VALSUSA E MAURIENNE UNITE PER PRESERVARE L'ACQUA E LA VITA

Maurienne e Valsusa NON saranno il prossimo Mugello!

Nel 2000, disseccato. Nel 2012, crimine prescritto. Nel 2022, non deve ripetersi. Vedi il filmato di Vivre et Agir en Maurienne.

Un poco di memoria aiuta la guida alpina a dire: “Torniamo indietro, non ripetiamo i disastri”. Da “TAV chi Sì” (trancemedia.eu 2015).

Sommaire en français: En 2000, la zone de montagne  du Mugello (Apennins toscano-émiliens) fut la “répétition générale” du drame qui se prépare aujourd’hui entre Valsusa et Maurienne.

Cavet (Fiat) jouait le rôle qui appartient aujourd’hui à Telt ; la ligne en construction était le TAV Bologne-Florence. Les travaux du tunnel furent d’abord bloqués, puis autorisés en raison de l’importance stratégique du projet, soutenue par le promoteur.

La zone de montagne a été desséchée au point que l’eau – qui descendait du Mugello vers la plaine – est désormais pompée d’en bas vers le haut.

Disparus, ou presque, 81 ruisseaux, 37 sources, 30 puits, 5 aqueducs : un total de 100 kilomètres de cours d’eau. Dans la zone de Paterno, le fleuve Carza, le torrent Carzola, le Fosso Cerretana, la source Sala, les sources Case Carzola di sopra, deux puits dans la localité Casaccia et d’autres dans la zone de Paterno-Le Panche se sont asséchés ; l’aqueduc privé Ceppeto-Starniano, qui couvrait les besoins de 135 familles, s’est épuisé.
En 2012, le crime fut l’objet de prescription pénale. Aucun des dirigeants de Cavet ne renonça à la prescription (ce qui aurait permis de démontrer leur innocence); pareil pour les administrateurs publiques.
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Anno: 2000

Fonte: La Repubblica

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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/03/16/bloccata-alta-velocita.html

Mugello: luce rossa a CAVET (FIAT) per i primi allarmi alla falda acquifera

Il pericolo che 2500 abitanti, del territorio tra Luco e Grezzano del Mugello, finissero a dover soffrire la sete ha convinto l’ Osservatorio ambientale dell’alta velocità a sospendere il 15 marzo 2000 i cantieri del CAVET, il consorzio di imprese incaricato da TAV per conto delle Ferrovie dello Stato ad effettuare i lavori della tratta AV Firenze-Bologna . Sono stati fermati i lavori alla galleria Firenzuola a Marzano a due passi da Borgo San Lorenzo, 400 metri di profondità sotto terra, 800 metri di distanza dalla sorgente Casa d’Erci che approvvigiona Luco e Grezzano. Il timore è che gli scavi vadano a interferire irrimediabilmente con la sorgente, rischiando di seccarla per sempre. Se il rischio si confermerà reale, l’intera galleria andrà riprogettata. Secondo l’assessore ai trasporti regionale Tito Barbini: “La Regione è decisa a fermare qualsiasi cantiere che non assicuri prima di tutto acqua ai cittadini del Mugello nella stessa qualità e quantità che hanno ora”. L’ordine di sospendere i lavori è arrivato a Borgo San Lorenzo da parte dell’Osservatorio che è l’organismo preposto al monitoraggio ambientale dell’alta velocità, si basa sui dati tecnici forniti dall’Arpat (l’agenzia regionale per l’ambiente) ed è composto da rappresentanti dei ministeri per l’ambiente e i trasporti, le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, Tav e Ferrovie. Le sue decisioni, se prese all’unanimità, come in questo caso, hanno valore vincolante. “Ma nel pomeriggio il CAVET non si era ancora deciso a chiudere il cantiere – protesta il sindaco di Borgo San Lorenzo, Antonio Margheri – Così ho dovuto fare un’ordinanza per diffidare il consorzio ad avanzare i lavori. Non è la prima volta che l’alta velocità va a minacciare qualche nostra sorgente – dice – Ma negli altri casi si trattava di corsi d’acqua che dissetavano poche famiglie e ci siamo dati da fare per trovare la soluzione. Questa volta la questione è grave e diversa”. Il CAVET per ora tace, pare che ipotizzi la possibilità di fornire a Luco e Grezzano un nuovo acquedotto. “Accettabile solo se l’acqua fosse ottima e in quantità”, concordano sindaco, Barbini e membri dell’Osservatorio. Altrimenti non resta che rimettersi al lavoro con la consapevolezza che la galleria non può essere spostata ma, casomai, va rifatta in modo totalmente diverso.

 

Anno: 2000

Fonte: La Repubblica

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http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/05/26/alta-velocita-stop-ai-disastri.html?ref=search

Primi numeri dal Mugello: sorgenti dimezzate per la galleria che farà risparmiare 10 minuti tra Bologna e Firenze

Claudio Martini, presidente regionale, il 25 maggio 2000, in Mugello, ha annunciato che la Regione farà causa al CAVET. Chiederà un risarcimento, se saranno attribuite responsabilità per il danno subito dall’ambiente, e in particolare dalle falde acquifere, durante la costruzione della galleria di Firenzuola sulla tratta AV Firenze-Bologna. Il danno ha nomi e numeri precisi: la sorgente di Casa d’Erci 1 è stata completamente seccata, la sorgente 2 è scesa da 266 a 124 litri al minuto, e la sorgente di Frassineta è passata da 88 a 83 litri. Tutte alimentavano l’acquedotto che rifornisce le frazioni di Grezzano e Luco, che adesso va avanti grazie alle autobotti, che portano l’acqua da Borgo e da San Piero. Per gli stessi motivi Legambiente, Italia Nostra e i comitati di Luco e Grezzano, mercoledì hanno presentato un esposto alla magistratura. Prima di far ripartire i lavori nella galleria, sospesi nel tratto verso Bologna, la Regione vuole essere sicura che non si ripetano emergenze come quelle di Casa d’Erci. Secondo Marini “Se CAVET non presenta nuovi studi approfonditi non si scava. Chi realizza un’opera del genere deve dotarsi di tutti gli strumenti conoscitivi possibili. Evidentemente lo studio di impatto ambientale del ’95 non era sufficientemente adeguato per prevenire i fenomeni che si sono verificati”. Anche l’Arpat sostiene di aver fatto presente più volte al CAVET l’incompletezza dello studio: «Ma le misure di perfezionamento sono state tardive» secondo Piero Biancalani responsabile del controllo infrastrutture per l’Arpat.
DA La Repubblica sez. Firenze 26 maggio 2000

 

Anno: 2001

Fonte: La Stampa

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http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,13/articleid,0393_01_2001_0172_0015_3530752/

Trenta dirigenti del Consorzio CAVET (Fiat) accusati di danni ambientali e truffa nel Mugello. Il commento de La Stampa: “Un tratto strategico”

La magistratura di Firenze ipotizza una serie di reati ambientali, e non solo, riguardo ai lavori nei cantieri che, nel Mugello a nordest di Firenze, realizzano un tunnel di 79 chilometri per far passare i treni sotto l’Appennino. I nomi di una trentina fra dirigenti di CAVET, il consorzio di imprese che gestisce i lavori e titolari di ditte appaltatrici sono stati iscritti nel registro degli indagati. Le ipotesi di reato vanno dallo smaltimento non autorizzato di rifiuti all’inquinamento ambientale, dai danni alle falde acquifere alla truffa. La relazione preparata in due anni di indagini dal sostituto procuratore della Repubblica Giulio Moferini conta 400 pagine, il gip Dania Mori non ha quindi avuto esitazioni nel firmare le ordinanze di sequestro del cantiere TI 1 che si occupa dello scavo della galleria Marzano, di otto discariche, sette cave e alcuni depositi. Il sequestro era urgente dato il pericolo di inquinamento e contaminazione delle falde acquifere. Le accuse: smaltimento non autorizzato di rifiuti e danneggiamento delle falde acquifere. Negli ultimi due anni esposti e denunce da parte di associazioni ambientaliste, ma anche di singoli cittadini, si sono susseguite a ritmo incalzante. Nella galleria Marzano il problema è idrogeologico: lo scavo ha tagliato la falda, 80 litri di acqua al secondo hanno creato un torrente interno che stava già  creando problemi al cantiere e seccato pozzi in superficie. Inoltre le cave «apri e chiudi», usate per attingere materiale inerte e riempite con lo «smarino» proveniente dagli scavi, possono provocare inquinamento del terreno. Sotto accusa alcune tecniche utilizzate durante i lavori e l’uso di oli minerali con cui vengono lavati i macchinari che sparano il cemento sulla volta delle gallerie. Questa miscela di acqua, olio e cemento viene in parte riutilizzata per completare l’ovale della galleria e in parte trasportata nelle discariche messe sotto sequestro. Secondo il magistrato si tratta di rifiuti non inerti ad alto tasso di acidità. Inoltre, non averli considerati in questo modo avrebbe permesso al CAVET di non pagare la tassa di 4 lire al chilo imposta dalla Regione Toscana a quel tipo di rifiuti, con un risparmio di svariati miliardi. Da qui l’ipotesi di truffa. Secondo gli amministratori toscani e La Stampa, la linea ad Alta capacità Bologna-Firenze è comunque un tratto strategico, è concepita come uno dei tratti più importanti di tutto il nuovo sistema ferroviario europeo ed è ritenuta indispensabile non solo per completare la “T” delle linee italiane ad alta capacità  (la direttrice Torino-Milano-Venezia e la Milano-Roma-Napoli), ma anche per razionalizzare i difficili collegamenti Bologna-Firenze. Consentirà  inoltre di dare nuovi sviluppi anche al trasporto merci.

 

Anno: 2001

Fonte: La Stampa

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http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,12/articleid,0394_01_2001_0174_0012_3533592/

Per il ministro Lunardi l’inchiesta fiorentina è “una sfida al Governo”. La Stampa lo definisce titolare della società Rocksoil che ha fornito consulenza idrogeologica per il Mugello

L’inchiesta sui lavori per l’Alta Velocità nelle gallerie dell’Appennino prosegue con il sequestro di una discarica e nuovi indagati. Il 25 Giugno 2001, i carabinieri del Noe hanno messo sotto sequestro una grande discarica nel comune di Monte San Savino, in provincia di Arezzo, e il sostituto procuratore della repubblica Monferini ha iscritto nel registro degli indagati sia alcuni responsabili del CAVET, il consorzio che coordina i lavori di scavo, sia i responsabili della discarica, portando così a 43 le persone sotto inchiesta. La discarica si trova in un’area destinata a verde, accanto ad una fornace chiusa per fallimento: qui negli ultimi due anni sarebbero state stoccate 25 mila tonnellate di materiale proveniente degli scavi nelle gallerie dell’Alta velocità  del versante toscano (il carico di circa 900 tir). I carabinieri del Noe avrebbero rilevato sia fanghi di depurazione delle acque filtrate durante i lavori, sia residui dei processi di cementificazione dell’ovale delle gallerie, con una percentuale di idrocarburi di mille milligrammi per chilo contro un tetto massimo consentito di 50. Mentre i carabinieri formalizzavano il nuovo sequestro, i legali del CAVET polemizzavano con i provvedimenti presi dalla magistratura. Secondo il procuratore capo di Firenze Guttadauro è possibile riprendere a breve i lavori, purché le aziende interessate si impegnino a rispettare quelle prescrizioni che i tecnici della procura suggeriscono per evitare che l’attività  possa provocare ulteriori conseguenze ambientali”. Guttadauro ha risposto anche all’affermazione del ministro Lunardi, che risulta fra i progettisti dell’Alta Velocità ed è titolare della società «Rocksoil» che fornisce consulenza ingegneristica e idrogeologica, secondo il quale l’azione della magistratura è “una sfida al governo”: “Quando, nel dicembre scorso, abbiamo presentato al Gip le richieste di sequestro – ha ribattuto il procuratore di Firenze – non sapevamo certo chi avrebbe vinto le elezioni né che Lunardi sarebbe diventato ministro per le infrastrutture”.

 

Anno: 1996 -2009

Fonte: Ivan Cicconi, La Repubblica, RFI

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http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/ambiente/tav-torrenti/tav-torrenti/tav-torrenti.html

Tratta Bologna-Firenze, impatto sull’ecosistema

La ferrovia ad alta velocità Bologna-Firenze è una linea di proprietà statale dotata degli standard ferroviari dell’alta velocità. È lunga 78,5 km e si svolge, per 73,3 km, in galleria. Il tempo di percorrenza a regime è di 37 minuti, con un risparmio di 22 minuti sui tempi della linea storica. I lavori di scavo sotto l’Appennino hanno comportato modifiche all’ecosistema locale, provocando danni ambientali in particolare ai torrenti nell’area del Mugello dove il sistema idrico è stato fortemente impattato e le falde sono precipitate di centinaia di metri. Le tre gallerie principali (Vaglia, Fiorenzuola e Raticosa) hanno svuotato la montagna e la loro azione drenante ha fatto scomparire sorgenti, pozzi e torrenti.

Nonostante i continui danni ambientali, il lavoro dei cantieri non si arresta (dalla requisitoria del PM dr. Tei – udienza del 03/04/2008, sono elencati solo i fatti principali):

– primavera 1997 impatto a carico della sorgente Ca’ di Sotto;

– estate 1998, impatto sulla sorgente Castelvecchio, che alimentava l’acquedotto

– aprile 1999, la sorgente Marzano è la prima ad essere impattata nella zona; si manifesta una venuta di acqua e sabbia, con portata stimata di circa 50 lt/sec;

– agosto 2000, il torrente Veccione presenta i primi segnali di diminuzione di portata;

– maggio-giugno 2001, esaurimento completo della sorgente Frassineta;

– estate 2001, esaurimento delle sorgenti “I Guazzini” e “Alicelle-Largignana”;

– giugno 2002, ulteriore grave intercettazione che incrementa la portata in galleria da 130 litri/secondo del maggio a 390 litri/secondo in agosto;

– maggio 2003, la sorgente sulfurea in località “Madonna dei Tre Fiumi” risulta esaurita.

Sono spariti, o quasi, 81 torrenti, 37 sorgenti, 30 pozzi, 5 acquedotti: in tutto 100 chilometri di corsi d’acqua. Nella zona di Paterno si seccano il Fiume Carza, il torrente Carzola, il Fosso Cerretana, la sorgente Sala, le sorgenti di Case Carzola di sopra, due pozzi in località Casaccia, e altri ubicati in zona Paterno-Le Panche; si esaurisce l’acquedotto privato di Ceppeto-Starniano che copriva i bisogni di 135 famiglie.

Secondo i dati forniti dal Consorzio CAVET per agosto 2005 (periodo asciutto), si giunge a stabilire che il deflusso complessivo in uscita dalle gallerie – sottratto da queste al sistema idrico naturale – è di 25.230 litri/minuto. In totale, il volume di acqua fuoriuscito dalle gallerie fino al novembre 2005 ha raggiunto i 115 milioni di metri cubi. La fascia di influenza è stata maggiore di quella prevista nel progetto (1 Km per lato).

Secondo le osservazioni effettuate dall’OAL (Osservatorio Ambientale Locale), l’area soggetta all’emorragia si estende dal corso del Levisone (a occidente) e quello dell’Ensa (a oriente) ed è possibile che l’impatto andrà ad interessare un’area di oltre 50 kmq.

Sono documentati danni sia alla flora sia alla fauna, cagionati dal modificato regime idrico dei terreni e dei corsi d’acqua; questi, in parte significativa, erano dotati di un elevatissimo indice di qualità biotica e posti in aree particolarmente pregiate, proposte all’Unione Europea dalla Regione Toscana quali Siti di Importanza Comunitaria. Le acque di questi fiumi o torrenti sono precipitate dalla classe di qualità I alla classe di qualità IV degli indici IBE (Indice Biologico Esteso); in qualche caso si è giunti alla morte biologica.

 

Anno: 2012
Fonte: Repubblica del 2/06/2012 – Cronaca di Firenze
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http://firenze.repubblica.it/cronaca/2012/06/02/news/tav_la_prescrizione_salva_le_giunte_regionali_idra_i_danni_ci_sono_stati-36412567/?ref=search

Danni TAV nel Mugello: le giunte regionali salvate dalla prescrizione. La Corte dei Conti chiude il giudizio su Chiti, Martini e altri 21

Non dovranno sborsare un euro, le 23 persone (in gran parte componenti delle giunte regionali toscane tra il 1990 e il 2000) finite a giudizio davanti alla Corte dei Conti per i danni ambientali in Mugello provocati dai lavori dell’Alta Velocità che si sono protratti per un decennio. Lo ha stabilito la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Toscana, che ha depositato e pubblicato una sentenza di assoluzione per intervenuta prescrizione dell’azione di risarcimento per danno erariale. Le contestazioni riguardavano il disseccamento e l’impoverimento dei corsi d’acqua, delle sorgenti, di pozzi e acquedotti. Un’autentica calamità che per anni si è abbattuta sul Mugello, ha impoverito le risorse ambientali e colpito molti abitanti della zona, e per la quale erano chiamati a rispondere tra gli altri anche gli ex presidenti della giunta regionale Vannino Chiti e Claudio Martini, che all’epoca dei fatti rivestiva la carica di assessore. Anche loro, come gli altri, sono usciti assolti dal procedimento contabile.

L’ultimo sviluppo della vicenda giudiziaria sulla tratta Firenze-Bologna arriva a un anno di distanza da un’altra sentenza che aveva fatto parlare di colpo di spugna. Il 27 giugno 2011 la corte di appello di Firenze aveva infatti scagionato 39 persone, alcune delle quali proprio per intervenuta prescrizione. Tra queste, i vertici del consorzio CAVET che aveva avuto in appalto i lavori.

Gli accertamenti della magistratura contabile risalgono invece al 2009, quando era stato recapitato un invito a dedurre a Vannino Chiti e a circa 50 tra dirigenti, amministratori regionali e del ministero dell’ambiente. Il danno erariale era stato quantificato in fase istruttoria a circa 741 milioni di euro, con oltre 50 imputati. Successivi accertamenti hanno poi rivisto al ribasso sia la cifra oggetto di risarcimento (con una stima finale di 13,5 milioni di euro) che il numero di persone chiamate a giudizio, scese in tutto a 23.

Tra le contestazioni formulate dalla procura della Corte dei Conti della Toscana, il prosciugamento di più di 150 miliardi di litri d’acqua e il conseguente abbassamento della varie falde idriche. In tutto, è stato accertato l’essiccamento di 70 sorgenti, 38 pozzi, 20 tra fiumi e torrenti e 5 acquedotti. Ciò nonostante, i giudici della Corte hanno stabilito che il fatto dannoso avrebbe avuto carattere di «illecito istantaneo con effetti dannosi permanenti», facendo in questo modo scattare i termini della prescrizione a 5 anni dall’avvio del giudizio di responsabilità. La procura aveva invece ravvisato un «illecito dannoso permanente», che avrebbe spostato in avanti la scadenza per l’azione di risarcimento. Sulla sentenza, in attesa delle motivazioni, il procuratore regionale si riserva ora di ricorrere in appello alle sezioni centrali.

MAI PIÙ!

 

16 Settembre 2022

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