POPOLO PALESTINESE
DALL'APARTHEID AL GENOCIDIO
Mentre L’Aja prosegue l’istruttoria, crescono le accuse di genocidio contro Israele
Aggiornamenti più recenti:
26 marzo - 5 aprile 2024.
Francesca Albanese presenta all'UNHRC di Ginevra
il rapporto avente per titolo “L’Anatomia di un Genocidio”.
- video e traduzione italiana inedita a fondo pagina -
Denunciato il governo italiano da avvocato palestinese.
L’Aja, 11 gennaio 2024 – Corte Internazionale di Giustizia, al Palazzo della Pace – dal canale youtube delle Nazioni Unite.
– La lettura dei capi di accusa inizia al min. 21, la presentazione di evidenze al min. 30.
– Durata: 3 ore 20 min. Lingua inglese, con possibilità di traduzione e trascrizione.
– Coro di soldati. Chi va di fretta, e vuole evitare visioni cruente, lo ascolti (con didascalie) a partire da 1:02:43 — dice tutto sulle intenzioni e sulle regole d’ingaggio: Non esistono “civili non coinvolti” è il verso-chiave del canto!
Collegamenti ad altre pubblicazioni ONU del giorno successivo, 12 gennaio:
Articolo dal sito delle Nazioni Unite, apre in nuova scheda.
Argomenti orali presentati da Israele alla Corte Internazionale il 12 gennaio 2024; il video apre in nuova scheda dal canale youtube delle Nazioni Unite.
Seduta del Consiglio di Sicurezza ONU del 12 gennaio 2024, riunito su richiesta dell’Algeria, con odg: 1) La situazione in Medio Oriente, compresa la questione palestinese; 2) Mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Il video apre in nuova scheda dal canale youtube delle Nazioni Unite. Tra i commenti degli spettatori, segnaliamo il seguente: “si sarebbe sperato che salvare la vita dei bambini palestinesi ricevesse la medesima urgenza dell’azione di protezione garantita alle linee commerciali marittime”.
LA POSIZIONE CINESE AL CONSIGLIO DI SICUREZZA
Global Times, 13 gennaio 2024
Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha autorizzato l’uso della forza contro lo Yemen. La Cina esorta tutte le parti interessate a rispettare il diritto internazionale. — L’inviato cinese all’ONU
La Cina si oppone a qualsiasi trasferimento forzato del popolo palestinese dalla Striscia di Gaza; devono essere adottate tutte le misure per alleviare la catastrofe umanitaria e fare del cessate il fuoco il compito più urgente del momento, ha affermato il rappresentante permanente cinese presso l’ONU Zhang Jun durante una conferenza stampa. Venerdì, ora locale, conferenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Un cessate il fuoco immediato è diventato l’appello più forte della comunità internazionale, ma un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha posto il veto al consenso raggiunto in Consiglio di Sicurezza, il che rappresenta una palese sfida all’equità, alla giustizia e all’autorità del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha detto Zhang.
L’8 dicembre 2023 il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito ad adottare un progetto di risoluzione che avrebbe richiesto un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza a causa del veto posto dagli Stati Uniti. Molti paesi hanno espresso disappunto per il veto statunitense sulla bozza relativa a Gaza.
È un palese doppio standard per alcune persone parlare di protezione dei diritti umani e di prevenzione del genocidio fingendo di essere sordomuti, nascondendo e distogliendo l’attenzione dalla tragica situazione di Gaza, ha osservato Zhang, “Dobbiamo rimuovere ogni interferenza e intraprendere un’azione vigorosa per sedare la guerra, salvare vite umane e ripristinare la pace”.
Zhang ha inoltre sottolineato che qualsiasi trasferimento forzato del popolo palestinese deve essere fermamente respinto.
Negli ultimi tre mesi, milioni di palestinesi sono stati costretti a trasferirsi ripetutamente e le loro vite sono state costantemente minacciate, ha affermato Zhang, sottolineando che la Cina è gravemente preoccupata per la “emigrazione volontaria” della popolazione di Gaza, sostenuta da alcuni politici israeliani.
L’idea orribile di sfollare due milioni di persone da Gaza e trasformarla in una “zona sicura” priva di insediamenti umani, se attuata, costituirebbe un grave crimine secondo il diritto internazionale e distruggerebbe completamente le prospettive per la “soluzione dei due Stati”, ha osservato Zhang.
L’inviato cinese ha chiesto che vengano adottate tutte le misure per alleviare la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza.
Zhang ha affermato che è del tutto inaccettabile che Israele accusi le Nazioni Unite di non avere la volontà e la capacità di fornire aiuti umanitari quando è chiara la responsabilità responsabile di Israele per i continui bombardamenti e attacchi a Gaza e per gli ostacoli all’ingresso delle forniture umanitarie.
Ha esortato Israele a cessare immediatamente i suoi attacchi militari indiscriminati e la distruzione di Gaza.
Le risoluzioni 2712 e 2720 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite devono essere pienamente attuate e Israele deve adempiere ai propri obblighi in quanto parte occupante di garantire la sicurezza degli operatori umanitari e fornire piena collaborazione agli sforzi di soccorso umanitario, ha affermato Zhang.
L’inviato ha ribadito che il cessate il fuoco deve essere attuato con la massima urgenza. “Solo un cessate il fuoco può prevenire un maggior numero di vittime civili e disastri umanitari e creare le condizioni per il rilascio rapido di tutti gli ostaggi; solo un cessate il fuoco può impedire la completa distruzione delle basi della soluzione dei due Stati; e solo un cessate il fuoco può impedire che l’intera regione mediorientale venga trascinata in una catastrofe.”
Per quanto riguarda i recenti attacchi lanciati da Stati Uniti e Regno Unito contro lo Yemen contro i ribelli Houthi, che hanno preso di mira navi legate a Israele nel Mar Rosso, Zhang ha espresso preoccupazione per gli effetti di ricaduta della crisi di Gaza.
Lo stesso giorno, in una conferenza d’emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sulla situazione nel Mar Rosso, Zhang ha affermato che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non ha mai autorizzato alcun paese a usare la forza contro lo Yemen. L’azione militare intrapresa dai paesi interessati è contraria alla risoluzione ONU 2722 appena adottata dal Consiglio di Sicurezza.
L’inviato ha avvertito che la regione del Medio Oriente è sull’orlo di un pericolo estremo e che ciò che dovrebbe essere evitato ora è uno sconsiderato avventurismo militare. Ha aggiunto che ciò che serve soprattutto è calma e moderazione per evitare un’ulteriore espansione del conflitto.
La Cina esorta tutte le parti interessate, in particolare le potenze influenti, a rispettare la Carta delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, ad aderire in direzione del dialogo e della consultazione, a compiere sforzi concreti per mantenere la pace e la stabilità nella regione del Mar Rosso e del Medio Oriente, ha detto Zhang.
Gli Stati Uniti hanno effettuato ulteriori attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen venerdì notte, dopo aver lanciato un attacco multinazionale coordinato su quasi 30 località Houthi.
Testo originale in lingua inglese sul sito Global Times; apre in nuova scheda
Comunicato 15 gennaio 2024 del segretario generale ONU Antonio Guterres. Chiede immediato cessate il fuoco umanitario in Palestina e avverte “non possiamo vedere in Libano quanto stiamo vedendo a Gaza”. Apri video in nuova scheda dal canale youtube Nazioni Unite, durata 9 min., emesso a NYC ore 12 del 15/1, lingua inglese con s.t. e traduzione codificata a richiesta.
GRANMA – organo del Partito Comunista di Cuba, 18 gennaio 2024
Vai all’articolo sul sito di Granma, edizione in italiano; apre in nuova scheda.
Aggiornamento 26 gennaio 2024
ACCOLTA DALLA CORTE DE L’AJA LA DENUNCIA DEL SUD AFRICA CONTRO ISRAELE PER GLI ATTI GENOCIDI IN PALESTINA
South Africa Broadcasting Corp. oggi ha trasmesso il comunicato del Presidente Ramaphosa sul verdetto di apertura dell’istruttoria pronunciato a mezzogiorno dalla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (dal canale youtube di SACB). Segue sintesi in italiano (sotto il videoplayer).
Sintesi discorso a cura di Trancemedia.eu
Rivolgendosi alla cittadinanza SudAfricana, il presidente Cyril Ramaphosa ha annunciato che oggi la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) dell’Aia ha emesso un verdetto che rappresenta una vittoria per la legalità internazionale, i diritti umani, la giustizia.
L’iniziativa senza precedenti del Sud Africa di portare un altro paese davanti alla Corte internazionale del 29 dicembre 2023 aveva chiesto un procedimento contro lo stato di Israele per la violenza scatenata contro la popolazione della striscia di Gaza.
In precedenza il Sud Africa aveva condannato l’attacco del 7 ottobre 2023 di Hamas e altri gruppi che avevano causato la morte e la presa in ostaggio di molti israeliani.
La Corte nel suo giudizio afferma il diritto del Sud Africa, pur non essendo una parte in conflitto, di portare Israele di fronte alla Corte.
Il verdetto afferma che Israele deve immediatamente attuare misure provvisorie per prevenire ogni altro atto di genocidio in Gaza; deve desistere da azioni di questo tipo e attuare efficaci misure per evitare la distruzione e assicurare la preservazione di prove relative ad atti di genocidio.
il bilancio catastrofico rischia di deteriorarsi ancora nell’attesa del giudizio finale della Corte [che NON ha imposto il cessate-il-fuoco ndr]
Come governo sudafricano accogliamo la decisione della ICJ; osserviamo che la dichiarazione della Corte mostra consapevolezza dell’estensione della tragedia umana, mentre il bilancio catastrofico rischia di deteriorarsi ancora nell’attesa del giudizio finale della Corte.
Accogliamo le misure ordinate dalla Corte, a maggioranza, in cui si ordina che i militari israeliani non commettano atti di genocidio e che Israele punisca gli incitamenti al genocidio. Inoltre deve assicurare le consegne di cibo, medicine e altre necessità di base a Gaza.
Ci aspettiamo che Israele, come democrazia autoproclamata e come stato che rispetta la legalità, obbedisca alle misure della Corte.
Dopo più di 50 anni di occupazione, requisizioni, oppressione e apartheid, il grido del popolo palestinese è stato raccolto da un organo eminente delle Nazioni Unite; oggi di fronte alla comunità internazionale Israele vede esposti i suoi crimini nella loro nudità.
A partire da ottobre dello scorso anno, la gente di Gaza è stata vittima di bombardamenti e tiri da cielo, terra e mare. Case, campi di rifugio, interi quartieri sono stati distrutti e neppure scuole, ospedali e luoghi di culto sono stati risparmiati.
Il popolo di Gaza è stato privato di elettricità, carburante, cibo e forniture mediche. Secondo l’ONU, più di 25mila persone sono state uccise nella guerra contro Hamas; noi riteniamo questo una punizione collettiva contro la Palestina e la striscia di Gaza, tra i morti ci sono centinaia di operatori dell’assistenza, tra di loro membri dello staff ONU.
Più di 16mila tra i morti sono donne e bambini, tanto che nell’ottobre 2023 il segretario generale dell’ONU ha detto: “Gaza è diventata un cimitero per migliaia di bambini, nati e non.” Secondo l’ONU, migliaia di bambini sono stati uccisi nelle ultime tre settimane.
Quando il Sud Africa si è rivolto alla Corte di giustizia, l’alto bilancio di morti e le dimensioni della devastazione risultante dall’attacco del 7 ottobre è grandemente sproporzionato [immagine e sonoro scrambled su Youtube al timecode 6:50]. Noi abbiamo definito questi attacchi su Gaza atti di genocidio per i quali Israele dovrebbe, e deve, essere ritenuto responsabile.
Oggi la ICJ ha considerato plausibile la nostra accusa; questo segna un importante primo passo nella nostra ricerca di giustizia per il popolo di Gaza. Alcuni ci hanno detto di pensare ai fatti nostri e di non immischiarci negli affari di altri paesi. Altri ci hanno detto che non era il nostro posto, e invece lo è davvero, come popolo che conosce fin troppo bene il dolore dell’espropriazione, della discriminazione; siamo anche un popolo che è stato vittima del crimine di apartheid, sappiamo cos’è l’apartheid, lo abbiamo provato.
[…]
Testo ufficiale in lingua inglese, dal sito web della presidenza del Sud Africa (apre in nuova scheda):
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Video del verdetto della Corte de l’Aja, 26 gennaio 2024. Dal canale youtube del Washington Post, lingua inglese, durata circa un’ora (apre in nuova scheda):
WATCH: International Court of Justice rules in Israel genocide case
Da Amnesty International: Al 31 gennaio 2024, 15 stati hanno annunciato la sospensione del finanziamento all’Unrwa (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) agenzia di soccorso, sviluppo, istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali e aiuti di emergenza a oltre cinque milioni di rifugiati palestinesi che vivono in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e Striscia di Gaza. I governi che hanno raccolto l’invito di Israele a tagliare i fondi per l’agenzia sono quelli di USA, Regno Unito, Germania, Italia, Giappone, Australia, Austria, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Romania, Svezia, Islanda.
Aggiornamento 7 febbraio 2024
Articolo de ilfattoquotidiano.it : Dall’inizio della guerra sono molti i video circolati online, in particolare su TikTok e sulle altre piattaforme social, con soldati israeliani che si filmano mentre distruggono quelle che sembrano essere proprietà civili a Gaza […] una prova del “discorso genocida” fatto “dai soldati”.
Leggi l’articolo completo su ilfattoquotidiano.it (apre in nuova scheda)
Aggiornamento 19 febbraio 2024
INIZIA ALL’ICJ DE L’AJA IL PROCESSO PARALLELO:
Assemblea ONU (30 dic 2022) contro Occupazione illegale Territori Palestinesi
La International Court of Justice ascolta 52 Paesi sulle conseguenze dell’occupazione illegale. Articolo con l’agenda delle udienze, da Al Jazeera – lingua inglese (apre in nuova scheda da Aljazeera.com) – L’Italia aveva votato contro insieme a una ventina di Paesi dell'”estremo West”, ma la maggioranza assoluta dell’Assemblea ha potuto varare la mozione, che il 31 dicembre ’22 da Ginevra ha attivato la Corte Internazionale.
Aggiornamenti da Cuba: Granma, organo del P.C.C., 15 e 17 febbraio 2024:
Cuba esige che la Corte Internazionale di Giustizia si pronunci sul genocidio in Palestina
Cuba ribadisce che non è possibile rinviare una soluzione ampia, giusta e duratura del conflitto israelo-palestinese, basata sulla creazione di due Stati
Autor: Elizabeth Naranjo | internet@granma.cu
15 de febrero de 2024 13:02:30
Cuba ha chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di pronunciarsi sulle conseguenze giuridiche delle pratiche e delle politiche di Israele contro il popolo palestinese, compresa la responsabilità legale che ne deriva per tutti gli Stati e per le Nazioni Unite.
il 21 febbraio Cuba parteciperà all’udienza
La viceministra del Ministero delle Relazioni Estere, Anayansi Rodríguez Camejo, ha spiegato in un comunicato diffuso dalla Cancelleria cubana che il 21 febbraio Cuba parteciperà all’udienza della Corte Internazionale di Giustizia, nell’ambito del processo richiesto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, attraverso la sua risoluzione a/res/77/247, del 30 dicembre 2022, intitolata Pratiche e attività degli insediamenti israeliani che influiscono sui diritti del popolo palestinese e degli altri abitanti arabi dei territori occupati.
Il 25 luglio 2023, Cuba aveva chiesto alla Corte di fornire una dichiarazione chiara e diretta da parte di tale organismo sulle violazioni di Israele. “Cuba sostiene, giuridicamente, che tanto Israele quanto i suoi complici devono essere dichiarati, secondo l’attuale diritto internazionale, responsabili del genocidio che il popolo palestinese sperimenta da decenni e vive oggi in modo molto aggravato”, si legge nel documento. .
Per più di 70 anni, a queste persone è stato negato il diritto all’autodeterminazione e sono state sottoposte ad una politica di genocidio, il cui scopo è lo sterminio evidente della loro popolazione.
La dichiarazione denuncia anche la complicità di alcune potenze che, come gli Stati Uniti, garantiscono l’impunità a Israele e impediscono qualsiasi azione efficace da parte del sistema ONU.
Cuba ribadisce che non è possibile rinviare una soluzione ampia, giusta e duratura del conflitto israelo-palestinese, basata sulla creazione di due Stati.
Testo originale su Granma apre in nuova scheda
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Autodeterminazione da completare, proposta contro il neocolonialismo
La “crisi multidimensionale che il mondo vive oggi ha tra le sue cause più profonde, la filosofia del saccheggio e della guerra, guidata per più di due secoli dagli Stati Uniti”, ha affermato Emilio Lozada, capo del Dipartimento delle Relazioni Internazionali della Centrale Comitato del Partito Comunista di Cuba
Autore: Editoriale internazionale | internationals@granma.cu
Mosca, 17 febbraio 2024 00:02:04
“Con vecchie e nuove pratiche coloniali e neocoloniali, alcuni Stati cercano di mantenere il loro dominio egemonico, basato su una presunta supremazia e sullo sfruttamento delle risorse naturali di altri paesi”, ha affermato Emilio Lozada, capo del Dipartimento delle Relazioni Internazionali della Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e capo della delegazione cubana alla Sessione Costitutiva del Forum di sostenitori della lotta contro le attuali pratiche del neocolonialismo [il collegamento apre in nuova scheda discorso di S. Lavrov, con nostra traduzione]. che si riunisce oggi a Mosca, in Russia.
Lozada ha chiesto che il forum si pronunci con decisione contro il genocidio commesso da Israele contro il popolo palestinese, ha chiesto l’autodeterminazione e l’indipendenza di Porto Rico e ha condannato fermamente l’espansione della NATO verso i confini della Federazione Russa, ha comunicato il PCC sul suo sito web.
Nelle sue parole ha sottolineato che “la crisi multidimensionale che il mondo vive oggi ha, tra le sue cause più profonde, la filosofia del saccheggio e della guerra, portata avanti per più di due secoli dagli Stati Uniti”.
All’evento, organizzato dal Partito Russia Unita, sono presenti 200 politici provenienti da cinquanta paesi, in rappresentanza di circa 60 tra partiti, organizzazioni pubbliche, movimenti e alcune strutture internazionali.
Testo originale su Granma apre in nuova scheda
Dal canale youtube della blogger Li Jingjing, video verticale di un minuto sulle posizioni espresse in sede ONU da vari paesi del West che si sentono molto preoccupati per i Musulmani cinesi del Xinjiang. In lingua inglese con sovratitoli in italiano. Israel and the US say they care about Muslim people … in Xinjiang. La montatura mediatica sul Xinjiang ha ricevuto un paio di anni fa anche un Prix Italia e ovviamente nessuno dei suoi promotori ha mai detto una parola su Gaza.
29 febbraio 2024 – Aggiornamenti da Aljazeera.com : CARESTIA
Le forze israeliane hanno nuovamente aperto il fuoco sui palestinesi in attesa di aiuti alimentari nel nord di Gaza.
Almeno 576.000 persone a Gaza sono a un passo dalla carestia, afferma l’ONU – numerose altre cronache sono uscite sulla stampa internazionale durante tutto il mese di marzo 2024.
(il collegamento apre in nuova scheda dal sito Al Jazeera – lingua inglese)
Aggiornamenti 31 marzo 2024: UNHRC, Ginevra
L’anatomia di un genocidio
Francesca P. Albanese – Special Rapporteur per la Palestina al Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite (UNHRC)
Ginevra, 26 marzo 2024 (United Nations Office at Geneva)
Dal canale youtube di UN Human Rights Council, Francesca Albanese presenta il rapporto avente per titolo “Anatomia di un Genocidio” – Lingua inglese, durata 12 minuti. Trascrizione italiana sotto il videoplayer – Il rapporto scritto è scaricabile da UNHRC (sotto).
I Relatori Speciali sono nominati dal Consiglio per i Diritti Umani e prestano servizio a titolo individuale, indipendentemente dal sistema delle Nazioni Unite e dai governi nazionali. Non fanno parte del personale delle Nazioni Unite e non ricevono alcuno stipendio.
Trascrizione italiana a cura di Trancemedia.eu
Eccellenze, è con il cuore pesante che mi presento oggi davanti a voi per consegnare il mio quarto rapporto in qualità di Relatore Speciale sui territori palestinesi occupati. Dopo quasi sei mesi di incessante attacco israeliano a Gaza occupata, è mio solenne dovere riferire il peggio di ciò di cui l’umanità è capace e presentare le mie conclusioni: L’anatomia di un genocidio.
La storia ci insegna che il genocidio è un processo, non un singolo atto. Inizia con la disumanizzazione di un gruppo come «altro» e la negazione della sua umanità, e si conclude con la distruzione totale o parziale del gruppo. La disumanizzazione dei palestinesi come gruppo è il segno distintivo della loro storia di pulizia etnica, espropriazione e apartheid.
Nelle parole di Edward Saïd, i palestinesi sono stati resi orfani di una patria dalla creazione dello Stato di Israele e dalle sue continue politiche tese a cancellare la loro presenza dalla loro terra.
genocidio nel diritto internazionale
Il genocidio è definito nel diritto internazionale come un insieme specifico di atti commessi con l’intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso in quanto tale. Viene spesso definito il crimine dei crimini a causa della sua complessità e della difficoltà di dimostrare l’intento specifico, come richiede la convenzione. Eppure questa complessità non riguarda la creazione di una gerarchia tra crimini atroci. È piuttosto un riflesso di natura e scala diverse. L’altezza e la soglia dell’intento, vale a dire quello di distruggere un gruppo come definito dall’articolo Due della Convenzione sul genocidio, devono essere dimostrate direttamente, o dedotte da fatti che non ammettono altra ragionevole deduzione.
Ma quando l’intento genocida è così evidente, così ostentato come lo è a Gaza, non possiamo distogliere lo sguardo: dobbiamo affrontare il genocidio, dobbiamo prevenirlo e dobbiamo punirlo.
una minoranza di potenti stati membri ha fornito sostegno all’atrocità
La situazione catastrofica su cui ho indagato è nota perché è stata trasmessa al mondo in tempo reale dalle sue vittime. Sorprendentemente, invece di frenarne lo slancio, una minoranza di potenti stati membri ha fornito sostegno militare, economico e politico all’atrocità, aggravando la devastazione che ha causato ai palestinesi.
morti, feriti, dispersi – bambini
In questo assalto, il sesto e il più eclatante in 16 anni, Israele ha ucciso più di 30.000 palestinesi, compresi 13.000 bambini, più dei bambini uccisi in tutti i conflitti mondiali nei quattro anni precedenti. Giornalisti, medici, infermieri, artisti, accademici, ingegneri, scienziati e i loro familiari: un’intera società è stata presa di mira. Risultano dispersi altri 12.000 palestinesi; la maggior parte presume che circa 71.000 palestinesi siano feriti, la maggior parte con ferite che cambiano la vita, aggravate dalla decimazione del sistema sanitario e dalle schiaccianti condizioni igieniche create a Gaza.
Nelle prime settimane Israele ha impedito che tutti gli aiuti umanitari entrassero a Gaza, e nei mesi successivi ha imposto restrizioni estreme su acqua, cibo, elettricità e carburante. Israele ha bloccato l’ingresso di forniture mediche tra cui anestetici, incubatrici e persino latte artificiale. I convogli hanno appena raggiunto il nord di Gaza. Questa politica deliberata ha provocato una grave e rapida insicurezza alimentare nell’intera popolazione, con coloro che sono intrappolati nel nord costretti a mangiare mangimi ed erba.
La potenza occupante ha anche minato l’UNRWA, la principale ancora di salvezza per i palestinesi di Gaza. Un numero crescente di palestinesi sta morendo di fame mentre parliamo, e anche gli ostaggi e le loro famiglie non sono sfuggiti a queste circostanze devastanti. Le cicatrici collettive di coloro che sopravvivono rimarranno sicuramente nelle generazioni future.
equivalenti a due bombe nucleari
Nelle prime settimane dell’assalto le forze israeliane hanno ucciso circa 250 palestinesi al giorno attraverso un arsenale apocalittico di armi in uno dei luoghi più densamente popolati della Terra. Da 20 a 25.000 tonnellate di esplosivo, equivalenti a due bombe nucleari, munizioni non guidate e centinaia di bunker buster da 2.000 libbre sono stati usati per radere al suolo interi quartieri.
L’offensiva di terra ha cambiato il modello, ma non la portata della distruzione: in meno di sei mesi Israele ha distrutto Gaza, cancellando o danneggiando gravemente quasi tutte le infrastrutture civili e i terreni agricoli, la maggior parte delle case, delle strutture sanitarie, delle infrastrutture di telecomunicazione, ogni università, la maggior parte delle strutture educative, i servizi municipali, le moschee e le chiese, e innumerevoli siti del patrimonio culturale che sono parte integrante del tessuto sociale della Palestina.
video autoincriminanti
I soldati israeliani hanno pubblicato filmati in cui si vantano dell’uccisione di famiglie, madri, bambini, del bombardamento di case, moschee e scuole; video autoincriminanti li mostrano mentre si prendono gioco e umiliano sadicamente le loro vittime palestinesi, non solo violandone l’integrità fisica e il diritto alla vita, ma anche la loro dignità, i beni più intimi e gli spazi in cui i soldati sono entrati a saccheggiare, profanando anche cimiteri e luoghi di culto.
Quando iniziò l’offensiva di terra, il numero delle vittime quotidiane sembrò diminuire, ma in realtà il livello di atrocità aumentò. Sparizioni di massa e detenzioni arbitrarie, torture diffuse e sistematiche e trattamenti disumani si aggiungono all’esperienza di morte e perdita senza fine. Le persone disperate dovevano cercare tra le macerie a mani nude; molti non sono stati in grado di seppellire e piangere i propri cari.
incitamento esplicito e pubblico a commettere genocidio
Questi atti di genocidio sono stati motivati da un veemente discorso anti-palestinese, che caratterizza l’intero popolo palestinese di Gaza come nemici da sradicare o rimuovere con la forza. Questa retorica è stata pervasiva in tutti i segmenti della società israeliana. Il fatto che alti funzionari israeliani, con autorità di comando, abbiano regolarmente invitato i soldati ad annichilire la popolazione di Gaza è una prova convincente di un incitamento esplicito e pubblico a commettere un genocidio. Le prove indicano inoltre che questo incitamento al genocidio è stato interiorizzato e messo in atto dai soldati sul campo.
distorte le regole del diritto umanitario
Una delle mie conclusioni chiave è che la leadership esecutiva e militare, e i soldati israeliani hanno intenzionalmente distorto le regole del diritto umanitario internazionale – distinzione, proporzionalità e precauzione – nel tentativo di legittimare la violenza genocida contro il popolo palestinese. Estendendo deliberatamente le definizioni di «scudo umano», «ordini di evacuazione», «avvertimenti», «zone sicure», «danni collaterali» e «protezione medica», Israele ha utilizzato la loro funzione protettiva come camuffamento umanitario con l’effetto di nascondere modelli di condotta da cui si può ragionevolmente trarre un’unica deduzione – politica statale di violenza genocida contro i palestinesi.
Offuscando la distinzione tra civili protetti o infrastrutture civili e combattenti o obiettivi militari legittimi, Israele ha effettivamente caratterizzato l’intera popolazione civile di Gaza come «scudi umani» o «complici dei terroristi» per una questione di politica legale.
Coloro che sono riusciti a evacuare in aree che Israele aveva definito zone umanitarie sicure hanno subito ulteriori attacchi, la loro morte e il loro ferimento sono stati giustificati come danni collaterali. Facendo ripetute affermazioni, che sono state sistematicamente screditate, secondo cui Hamas avrebbe utilizzato gli ospedali come centri operativi, Israele sembra agire sulla premessa che se dici una bugia abbastanza a lungo la gente ci crederà.
Israele ha utilizzato la mascheratura del diritto umanitario per caratterizzare l’intero popolo palestinese e le infrastrutture di sostegno e salvataggio di Gaza come attaccabili, uccidibili e distruttibili. Israele ha tentato di legittimare, ad esempio, la devastazione delle infrastrutture mediche di Gaza, che ha portato potenzialmente a migliaia di ulteriori morti, feriti e traumi che cambiano la vita. Il DIU (diritto internazionale umanitario) è stato quindi distorto per giustificare una guerra di annientamento.
raggiunta la soglia del crimine di genocidio
Alla luce di ciò, ritengo che ci siano ragionevoli motivi per ritenere che sia stata raggiunta la soglia che indica la commissione del crimine di genocidio contro i palestinesi come gruppo a Gaza. Nello specifico, Israele ha commesso tre atti di genocidio con l’intento richiesto:
– causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo;
– infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita atte a provocarne la distruzione fisica totale o parziale;
– e imporre misure volte a impedire le nascite all’interno del gruppo.
Il genocidio di Gaza è la fase più estrema di un lungo processo coloniale di cancellazione dei nativi palestinesi. Per oltre 76 anni questo processo ha oppresso i palestinesi come popolo in ogni modo immaginabile, schiacciando il loro diritto inalienabile all’autodeterminazione dal punto di vista demografico, economico, territoriale, culturale e politico. Israele ha tentato di spostarli, espropriare la loro terra e altre risorse e, infine, sostituirli.
amnesia coloniale dell’Occidente
L’amnesia coloniale dell’Occidente ha condonato il progetto coloniale di Israele, dalla storia violenta della nascita stessa dello Stato di Israele alla sua occupazione oppressiva dal 1967, alla paralizzante chiusura di Gaza dal 1993, e ai suoi attacchi militari su Gaza dal 2007. Il mondo ora vede il frutto amaro dell’impunità concessa a Israele. Questa era una tragedia preannunciata.
Mentre la Corte Internazionale di Giustizia dovrà deliberare, la Corte Penale Internazionale dovrà indagare. È mia responsabilità ricordarvi che la Convenzione sul genocidio comprende una norma di jus cogens e l’obbligo erga omnes di prevenire la commissione del genocidio, una realtà che la Corte Internazionale di Giustizia ha riconosciuto come plausibile esattamente due mesi fa.
in quest’ora più buia
Quello era il momento per gli Stati di agire, ma poiché non lo hanno fatto, è ora adesso. In quest’ora più buia, la comunità internazionale non può continuare a ignorare che il progetto di Israele è sgombrare la Palestina dai palestinesi in violazione del diritto internazionale, e l’incapacità del mondo è di chiedere conto a Israele, che ha portato al genocidio messo a nudo a Gaza.
La negazione della realtà e la continuazione dell’impunità e dell’eccezionalismo di Israele non sono più praticabili, soprattutto alla luce della risoluzione vincolante del Consiglio di Sicurezza di ieri. Imploro gli Stati membri di rispettare i loro obblighi, che iniziano con l’imposizione di un embargo sulle armi e di sanzioni a Israele, garantendo così che il futuro non continui a ripetersi.
Grazie.
Aggiornamento 5 aprile 2024
Un avvocato palestinese denuncia il governo italiano, in Italia.
Un giudice a Roma è chiamato a decidere se il governo italiano debba smettere di fornire armamenti a Israele e ricominciare a finanziare l’Unrwa perché il “sostegno diretto e indiretto” all’invasione della Striscia di Gaza ha “comportato gravi violazioni dei diritti umani”.
L’operazione israeliana ha “assunto l’inequivocabile qualità e caratteristica di operazione offensiva con finalità di deportazione della popolazione e dei beni palestinesi a Gaza” e l’Italia contribuisce con i suoi comportamenti al fatto che prosegua.
Ma esiste “l’obbligo degli Stati di verificare che altri non stiano commettendo atti di genocidio o di violazione del diritto internazionale umanitario”.
La posizione italiana non è mutata neanche sui finanziamenti all’Unrwa, anche dopo che l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri Josep Borrell ha detto che Israele “usa la fame come arma di guerra” e nonostante diversi Paesi – Svezia, Finlandia, Canada – e la stessa Commissione Ue abbiano ripreso a fornire i loro contributi.
Articolo completo su ilfattoquotidiano.it (apre in nuova scheda)
Servizio iniziato il 12 gennaio 2024,
ultimo aggiornamento: