Antonio Onorati, figura di riferimento dell’agroecologia italiana e internazionale afferma: “Bisogna spazzare via gli equivoci, tutti devono sapere che l’agricoltura contadina bioregionale nutre l’Europa. I cosiddetti piccoli contadini producono oltre il 70 per cento del cibo consumato nell’Unione Europea. Danno occupazione ad almeno 25 milioni di persone, dopo gli stati dunque i contadini sono il maggior datore di lavoro in Europa. Mantengono vive le aree rurali, che altrimenti si spopolano, con tutte le conseguenze ambientali e sociali che sono sotto i nostri occhi.”
I principi fondativi dell’Europa agricola sono ribaltati nelle politiche nazionali e comunitarie: il mondo contadino è stato messo alle corde dalle lobby dell’agroindustria, con effetti devastanti per l’agricoltura e i distretti rurali. I contadini europei sono stati privati dei loro diritti millenari e la sovranità alimentare dei cittadini europei si è ridotta, mentre si diffondevano la celiachia e altre patologie da cibo prima irrilevanti.
“C’è un conflitto di interesse – continua Onorati – le organizzazioni agricole maggioritarie hanno difeso il modello che la politica agricola comunitaria ha spinto: meno aziende, sempre più grandi, più commercio internazionale liberalizzato, un’agricoltura industriale che avrebbe dovuto avvantaggiare i consumatori. Il risultato è un aumento dei prezzi che in Italia in 12 anni è cresciuto del 25%. Le grandi associazioni agricole sono diventate dei prestatori di servizi e molti dei servizi che forniscono sono pagati dalle risorse comunitarie.”
Ma la stessa Europa “reale” non è sovrana. Lo avevano paventato Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, nel 1941-42 a Ventotene, in Problemi della Federazione Europea, successivamente conosciuto come Manifesto di Ventotene. Oggi l’illuminazione del Manifesto di Ventotene è magnificata dalla retorica della Commissione Europea, eppure passaggi essenziali del suo testo sono omessi – censurati – dalla vulgata. Eccone uno, dal secondo capitolo, Compiti del dopoguerra – L’Unità Europea.
“I ceti più privilegiati nei vecchi sistemi nazionali cercheranno subdolamente o con la violenza di smorzare l’ondata dei sentimenti e delle passioni internazionaliste, si daranno ostentatamente a ricostruire i vecchi organismi statali. Ed è probabile che i dirigenti inglesi, magari d’accordo con quelli americani, tentino di spingere le cose in questo senso, per riprendere l’equilibrio dei poteri, nell’apparente immediato interesse del loro impero.”
Questa Europa, reale ma non-sovrana, ha confermato la propria impotenza il 17 dicembre 2018, quando tutti i suoi Stati membri si sono astenuti nel voto della Dichiarazione ONU sui diritti dei contadini, comunque approvata in Assemblea Generale. Se l’UE incoraggia le classi dirigenti dei nuovi paesi membri a vederla come un’estensione della NATO, proprio in quei paesi però è più forte il disagio dei contadini per la terra colonizzata dall’agroindustria multinazionale. La Via Campesina è anche europea.
Questa Unione che fa colonia di se stessa non può essere riformata, dobbiamo trasformarla – a cominciare dalle modalità di produzione e distribuzione del cibo, perché la persona è ciò che mangia: sarà un essere avvelenato, se il suo cibo ha distrutto ecosistemi o schiavizzato altri umani.