 

Gli Stati Uniti pagano a parole gli alleati.

Di recente, il governo australiano si è rallegrato del fatto che gli Stati Uniti abbiano dichiarato il proprio sostegno all’Australia per contrastare la “coercizione economica” della Cina. Tuttavia, altri paesi dei “Five Eyes” [Cinque Occhi, v. parte A, peccato 3 – ndr], inclusi gli Stati Uniti, non solo hanno dato un’adesione di facciata all’Australia, ma colto l’opportunità per espandere le loro esportazioni in Cina, così hanno rapidamente spremuto la quota di mercato dell’Australia in Cina.

Secondo i media australiani, le esportazioni di vino australiano in Cina sono diminuite del 98% da ottobre 2020 a febbraio 2021. Nonostante i politici di altri paesi “Five Eyes” abbiano espresso sostegno per il vino australiano, le esportazioni australiane verso questi paesi hanno visto una contrazione del 25% anziché un aumento.

Da dicembre 2020 a febbraio 2021, le esportazioni di carbone australiano in Cina sono scese a zero, mentre la quota del carbone di altri paesi “Five Eyes” nel mercato cinese è passata dal 2,7 % al 6,1%. La quota di mercato cinese di cibo e bevande importate rivendicata dall’Australia è diminuita dal 6,3% nell’aprile 2020 al 3,6% nel febbraio 2021, mentre la quota di mercato detenuta da altri paesi dei “Five Eyes” è cresciuta dal 25,5% al ​​39,5%.

(Fine)


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sul sito di PEOPLE’S DAILY ONLINE

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Immagine in alto - "I Sette Peccati Capitali" di Hieronymus Bosch o allievi, Museo del Prado, Madrid - Grazie a Wikipedia e The Yorck Project (2002) - pubblico dominio

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