Con la libertà di produrre ovunque, e soprattutto dove il costo del lavoro era tanto più basso, il modello liberista già alla fine degli anni ’70 si era trovato immerso in una marea di merci che non trovavano collocazione su nuovi mercati e, come scrive Marco Bersani in “Dacci oggi il nostro debito quotidiano. Strategie dell’impoverimento di massa” (DeriveApprodi, 2017), “si è dovuto confrontare con una stragrande maggioranza della popolazione mondiale talmente impoverita da ritrovarsi senza alcun potere d’acquisto, e con una fascia minoritaria con capacità d’acquisto, ma che in breve tempo aveva comprato e consumato quanto era nelle proprie possibilità“.
Per uscire da questa impasse, “il modello capitalistico ha modificato il proprio agire, trasferendo enormi risorse direttamente sui mercati finanziari, ovviando alla difficoltà di continuare a ottenere profitti scambiando merci, con la ricerca di profitti semplicemente scambiando denaro“.
L’economia della finanza, e dunque del debito, è diventata il vero motore economico degli ultimi decenni. Ma come ci è riuscita?