LA FRANCIA CENSURATA IN ITALIA
Prima mossa per dichiarare illegittimi i debiti imposti dal neoliberismo: cancellare i debiti d’investimento delle piccole e medie imprese
In piena crisi sanitaria e sociale, intervista di LeMédia a Bernard Friot:
cancellare i debiti d'investimento delle imprese e aumentare
il cuneo fiscale a favore della sanità e degli accantonamenti sociali.
Sotto, con traduzione: un intervento di Henri Sterdyniak, economista atterrito.
Al fondo, un'intervista dell'11 aprile di J-L Mélenchon: un'altra classe,
nel confronto con le penose 4S (sanità soldi sviluppo sicurezza) di Zingaretti.
Nota sul titolo di questo video. Nel corso dell'intervista Bernard Friot [v. minuto 19:00] fa una precisazione: "Non ho detto di lasciar crepare il CAC 40 [l'indice della Borsa di Parigi per le 40 imprese con i maggiori scambi]; lascio a voi [LeMédia] la responsabilità del titolo LASCIAMO CREPARE LE BANCHE. La questione è: disseccare i mercati finanziari e, per farlo, sopprimere i debiti delle imprese".
Da LeMédia (Parigi), 13 marzo 2020 – Intervista di Théophile Kouamouo a Bernard Friot.
A fondo pagina – Aggiornamento 30 marzo 2020: critica di Henri Sterdyniak (Economistes Atterrés) alle misure economiche emergenziali del gov. francese.
Bernard Friot (1946), professore emerito in sociologia, già ordinario a Paris Ouest Nanterre La Défense, economista del lavoro, è specialista nel sistema di sicurezza sociale francese. Egli sostiene che la sicurezza sociale non è un portato neutrale del capitalismo fordista, ma un’istituzione di natura anticapitalistica basata sulla socializzazione. È promotore del salario a vita incondizionato.
Purtroppo non possiamo sottotitolare in italiano l’intervista, ma ne riassumiamo sotto i punti essenziali, con link diretti al canale youtube di LeMédia che aprono in nuova scheda.
Per sostenere le PMI bisogna decretare che i debiti d’investimento non saranno rimborsati.
Le fragilità dell’economia reale sono generate dai mercati finanziari.
Uscire dalla 5a Repubblica, un simulacro di democrazia costruito sulla deresponsabilizzazione.
La creazione monetaria della BCE va agli azionisti non all’economia reale.
Una logica comunista in quanto movimento reale di uscita dal capitalismo.
Ho una fiducia limitata nello Stato.
Una forma di democrazia economica da ridisegnare: dispositivi collettivi nelle mani dei cittadini.
Il crimine dell’invasione del capitale finanziario nella ricerca.
Orientare la produzione verso il valore d’uso.
Aggiornamento 30 marzo 2020
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(Collettivo Economisti Costernati sito) Tutti i link aprono in nuova scheda
Di fronte a questa caduta della attività economica il governo ha preso delle misure definite di sostegno. Queste hanno soprattutto l’obiettivo di sostenere le imprese, prevedono solamente 11,5 miliardi di spese nuove, ossia 8,5 miliardi per la disoccupazione parziale, questo permetterà a molte imprese di non pagare i loro dipendenti durante la crisi. È lo Stato e l’UNEDIC (Unione Professionale Nazionale per l’Occupazione nella Industria e nel Commercio) che pagheranno. L’UNEDIC dovrà anche pagare alcune indennità di disoccupazione. Non bisognerebbe che l’incremento del suo deficit sia utilizzato l’anno prossimo per misure di abbassamento dei sussidi. Al contrario, bisognerebbe abolire definitivamente le misure già prese che prevedono una riduzione dei contributi.
Le misure supplementari previste per la sanità sono limitate a 2 miliardi per le indennità giornaliere, l’acquisto di materiali e il sostegno al personale degli ospedali. È di certo insufficiente in maniera ridicola.
La crisi in corso attesta gli effetti deleteri inflitti al sistema sanitario che hanno condotto a un forte degrado del funzionamento degli ospedali e a un abbassamento della ricerca medica. Bisognerebbe annunciare subito una ambiziosa legge di programmazione pluriennale per la sanità e in particolare per gli ospedali e il loro personale e da adesso liberare fondi molto più importanti.
Di fronte a questi 2 miliardi il governo prevede 30 miliardi in contanti per le imprese attraverso la dilazione dei pagamenti delle tasse e per i contributi sociali. Prevede 300 miliardi a garanzia del debito. Le imprese sono servite bene rispetto agli ospedali. Le piccole imprese beneficeranno del fondo di 1 miliardo e potranno non pagare affitti e bollette, facilitazioni simili non sono sfortunatamente previste per le situazioni più precarie.
Il governo pensa alla nazionalizzazione di alcune imprese più in difficoltà, certamente bisogna salvare queste imprese, il loro lavoro e il loro capitale tecnologico, ma deve essere anche l’occasione di ripensare le strategie. Le grandi imprese non devono essere più gestite nella sola ottica del profitto degli azionisti ma in quella del lavoro, della coesione sociale e della transizione ecologica.
La privatizzazione di Aeroporti di Parigi (ADP) deve essere definitivamente abbandonata e ENGIE (leader elettricità e gas), impresa importante per la transizione ecologica, dovrebbe essere nazionalizzata.
Col pretesto di non nuocere all’attività economica il governo ha rifiutato di prendere misure all’altezza della crisi: fermare tutte le produzioni non indispensabili, mobilitare le imprese per fabbricare gel, tamponi, mascherine, ventilatori; requisire alloggi per i senza fissa dimora e i migranti, aiutare i precari. Al contrario impone a certe imprese di continuare la loro produzione anche non indispensabile senza poter assicurare ai loro dipendenti le protezioni necessarie perché a causa delle politiche dell’economia di bilancio la Francia manca di gel, mascherine, e tamponi.
La crisi è anche un rivelatore delle ingiustizie sociali. I quadri ben pagati possono rimanere a casa loro senza perdere il salario beneficiando del telelavoro, mentre dei lavoratori sono costretti ad andare a lavorare senza le protezioni indispensabili. Bisognerà che un giorno la gerarchia dei salari rispecchi bene l’utilità dei lavori come la crisi li rivela.
Il governo autorizzerà le imprese a prelevare una settimana di ferie pagate nel periodo di isolamento, a fissare unilateralmente i giorni di RTT (cassa integrazione) e i giorni calcolabili come di riposo e di congedo.
In molti settori le imprese potranno derogare unilateralmente alle regole che riguardano la durata del lavoro e il riposo settimanale, potranno far lavorare i loro dipendenti 60 ore per alcune settimane e 48 ore in media su 12 settimane. Certamente la mobilitazione di tutti può essere necessaria in alcune imprese ma questa mobilitazione necessaria dovrebbe essere organizzata insieme ai dipendenti, ai loro sindacati e non imposta dai dirigenti. Lo sappiamo: la democrazia sociale non è nel DNA di questo governo, e del resto perché non assumere?
Il governo prevede un aumento del deficit pubblico da 2,2 a 3,9% del PIL nel 2020; non bisogna reclamare meno deficit ma al contrario chiederne di più se necessario.
Bisogna però ricordare che l’instabilità economica indotta dalla finanziarizzazione giustifica la giusta tassazione dei proventi finanziari quindi l’abolizione del prelevamento fiscale unico, la tassazione dei patrimoni finanziari dunque la reintroduzione della ISF (tassa patrimoniale), egualmente l’aiuto dato alle imprese in difficoltà giustifica il mantenimento di un tasso soddisfacente della tassazione sulle società. Se la collettività si fa carico delle perdite deve anche beneficiare dei guadagni delle imprese nei periodi favorevoli.
Alla fine della crisi il governo e i datori di lavoro vorranno rilanciare l’economia così come era, noi dobbiamo mobilitarci per imporre un cambiamento di obiettivo, pensare a una economia sobria, solidale e sostenibile nel tempo.
La crisi sanitaria testimonia, se ce ne fosse ancora bisogno, la necessità di accelerare la transizione ecologica e sociale.