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OPINIONE / EDITORIALE
Non lasciare che l’abbandono della BRI diventi il rimpianto dell’Italia: editoriale del Global Times
Pubblicato: 01 agosto 2023 12:28 AM
Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto ha recentemente dichiarato in un’intervista che il precedente governo ha preso una decisione “improvvisata e atroce” quando ha aderito alla Belt and Road Initiative (BRI) proposta dalla Cina. Oggi il problema è, ha detto, come fare marcia indietro (dalla BRI) senza danneggiare le relazioni (con Pechino).
Si tratta del messaggio più forte inviato da un ministro dell’attuale governo italiano da quando è emersa la possibilità che l’Italia non rinnovi il Memorandum of Understanding Cina-Italia sulla BRI. Tuttavia, va sottolineato che è anormale che un ministro della Difesa faccia osservazioni di questo tipo.
È noto a tutti che la BRI è un quadro di cooperazione economica regionale, che non ha nulla a che fare con la difesa nazionale. Per valutarne i risultati effettivi, dovrebbero essere qualificati il dipartimento del commercio estero, il dipartimento dello sviluppo economico o addirittura il dipartimento del tesoro. In qualità di Ministro della Difesa italiano, Crosetto non è adatto a prendere l’iniziativa di “far saltare” la cooperazione economica dell’Italia con la Cina, anche solo dal punto di vista della sua posizione, e la sua dichiarazione è anche seriamente difforme dai fatti.
Ad esempio, egli ha affermato che la BRI ha moltiplicato le esportazioni cinesi in Italia, ma non ha avuto lo stesso effetto sulle esportazioni italiane in Cina. Ma in realtà, da oltre quattro anni, il volume degli scambi bilaterali tra Cina e Italia ha ripetutamente toccato nuovi massimi. Dal 2019 al 2022 è aumentato di quasi il 42% in controtendenza. L’anno scorso ha raggiunto quasi 78 miliardi di dollari. Dal 2019 al 2021, le esportazioni italiane in Cina sono aumentate del 42%. Nei primi cinque mesi di quest’anno, le esportazioni italiane verso la Cina sono aumentate significativamente del 58%. Queste cifre riflettono inconfutabilmente il forte effetto della BRI, che non è per nulla quello espresso da Crosetto.
D’altro canto, però, la dichiarazione del ministro della Difesa italiano, pur essendo molto goffa, sembra “normale” nell’attuale contesto politico in USA ed Europa. In termini di cooperazione economica con la Cina, sono spesso i funzionari della sicurezza e della difesa ad avere l’atteggiamento più radicale, i funzionari che si occupano effettivamente di economia sembrano invece essere molto più “moderati”. Questo dimostra esattamente la serietà con cui gli Stati Uniti e l’Occidente tendono eccessivamente le questioni di sicurezza. Crosetto è solo l’ultimo esempio.
Inoltre, anche la tempistica della retorica di Crosetto è dubbia, e gli Stati Uniti sono ovviamente dietro di essa. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha appena concluso la sua visita negli Stati Uniti. Ci sono state speculazioni sul fatto che Meloni potesse ritirarsi dalla BRI per mostrare fedeltà agli Stati Uniti, ma in seguito si è dimostrato che non era vero. Ma dopo l’incontro con il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, la Meloni ha dichiarato che il governo italiano prenderà una decisione sulla BRI entro dicembre, sottolineando di “mantenere aperto un dialogo costruttivo con Pechino” e rivelando la sua volontà di visitare la Cina. Questo riflette anche l’attuale dilemma dell’Italia: vuole il riconoscimento politico di Washington, ma non è disposta a rinunciare alla cooperazione economica con la Cina, e non vuole sceglier una sola cosa.
È chiaro chi è responsabile dell’attuale difficile situazione dell’Italia. Da quando ha deciso di aderire alla BRI nel 2019, gli Stati Uniti hanno esercitato forti pressioni su di essa e hanno quasi etichettato l’Italia come “traditore dell’Occidente”. All’epoca, il New York Times descrisse addirittura l’Italia come un “cavallo di Troia” del mondo occidentale, “permettendo all’espansione economica – e potenzialmente militare e politica – della Cina di raggiungere il cuore dell’Europa”. Dopo il cambio di governo italiano, Washington ha visto un’opportunità e ha intensificato la pressione. Poco prima della visita di Meloni negli Stati Uniti, John Kirby, direttore delle comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale, ha pubblicamente “istruito” l’Italia sulla “mancanza di ricompensa per le partnership economiche con la Cina” e ha detto che “abbiamo creato un’alternativa”.
Si tratta di uno scenario davvero intrigante. Se da un lato gli Stati Uniti e l’Occidente stanno pubblicizzando la vigilanza contro la BRI, dall’altro hanno lanciato “imitazioni” della BRI, come il Partenariato per le infrastrutture e gli investimenti globali del G7 e la Global Gateway Initiative dell’Unione Europea. L’imitazione è la forma più sincera di adulazione, disse Kishore Mahbubani, ex diplomatico già rappresentante permanente di Singapore presso le Nazioni Unite. Gli USA e l’Occidente imparano e imitano la BRI mentre la schiacciano e la diffamano, dimostrando ulteriormente che la BRI è stata proposta con una visione a lungo termine e in linea con la tendenza generale dei tempi. A differenza del multilateralismo sostenuto dalla BRI, la storia ha risposto più volte al ruolo che possono svolgere le “imitazioni” basate sulla geopolitica e sull’egemonia.
Come unico Paese del G7 ad aver firmato il Memorandum of Understanding sulla BRI, la priorità dell’Italia nelle relazioni estere della Cina e lo status delle relazioni Cina-Italia nelle relazioni Cina-UE sono stati significativamente migliorati, con molti effetti positivi diretti e indiretti. Mette l’Italia in una posizione unica e vantaggiosa per collegare l’Oriente e l’Occidente. Se guardiamo solo da un punto di vista pragmatico e di puro interesse nazionale dell’Italia, l’adesione alla BRI è indubbiamente vantaggiosa. Ma se si mescola con la geopolitica e con la pressione e la coercizione degli Stati Uniti, le cose si complicano. Ci auguriamo che l’Italia possa prendere una decisione razionale senza interferenze esterne. Questo è il momento di testare la saggezza politica e l’autonomia diplomatica dell’Italia.
Traduzione a cura di Trancemedia.eu
Vedi testo originale in lingua inglese (apre in nuova scheda da Global Times)
Ed ecco il video, una imbarazzante piece of news di Euronews del maggio 2023, dal titolo deciso e inequivocabile per delineare correttamente l’agenda: Italy abandons the ‘Belt and Road’ initiative.
Lingua inglese, durata 2 min 19″, dal canale youtube di Euronews.
1 Agosto 2023