LE ATTUALI SFIDE DELLO SVILUPPO: RUOLO DELLA SCIENZA, DELLA TECNOLOGIA E DELL’INNOVAZIONE

Stati Uniti e Sud Globale all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 2023: una rivoluzione scientifica nel palazzo di vetro

Dal più importante evento annuale di politica internazionale
anche una lezione agli ultra-minoritari "internazionalisti" europei
che pongono sullo stesso piano Paesi in via di sviluppo
e colonialisti di lungo corso, finendo per sostenere il West
nel suo disperato tentativo di salvare un'egemonia morente.
La pseudoscienza geopolitica, abusando dell'oscena parola "G"
chiama Caoslandia la maggioranza dell'umanità, che ribolle con giudizio.
L'Internazionale fu vinta e vincerà - politicamente e responsabilmente.

MIGUEL DÍAZ-CANEL BERMÚDEZ, Presidente Cuba; con un editoriale di Global Times, e il documento del G77+Cina approvato all'Avana alla vigilia dell'Assemblea Generale ONU dai 116 Paesi partecipanti

Aggiornamento 20 settembre 2023: Traduzione italiana dell’intervento di Cuba in Assemblea Generale ONU (UNGA)

DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DI CUBA,

MIGUEL DÍAZ-CANEL BERMÚDEZ,

AL DIBATTITO GENERALE DELLA 78ª SESSIONE REGOLARE

DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE.

New York, martedì 19 settembre 2023

Signor Presidente:

Signor Segretario generale:

Eccellenze:

Porto in quest’Assemblea la voce del Sud, quella degli “sfruttati e dei vilipesi”, come Che Guevara fu udito dire in questa stessa Aula quasi 60 anni fa.

Popoli diversi con problemi comuni. Ne abbiamo appena avuto conferma a L’Avana, che ha avuto l’onore di ospitare il Vertice dei leader e degli altri rappresentanti di alto livello del Gruppo dei 77 e Cina, il più rappresentativo, ampio e diversificato raggruppamento di nazioni in ambito multilaterale.

Per due giorni, praticamente senza pause, più di 100 rappresentanti delle 134 nazioni che compongono il Gruppo hanno alzato la voce per chiedere cambiamenti non più rinviabili nell’ingiusto, irrazionale e abusivo ordine economico internazionale, che ha approfondito, anno dopo anno, le enormi disuguaglianze tra una minoranza di nazioni altamente sviluppate e una maggioranza che non riesce a superare l’eufemismo di “nazioni in via di sviluppo”.

Peggio ancora, come ha riconosciuto il Segretario Generale delle Nazioni Unite al Vertice dell’Avana, il G-77 fu fondato sei decenni fa per rimediare a “secoli di ingiustizia e abbandono e, nel convulso mondo attuale, sono intrappolati nel groviglio delle crisi globali, dove la povertà aumenta e la fame cresce”.

Ci ha uniti la necessità irrisolta di un cambiamento e la nostra condizione di vittime principali dell’attuale crisi globale multidimensionale, dell’abuso di scambi ineguali, del divario scientifico-tecnologico e del degrado ambientale.

Ma ci unisce anche, da più di mezzo secolo, l’ineludibile sfida e la determinazione a trasformare l’attuale ordine internazionale, che non solo è esclusivo e irrazionale, ma anche insostenibile per il pianeta e improponibile per il benessere di tutti.

I Paesi rappresentati nel G77 e Cina, dove vive l’80% della popolazione mondiale, non hanno solo la sfida dello sviluppo, ma anche la responsabilità di cambiare le strutture che ci emarginano dal progresso globale e trasformano molti popoli del Sud del mondo in laboratori per nuove forme di dominazione. È urgente un nuovo e più giusto contratto globale.

Signor Presidente:

A soli 7 anni dalla scadenza fissata per la realizzazione dell’auspicata Agenda 2030, le prospettive sono fosche. Questa augusta istituzione ha già riconosciuto: al ritmo attuale, nessuno dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile sarà raggiunto e più della metà dei 169 obiettivi concordati saranno mancati.

In pieno XXI secolo, offende la condizione umana il fatto che quasi 800 milioni di persone soffrano la fame su un pianeta che produce abbastanza per sfamare tutti.

O che nell’era della conoscenza e dello sviluppo accelerato delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, più di 760 milioni di persone, due terzi delle quali donne, non sappiano leggere o scrivere.

Gli sforzi dei Paesi in via di sviluppo non sono sufficienti per attuare l’Agenda 2030. Devono essere sostenuti da azioni concrete di accesso ai mercati, finanziamenti a condizioni eque e preferenziali, trasferimento di tecnologie e cooperazione Nord-Sud.

Non chiediamo elemosine o favori.

Il G77 reclama diritti e continuerà a chiedere una trasformazione profonda dell’attuale architettura finanziaria internazionale, perché è profondamente ingiusta, anacronistica e disfunzionale. Perché è stata progettata per lucrare sulle riserve del Sud, perpetuando un sistema di dominazione che aumenta il sottosviluppo e riproduce un modello di colonialismo moderno.

Abbiamo bisogno e pretendiamo istituzioni finanziarie in cui i nostri Paesi abbiano una reale capacità decisionale e accesso al finanziamento.

Urge una ricapitalizzazione delle Banche Multilaterali di Sviluppo per migliorare radicalmente le loro condizioni di prestito e per soddisfare le esigenze finanziarie del Sud.

I Paesi di questo Gruppo hanno dovuto destinare 379 miliardi di dollari delle loro riserve per difendere le loro valute nel 2022, quasi il doppio dell’importo dei nuovi Diritti Speciali di Prelievo assegnati loro dal Fondo Monetario Internazionale.

È necessaria la razionalizzazione, revisione, modifica del ruolo delle agenzie di rating. È imperativo stabilire criteri che vadano molto oltre il Prodotto Interno Lordo, per definire l’accesso dei Paesi in via di sviluppo ai finanziamenti agevolati e a un’adeguata cooperazione tecnica.

Mentre i Paesi più ricchi si sottraggono all’impegno di destinare almeno lo 0,7% del loro PIL all’aiuto pubblico allo sviluppo, le nazioni del Sud devono spendere fino al 14% dei loro ricavi per il pagamento degli interessi sul debito estero.

La maggior parte dei Paesi del G77 è costretta a spendere più per il servizio del debito che per gli investimenti nella sanità o nell’istruzione. Quale sviluppo sostenibile si può raggiungere con un simile cappio al collo?

Il Gruppo ripete oggi l’invito ai creditori pubblici, multilaterali e privati, a rifinanziare il debito attraverso garanzie di credito, interessi più bassi e scadenze più estese.

Insistiamo sull’attuazione di un meccanismo multilaterale di rinegoziazione del debito sovrano con una partecipazione effettiva dei Paesi del Sud, che consenta un trattamento giusto, bilanciato e orientato allo sviluppo.

Risulta perentorio ridisegnare una volta per tutte gli strumenti di debito e includere clausole di attivazione per proporzionare sollievo e ristrutturazione, prontamente, quando un Paese è colpito da catastrofi naturali o shock macroeconomici, problemi molto comuni nelle nazioni più vulnerabili.

Signor Presidente:

Nessuno mette più in dubbio che il cambiamento climatico minaccia la sopravvivenza di tutti, con effetti irreversibili.

E non è certo un segreto che chi ha meno influenza sulla crisi climatica è proprio chi ne subisce maggiormente gli effetti, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo. Nel frattempo i Paesi industrializzati, predatori voraci di risorse e di ambiente, eludono le loro maggiori responsabilità e si sottraggono agli impegni assunti nell’ambito della Convenzione quadro sui cambiamenti climatici e dell’Accordo di Parigi.

Per citare solo un esempio, è profondamente deludente che l’obiettivo di mobilitare non meno di 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 come finanziamenti per il clima non sia mai stato raggiunto.

In vista della 28a Conferenza degli Stati Parte dell’UNFCCC (COP28), i Paesi del G77 daranno priorità all’esercizio di Bilancio Globale [v. Global Stocktake : documento G77+Cina del 6 giugno 2023 – apre in nuova scheda in inglese – ndt], all’operatività del Fondo per le perdite e i danni, alla definizione del quadro per l’Obiettivo di adattamento e alla definizione del nuovo obiettivo di finanziamento per il clima, nel pieno rispetto del principio delle responsabilità comuni ma differenziate.

Il G77 sta convocando un vertice dei leader del Sud che si terrà il 2 dicembre nel contesto della COP28 a Dubai. Questa iniziativa, senza precedenti nel quadro di una Conferenza delle Parti, sarà uno spazio per articolare le posizioni del nostro Gruppo al più alto livello, nel contesto dei negoziati sul clima.

La COP 28 mostrerà se, al di là dei discorsi, c’è una reale volontà politica da parte dei Paesi sviluppati di raggiungere gli accordi urgenti che sono necessari in questo materia.

Signor Presidente:

Per il G77 è un compito prioritario cambiare una volta per tutte i paradigmi di scienza, tecnologia e innovazione, che sono limitati agli ambienti e alle prospettive del Nord, privando la comunità scientifica internazionale di un capitale intellettuale considerevole.

Con il successo del Vertice dell’Avana si è lanciato un appello urgente per riunire la scienza, la tecnologia e l’innovazione intorno all’innegabile scopo dello sviluppo sostenibile.

In quell’occasione, abbiamo deciso di riprendere il lavoro del Consorzio di Scienza, Tecnologia e Innovazione per il Sud (COSTIS), al fine di promuovere progetti di ricerca congiunti e favorire collegamenti produttivi che riducano la dipendenza dai mercati del Nord.

Abbiamo inoltre concordato di promuovere la convocazione, entro il 2025, di una riunione di alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite su scienza, tecnologia e innovazione per lo sviluppo.

I 17 progetti di cooperazione che Cuba ha avviato nel quadro della sua presidenza del G77 contribuiranno a incanalare il potenziale della cooperazione Sud-Sud e triangolare. Esortiamo le nazioni più ricche e le organizzazioni internazionali a partecipare a queste iniziative.

Cuba non si fermerà nei suoi sforzi per aumentare il potenziale creativo, l’influenza e la leadership del G77. Il nostro Gruppo ha molto da apportare al multilateralismo, alla stabilità, alla giustizia e alla razionalità di cui il mondo ha bisogno oggi.

Signor Presidente:

Eccellenze:

A tutti i problemi e le sfide che caratterizzano la realtà delle nostre nazioni e che mobilitano i popoli, dobbiamo aggiungere le misure coercitive unilaterali, chiamate eufemisticamente sanzioni, che sono diventate la prassi di Stati potenti che pretendono di agire come giudici universali, di debilitare e distruggere le economie e di isolare e sottomettere Stati sovrani.

Cuba non è il primo Stato sovrano contro cui sono state lanciate tali misure, ma è quello che le ha sopportate più a lungo, nonostante la condanna mondiale espressa in modo quasi unanime ogni anno in questa Assemblea, non rispettata e disattesa nella sua espressa volontà, da parte governo della maggiore potenza economica, finanziaria e militare del mondo.

Non siamo stati i primi e non saremo gli ultimi. Le pressioni per isolare e indebolire economie e Stati sovrani, che oggi colpiscono anche Venezuela, Nicaragua e prima e dopo, sono state il preludio alle invasioni e ai rovesciamenti di governi scomodi in Medio Oriente.

Respingiamo le misure coercitive unilaterali imposte a Paesi come lo Zimbabwe, la Siria, l’Iran e la Repubblica Popolare Democratica di Corea, oltre a molti altri i cui popoli soffrono l’impatto negativo di queste misure.

Ribadiamo la solidarietà con la causa del popolo Palestinese.

Sosteniamo il diritto all’autodeterminazione del popolo Saharawi.

Cinque anni fa ho preso la parola per la prima volta da questo podio, dove prima erano saliti il leader storico della Rivoluzione cubana, il Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, e il Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, per esporre queste verità e gli ideali di pace e giustizia di un piccolo arcipelago che ha resistito e resisterà con l’altezza della dignità, del coraggio e della fermezza incrollabile del suo popolo e della sua storia.

Però non posso trovarmi in questa tribuna mondiale senza denunciare, ancora una volta, che da 60 anni Cuba soffre di un blocco economico asfissiante, concepito per deprimere la sua economia e il suo livello di vita, per far soffrire continue carenze di cibo, medicinali e altre forniture di base e per limitare le sue potenzialità di sviluppo.

Questa è la natura e questi sono gli obiettivi della politica di coercizione economica e di massima pressione che il governo degli Stati Uniti applica contro Cuba, in violazione del diritto internazionale e della Carta delle Nazioni Unite.

Non c’è una sola misura o azione da parte di Cuba per danneggiare gli Stati Uniti, per danneggiare il suo settore economico, la sua attività commerciale, o il suo tessuto sociale.

Non c’è alcun atto da parte di Cuba che minacci l’indipendenza degli Stati Uniti, la loro sicurezza nazionale, che ne minacci i diritti sovrani, che interferisca negli affari interni o che influisca sul benessere del loro popolo. La condotta degli Stati Uniti è assolutamente unilaterale e ingiustificata.

Il popolo cubano resiste puntuale e creativamente, ogni giorno, a questa spietata guerra economica, che dal 2019, in piena pandemia, si è opportunisticamente intensificata fino a raggiungere una dimensione ancora più estrema, crudele e disumana. Gli effetti sono brutali.

Con ferocia e precisione chirurgica, Washington e la Florida hanno calcolato come infliggere il maggior danno possibile alle famiglie cubane.

Gli Stati Uniti hanno dato la caccia e cercato di impedire le forniture di carburante e lubrificanti al nostro Paese, un’azione che sembra impensabile in tempo di pace.

In un mondo globalizzato, non è solo assurdo, ma criminale, proibire l’accesso a tecnologie, comprese le attrezzature mediche, che hanno più del 10% di componenti statunitensi.

Vergognosa è l’azione contro la cooperazione medica di Cuba con molte nazioni. Si arriva addirittura a minacciare apertamente i governi sovrani per aver richiesto questo contributo e per aver risposto alle esigenze di salute pubblica delle loro popolazioni.

Gli Stati Uniti privano i loro cittadini del diritto di recarsi a Cuba, in spregio alla loro stessa Costituzione.

L’inasprimento del blocco ha un impatto sugli elevati flussi migratori che si registrano nel nostro Paese negli ultimi anni, con costi dolorosi per le famiglie cubane e conseguenze demografiche ed economiche negative per la nazione.

Il governo degli Stati Uniti mente e reca enorme danno agli sforzi internazionali per combattere il terrorismo, quando accusa Cuba, senza alcun fondamento, di patrocinare quel flagello.

Sotto la copertura di questa accusa arbitraria e fraudolenta, estorcono centinaia di istituzioni bancarie e finanziarie in tutto il mondo e le costringono a scegliere se continuare le loro relazioni con gli Stati Uniti o mantenere i loro legami con Cuba.

Il nostro Paese subisce un vero e proprio assedio, una guerra economica extraterritoriale, crudele e silenziosa, cui si aggiunge una potente macchina politica di destabilizzazione, con fondi milionari approvati dal Congresso degli Stati Uniti, allo scopo di capitalizzare le carenze causate dal blocco e minare l’ordine costituzionale del Paese e la tranquillità dei cittadini.

A dispetto dell’ostilità del governo, noi continueremo a costruire ponti con il popolo degli Stati Uniti, come facciamo con tutti i popoli del mondo.

Rafforzeremo sempre di più i legami con l’emigrazione cubana in ogni angolo del pianeta.

Signor Presidente:

La promozione e la tutela dei diritti umani sono un ideale comune, che richiede un autentico spirito di rispetto e un dialogo costruttivo tra gli Stati.

Purtroppo, a 75 anni dall’adozione della Dichiarazione universale dei diritti umani, la realtà è molto diversa. Questo tema è diventato un’arma politica di nazioni potenti che cercano di assoggettare ai loro disegni geopolitici le nazioni indipendenti, soprattutto nel Sud del mondo.

Nessun Paese è esente da sfide, così come nessuno ha l’autorità di considerarsi un paradigma in materia di diritti umani, né di stigmatizzare altri modelli, culture o Stati sovrani.

Difendiamo il dialogo e la cooperazione come vie efficaci per la promozione e la protezione dei diritti umani, senza politicizzazioni o selettività; senza l’applicazione di doppi standard, condizionamenti o pressioni.

In questo spirito, Cuba ha presentato la propria candidatura al Consiglio dei diritti umani per il periodo 2024-2026, nelle elezioni che si terranno il 10 ottobre prossimo. Siamo grati in anticipo per la fiducia dei Paesi che ci hanno già dato il loro prezioso sostegno.

Se sarà eletta, la voce di Cuba continuerà a levarsi con una visione universale, sempre dal Sud, a favore dei legittimi interessi dei Paesi in via di sviluppo, con impegno costruttivo e responsabilità indefettibile per la piena realizzazione di tutti i diritti umani per tutti.

Cuba continuerà a rafforzare la sua democrazia e il suo modello socialista che, sebbene sotto assedio, ha dimostrato quanto può fare un piccolo Paese in via di sviluppo con scarse ricchezze naturali.

Continueremo i nostri sforzi di trasformazione, alla ricerca di vie d’uscita dall’assedio impostoci dall’imperialismo statunitense e di modi per raggiungere la prosperità e la giustizia sociale che il nostro popolo merita.

In questo sforzo, non rinunceremo mai al diritto di difenderci.

Signor Presidente:

Illustri capi delegazione e altri rappresentanti:

Concludo invitando tutti a lavorare per superare le differenze e affrontare insieme le sfide comuni, con un senso di urgenza.

A tal fine, le Nazioni Unite e questa Assemblea Generale, pur con i suoi limiti, sono lo strumento più potente di cui disponiamo.

Potete sempre contare su Cuba per difendere il multilateralismo e per promuovere la pace e lo sviluppo sostenibile insieme, per tutti.

Sarà sempre un onore lottare per la giustizia, condividendo le difficoltà e le sfide con gli “sfruttati e vilipesi”, pronti a cambiare la storia. Noi siamo di più. E vinceremo.

Grazie di cuore.

 

Tradotto dal testo originale in lingua spagnola archiviato alle Nazioni Unite a cura di Trancemedia.eu 

 

Video della locuzione, dal canale youtube dell’ONU (trad. simult. in inglese):


OPINIONE / EDITORIALE

Gli Stati Uniti sanno chiaramente cosa il “Sud Globale” non vuole sentire all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite: editoriale del Global Times

Pubblicato: 17 settembre 2023 11:50 PM
Testo originale in lingua inglese sul sito del Global Times, traduzione italiana (ed evidenze grafiche) a cura di Trancemedia.eu

Da lunedì inizia la settimana di alto livello della 78esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), che durerà fino al 26 settembre. Rispetto alle precedenti, l’UNGA di quest’anno ha posto maggiore enfasi sui Paesi del “Sud globale”. Diversi incontri di alto livello che si terranno durante l’Assemblea Generale si concentreranno sulle priorità dei Paesi in via di sviluppo di Africa, America Latina e Asia, come il clima, la salute e i finanziamenti. Gli Stati del Sud mondiale hanno anche influenzato e risposto alle agende dell’UNGA con un più forte spirito di unità e cooperazione, veicolando un senso di “ospitare” la riunione. Il direttore di un think tank internazionale ritiene che “questo è un anno in cui i Paesi del Sud del mondo hanno stabilito l’agenda”.

Per la settimana di alto livello dell’UNGA di quest’anno, il Segretario generale António Guterres nutre da tempo grandi speranze, sperando di “aiutare a salvare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Il termine “salvataggio” [rescue] rivela le attuali difficoltà dello sviluppo globale e riflette anche l’incolmabile spaccatura tra Paesi in via di sviluppo e Paesi sviluppati. Guterres ha parlato di un cambiamento fondamentale nell’attuale situazione internazionale, ovvero l’ascesa collettiva dei Paesi in via di sviluppo, che porta alla richiesta di un ordine internazionale più giusto e ragionevole. Nel frattempo, le grandi potenze consolidate come gli Stati Uniti e l’Occidente si sforzano di mantenere il loro dominio e ricorrono a tutti i mezzi possibili per screditare, attaccare e sopprimere questa richiesta. Va detto che questa contraddizione è il fattore profondo che causa l’attuale divisione geopolitica.

Ad esempio, ciò che la comunità internazionale, soprattutto i Paesi in via di sviluppo, spera di discutere all’UNGA è come risolvere la povertà, alleviare l’alta inflazione, affrontare il cambiamento climatico e altre questioni. Sperano di promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso dialoghi multilaterali. Anche le parole chiave del dibattito generale – pace, prosperità, progresso e sostenibilità per tutti – che sono generalmente considerate i “punti forti” dell’UNGA, riflettono pienamente questo forte desiderio. Ciò che preoccupa maggiormente questi Paesi è che la crisi ucraina torni a essere l’argomento dominante dell’Assemblea Generale, distogliendo l’attenzione dai temi dello sviluppo. Le infinite chiacchiere sulla guerra e le minacce palesi e occulte rivolte ad altri Paesi, che li costringono a scegliere da che parte stare, sono l’ultima cosa che questi Paesi vogliono sentire. Tuttavia, pur prestando attenzione al “Sud globale”, gli Stati Uniti hanno anche dichiarato che “il mondo non può affrontare una cosa senza l’altra”, ovvero la crisi ucraina e le questioni di sviluppo. Questo dimostra che gli USA sono ben consapevoli delle richieste dei Paesi in via di sviluppo, ma insistono nel portare la propria agenda nei forum multilaterali.

Venerdì e sabato scorsi, all’Avana, G77+Cina per il diritto allo sviluppo, e per il cambiamento di un ordine internazionale sempre più esclusivo, iniquo, ingiusto e saccheggiatore – La Declaración de La Habana ha acclamato l’appello collettivo del Sud redatto alla vigilia dell’Assemblea Generale ONU 2023

Ci sono molti esempi simili, tutti dimostrano senza eccezioni che la pratica di portare calcoli geopolitici nelle occasioni multilaterali ha minato gli sforzi di cooperazione globale e sprecato molte opportunità di raggiungere compromessi, riconciliazioni e cooperazione tra Paesi in via di sviluppo e nazioni sviluppate. Ciò ha anche limitato gravemente l’efficacia di piattaforme multilaterali che prima funzionavano bene; questo è davvero deplorevole. Al contempo, gli Stati Uniti e l’Occidente hanno continuamente demonizzato le legittime e giuste richieste dei Paesi in via di sviluppo, utilizzando i loro potenti strumenti di opinione pubblica.
Alla vigilia dell’apertura di una serie di importanti incontri all’UNGA, si è tenuto all’Avana, capitale di Cuba, il Vertice G77 + Cina (15-16 settembre 2023). I rappresentanti presenti hanno approvato all’unanimità la Dichiarazione dell’Avana [v. articolo Granma qui sotto e collegamento a testo completo della Dichiarazione – ndr Trancemedia.eu], che sottolinea il “diritto allo sviluppo in un ordine internazionale sempre più esclusivo, iniquo, ingiusto e saccheggiatore”. La dichiarazione è diventata un appello collettivo dei Paesi in via di sviluppo prima delle riunioni di alto livello dell’UNGA. Tuttavia rimane da capire in che misura le voci e le preoccupazioni dei Paesi del “Sud globale” e del Segretario generale delle Nazioni Unite possano essere recepite dai rappresentanti dei Paesi sviluppati all’interno dell’UNGA in New York.

Gli USA e altri Paesi occidentali stanno chiaramente aumentando i loro sforzi per imporsi al “Sud globale”, ma è evidente che non si tratta di concedere ai Paesi in via di sviluppo uno status più equo e opportunità di sviluppo, ma piuttosto di un tentativo di continuare a confinarli nella periferia di un sistema “centro-periferia”. La realtà è che i Paesi in via di sviluppo sono oggi più attenti e capaci di mantenere indipendenza e autonomia che in passato. Ciò si riflette non solo nel loro approccio cauto ed equilibrato al conflitto Russia-Ucraina, ma anche nella loro lucidità e calma di fronte alle istigazioni statunitensi al confronto con Cina e Russia.

L’UNGA è il forum multilaterale più rappresentativo a livello globale: USA e Occidente dovrebbero essere più umili e vedere chiaramente la direzione principale della comunità internazionale.

<Fine articolo Global Times 2023-09-17>


Pagina wikipedia sul G77+China con lista Paesi fondatori e aderenti successivi, 134 Paesi ne fanno ora parte; la Cina sostiene il Gruppo senza partecipare alle funzioni direttive e ai processi decisionali  (apre in nuova scheda da en.Wikipedia).


Documento approvato dal G77 dell’Avana e commento di Granma, organo del PC di Cuba

Articolo di Granma, 18 settembre 2023. L’immagine qui sopra collega (in nuova scheda) al testo completo della Declaración de La Habana G77 y China (in lingua spagnola), sulle ATTUALI SFIDE DELLO SVILUPPO: RUOLO DELLA SCIENZA, DELLA TECNOLOGIA E DELL’INNOVAZIONE, dal sito dell’organo del Partito Comunista di Cuba.

Edizione in lingua inglese da diplomacy.edu (in nuova scheda)


Programma del dibattito all’UNGA 2023, 19-26 settembre, Palazzo di Vetro ONU (in nuova scheda)


 

Servizio iniziato il

18 Settembre 2023

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