La paga della vigna, la françafrique nel bagagliaio, la pipì tra gli scaffali

Utopia Capitale:
uno contro l’altro
i poveri imitano i ricchi;
ma solo questi sono solidali
e a loro si concede tutto


VENDEMMIA!

Contadini, poi studenti,
poi rumeni, ora africani

In vino veritas: si vendemmia il collasso
competendo sino all'autodistruzione

Un euro e ottanta centesimi all’ora. Lo dicono in paese, nel piccolo centro del profondo Piemonte che vive di agricoltura, di investimenti nel settore vitivinicolo e di fondi europei erogati a pioggia con cui le colline coperte di boschi sono state trasformate in colline coperte di vigne.
Bellissime, infiniti ricami coperti di uva dorata pronta per la vendemmia.
Un euro ottanta, un’ora di lavoro.
Prima c’erano i vecchi contadini. Poi sono arrivati gli studenti della città. Poi il comunismo è crollato nel giubilo del mondo libero e civilizzato e sono arrivati i romeni. Poi sono arrivati i cinesi. Ora tra le vigne ci sono gli africani.
Arrivano da Torino, dove vivono nell’ex villaggio Olimpico occupato da tempo: un ghetto che difendono con i denti da prossimi, sedicenti, sgomberi.
La vocina del paese al tempo dei romeni, diceva: “tre euro e cinquanta, all’ora”. Il doppio.

Oggi dice un euro e ottanta

Oggi dice un euro e ottanta.
Otto ore uguale 14,4 euro, ma dato che il padrone è buono arriva a quindici, così ci scappa anche mezzo caffè.

Una progressione geometrica verso l’abisso, da cui emerge il concetto di “lavoro combattente”, formula di cui però non si vede lo scopo.

lavoro combattente

Nella Russia sovietica Trotskj lo teorizzò – “il lavoro combattente” e lo rivendicò, per cementare la nascita dell’uomo nuovo. Forse è anche uno dei principi della Cina odierna: ma quel paese è un mistero avvolto da un enigma.
Oggi nel nostro civile ed erudito occidente non si sa a cosa porti questa volontà.

 

 

Suggerimenti



PARENTESI LIRICA

Sii buono, a noi
fa comodo così

I ricchi tra loro non competono.
Si associano, o prendono doni

Solo per chiarire da che parte sto.
Ho portato al di là del confine, io che scrivo, dei migranti eritrei. Ho fatto parte di un’organizzazione che aiutava questi uomini, e queste donne, e questi bambini, a raggiungere i loro cari in Francia. Io, con la mia automobile, aprivo la strada controllando alla frontiera che la gendarmeria fosse tranquilla. Loro, i migranti, erano nascosti dentro i bauli.
Mentre passavo la frontiera, con il rischio di enormi guai giudiziari, ero tranquillo: stavo facendo una cosa giusta.
Ma oggi, dopo aver visto con i miei occhi i migranti africani nel civilissimo Piemonte essere pagati quindici euro al giorno, osservo la potenza distruttiva del meccanismo entro il quale mi muovo.
La totale assenza di controlli, sindacali e istituzionali, sembra dare sponda a un modello economico fondato sulla depressione dei prezzi e sulla deflazione.
Tale modello sta travolgendo le strutture sociali del paese, dell’Europa e in generale del mondo capitalista.
Quando un lavoratore, qualunque sia il colore della sua pelle, viene pagato un euro e ottanta all’ora, con un deprezzamento del 50% rispetto a dieci anni prima, significa che ci si trova all’interno del capitalismo reale.
Qualcosa di straordinariamente diverso dai monopoli che oligarchi di ogni nazionalità ricevono in dono dallo Stato.

baroni rapinatori

Esiste questa terrificante discrasia, questa ineluttabile spinta verso un paradosso storico, sociale e morale: la classe dominante vive il periodo d’oro riconducibile ai tempi dei “baroni rapinatori”, e il mondo pullula di nuovi Gatsby sempre più ricchi, volgari, ignobili.

Ma questo avviene in virtù della completa assenza di concorrenza che connota i loro affari.
I ricchi sono straricchi perché tra loro non competono: o creano “cartelli”, quando va bene, oppure semplicemente ricevono in dono dallo Stato delle rendite infinite.
Il tutto mentre tuonano contro tutti coloro che vorrebbero un po’ di ossigeno, un po’ di carta stampata in più, volgarmente nota come “denaro”.

carburante infinito

Meglio la guerra totale tra poveri: un euro e ottanta all’ora, e un “esercito di riserva” tendente a “n”, ecco il carburante infinito che fa galoppare l’uomo e la storia verso tempi che pensavamo chiusi.
Meglio periferie dove stipare poveri su poveri, sino a sfidare la legge dell’impenetrabilità dei corpi.

 

Suggerimenti



GUAI AI POVERI

Una milizia di lavoratori
combattenti per il capitale

L'uguaglianza che cerchiamo
è quella con i miliardari
di cui siamo schiavi

“Guai ai poveri” è il crudo titolo di un eccellente libro scritto da Elisabetta Grande. Inutile aggiungere qualcosa sul contenuto, ovvero sulla nostra vita quotidiana.
I poveri vanno bene quando formano una milizia di lavoratori combattenti per il capitale, a un euro e ottanta all’ora.
Recentemente il giornalista James Bloodworth, ha scoperto, durante una visita in incognito presso un magazzino di Amazon, che i membri dello staff temevano di essere puniti per “tempo di inattività”. Facevano pipì in una bottiglietta per non perdere tempo: l’alternativa era il rischio di licenziamento.

Con la pipì in tasca il pacco parte ‘prime’! Tali notizie rimbalzano sulle pagine dei maggiori quotidiani mondiali con cadenza sempre più fitta da almeno dieci anni. E sempre con gli stessi soggetti.

Ma, nel momento in cui veniva pubblicato lo “scoop”, la vera notizia era un’altra: Amazon sfondava quota 1000 miliardi di dollari di capitalizzazione. E mentre i dipendenti di Amazon si pisciano addosso pur di non perdere la paga, il padrone Jeff Bezos può pascersi al pensiero che il suo patrimonio ammonta a 112 miliardi di dollari. Patrimonio personale.
L’aspetto più curioso di questa storia di diseguaglianza conclamata è però un altro.
La diseguaglianza non indigna più nessuno, ma soprattutto l’uguaglianza non è più un valore per nessuno.

l’uguaglianza è semplicemente passata di moda. Come i jeans a zampa di elefante

L’uguaglianza non è nemmeno un disvalore: l’uguaglianza è semplicemente passata di moda. Come i jeans a zampa di elefante, le giacche con le spalline e i suoni elettronici nella musica pop degli anni ottanta.
Al suo posto il mito della ricchezza: possiamo anche indignarci, o meglio, incuriosirci, per la storia non più nuova dei dipendenti Amazon che si pisciano addosso, ma ciò che ci appassiona è il patrimonio personale di Bezos.
Al contempo dilaga in Europa l’idea, anzi la certezza, che la forza lavoro non sia più una leva sufficiente per riuscire a raggiungere livelli minimi di dignità.
D’altronde, se nei campi si scende a un euro e ottanta all’ora, non è un pensiero peregrino.
Il presidente Macron ha sposato, in questi giorni, l’idea del reddito di cittadinanza universale: qualcosa che, paradossalmente, piacerebbe al Marx che teorizzava “la fine del lavoro”.

Poco distante dai bellissimi filari coperti di maturi grappoli dorati ieri ho visto una “cooperativa agricola Olivetti”. Totalmente distrutta e abbandonata, invasa dalle erbacce e divorata dalla ruggine. Nell’imperante morale hobbesiana non poteva che essere così.

Maurizio Pagliassotti

 

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Immagini: Comunismo di guerra o fondi comuni? Ognuno scelga il suo programma virtuale, se può, senza paura: gli effetti si somigliano. (Le immagini di questa pagina sono a cura della redazione di Trancemedia.eu)

 

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