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text-center space-top space-bottom">Una milizia di lavoratori combattenti per il capitale

“Guai ai poveri” è il crudo titolo di un eccellente libro scritto da Elisabetta Grande. Inutile aggiungere qualcosa sul contenuto, ovvero sulla nostra vita quotidiana.
I poveri vanno bene quando formano una milizia di lavoratori combattenti per il capitale, a un euro e ottanta all’ora.
Recentemente il giornalista James Bloodworth, ha scoperto, durante una visita in incognito presso un magazzino di Amazon, che i membri dello staff temevano di essere puniti per “tempo di inattività”. Facevano pipì in una bottiglietta per non perdere tempo: l’alternativa era il rischio di licenziamento.

Con la pipì in tasca il pacco parte ‘prime’! Tali notizie rimbalzano sulle pagine dei maggiori quotidiani mondiali con cadenza sempre più fitta da almeno dieci anni. E sempre con gli stessi soggetti.

Ma, nel momento in cui veniva pubblicato lo “scoop”, la vera notizia era un’altra: Amazon sfondava quota 1000 miliardi di dollari di capitalizzazione. E mentre i dipendenti di Amazon si pisciano addosso pur di non perdere la paga, il padrone Jeff Bezos può pascersi al pensiero che il suo patrimonio ammonta a 112 miliardi di dollari. Patrimonio personale.
L’aspetto più curioso di questa storia di diseguaglianza conclamata è però un altro.
La diseguaglianza non indigna più nessuno, ma soprattutto l’uguaglianza non è più un valore per nessuno.

l’uguaglianza è semplicemente passata di moda. Come i jeans a zampa di elefante

L’uguaglianza non è nemmeno un disvalore: l’uguaglianza è semplicemente passata di moda. Come i jeans a zampa di elefante, le giacche con le spalline e i suoni elettronici nella musica pop degli anni ottanta.
Al suo posto il mito della ricchezza: possiamo anche indignarci, o meglio, incuriosirci, per la storia non più nuova dei dipendenti Amazon che si pisciano addosso, ma ciò che ci appassiona è il patrimonio personale di Bezos.
Al contempo dilaga in Europa l’idea, anzi la certezza, che la forza lavoro non sia più una leva sufficiente per riuscire a raggiungere livelli minimi di dignità.
D’altronde, se nei campi si scende a un euro e ottanta all’ora, non è un pensiero peregrino.
Il presidente Macron ha sposato, in questi giorni, l’idea del reddito di cittadinanza universale: qualcosa che, paradossalmente, piacerebbe al Marx che teorizzava “la fine del lavoro”.

Poco distante dai bellissimi filari coperti di maturi grappoli dorati ieri ho visto una “cooperativa agricola Olivetti”. Totalmente distrutta e abbandonata, invasa dalle erbacce e divorata dalla ruggine. Nell’imperante morale hobbesiana non poteva che essere così.

Maurizio Pagliassotti

 

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